• Konrad
  • Giovedì 18 dicembre 2025

Il Consiglio Europeo sta andando per le lunghe

È uno dei più importanti della storia recente: si sta parlando di fondi per l’Ucraina e dell'accordo commerciale con il Mercosur

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente del Consiglio Europeo António Costa durante il Consiglio Europeo a Bruxelles, il 18 dicembre 2025
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente del Consiglio Europeo António Costa durante il Consiglio Europeo a Bruxelles, il 18 dicembre 2025 (EPA/STEPHANIE LECOCQ / POOL)
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I leader europei stanno partecipando a uno dei più importanti Consigli Europei della storia recente, a Bruxelles. La questione principale è trovare un compromesso su come continuare a sostenere economicamente l’Ucraina, mentre la guerra contro la Russia è in una fase particolarmente delicata. Hanno parlato anche di un accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Mercosur, il mercato comune sudamericano, di cui si discute da tempo. Contro l’accordo, intanto, a Bruxelles c’è stata una grossa manifestazione di protesta, a cui hanno partecipando agricoltori, allevatori e associazioni di settore.

I leader hanno promesso che il Consiglio Europeo continuerà finché non si troverà un accordo sui soldi all’Ucraina. La questione è particolarmente urgente, perché lo stato ucraino rischia di rimanere senza fondi già nei prossimi mesi, ma le divisioni tra i leader sono così grandi che la riunione potrebbe proseguire nei prossimi giorni. Alcuni sostengono, esagerando un po’, che sono pronti ad andare avanti fino a Natale.

Gli agricoltori sfilano con i trattori per le strade di Bruxelles durante la manifestazione di protesta, 18 dicembre 2025 (EPA/OLIVIER MATTHYS/ANSA)

La questione principale riguarda la possibilità di destinare all’Ucraina 210 miliardi di euro di asset finanziari russi detenuti in Europa. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che l’Ucraina ha bisogno di questi fondi, e che servono garanzie di sicurezza perché la guerra possa finire davvero. L’idea è cominciare con un prestito da 90 miliardi di euro: per farlo la Commissione Europea ha creato un meccanismo apposito, con cui ha definito l’utilizzo di questi beni un “prestito di riparazione” che l’Ucraina dovrà ripagare solo quando la Russia accetterà di risarcirla per i danni provocati dall’invasione (quindi mai).

Usare i beni russi consentirebbe all’Europa di sostenere la resistenza ucraina senza mettere risorse proprie, ma espone i paesi membri (in particolare il Belgio, che tramite una sua società detiene 185 dei 210 miliardi) a possibili ritorsioni legali da parte della Russia, che ha già fatto causa per riavere i propri soldi. Per questo il Belgio si oppone da mesi all’utilizzo dei beni e chiede garanzie molto forti sul fatto che, se sarà costretto a ripagare la Russia, il danno economico sarà condiviso tra tutti i paesi dell’Unione. Giovedì il primo ministro del Belgio, Bart De Wever, ha detto che non considera sufficienti le garanzie ipotizzate finora.

Giorgia Meloni con il primo ministro lussemburghese Luc Frieden, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro irlandese Micheal Martin durante il Consiglio Europeo a Bruxelles, il 18 dicembre 2025 (ANSA/EPA/OLIVIER HOSLET)

Negli ultimi giorni si sono detti contrari anche altri paesi, tra cui Malta, la Bulgaria, la Cechia e l’Italia. Ci si aspetta che siano contrarie anche l’Ungheria e la Slovacchia, i due paesi europei più vicini alla Russia. Sono invece favorevoli all’uso dei fondi gli altri paesi dell’est Europa (perché sentono maggiormente la minaccia della Russia) e la Germania con i paesi del nord Europa (perché tra le altre cose sono contrari all’alternativa, cioè l’emissione di debito comune europeo).

In teoria la decisione sull’uso dei beni russi potrebbe essere presa a maggioranza qualificata, per cui sarebbe sufficiente il voto di 15 paesi su 27, cosa che consentirebbe di scavalcare le obiezioni del Belgio e dei contrari. Ma convincere almeno il Belgio è essenziale: il suo governo ha detto che senza il suo assenso esplicito i fondi russi non saranno sbloccati. Come detto, se non sarà possibile trovare un accordo sugli asset finanziari russi l’alternativa per i paesi europei è emettere debito comune, quindi indebitarsi per sostenere l’Ucraina.

Le decisioni sull’emissione di debito devono essere prese all’unanimità, ma l’Ungheria e la Slovacchia hanno già fatto sapere di essere contrarie. Per cercare di trovare un compromesso, la Commissione ha proposto un piano per cui Ungheria e Slovacchia dovrebbero votare a favore dell’emissione del debito ma poi sarebbero esentate dal partecipare economicamente all’operazione. In pratica tutti e 27 i paesi membri autorizzerebbero il debito, ma poi soltanto 25 si indebiterebbero per davvero, lasciando fuori i due paesi scettici.

Il primo ministro belga Bart De Wever con altri leader durante il Consiglio Europeo di ottobre 2025

Il primo ministro belga Bart De Wever con altri leader durante il Consiglio Europeo di ottobre 2025 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

L’accordo con il Mercosur non era nel programma ufficiale, ma arrivando alla riunione i leader ne hanno parlato. Porterebbe alla formazione di un grande spazio di libero scambio con i paesi del Sudmerica che ne fanno parte (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia), ma è osteggiato da vari paesi, tra cui la Francia e l’Italia, che temono possa danneggiare i loro settori agricoli. Giovedì il presidente francese Emmanuel Macron ha sostenuto che i «conti non tornano», dicendo che non lo approverà.

L’accordo è stato firmato un anno fa, ma perché entri in vigore è necessario il voto favorevole del Consiglio. Francia e Italia vorrebbero rimandare il voto, ma la Danimarca, che è il presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, vorrebbe ottenere l’assenso dei leader prima del viaggio della presidente della Commissione Ursula von der Leyen in Brasile, previsto il prossimo 20 dicembre. Mercoledì il presidente brasiliano Lula ha espresso frustrazione, minacciando di ritirare il suo paese dall’accordo se la sua ratifica saltasse o venisse rimandata. In serata Ursula von der Leyen ha annunciato il rinvio a gennaio della firma. Lula avrebbe accettato la richiesta della presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni di posticipare la firma, per darle il tempo di rassicurare gli agricoltori italiani sul fatto che non saranno danneggiati dalla concorrenza.

Gli agricoltori e allevatori europei contrari all’accordo, così come le loro associazioni di settore, sostengono che causerebbe una concorrenza sleale nei loro confronti, perché i prodotti importati dal Sudamerica costerebbero meno, e permetterebbe l’entrata di alimenti prodotti con standard inferiori a quelli richiesti a loro dall’Unione Europea.

– Leggi anche: La società belga al centro della questione dei beni russi congelati

In serata il Consiglio europeo ha adottato il testo delle conclusioni su varie questioni: Medio Oriente e difesa e sicurezza europee, tra le altre. Il Consiglio ha accolto con favore l’adozione della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite relativa all’istituzione di un consiglio di pace e di una forza internazionale di stabilizzazione temporanea, come indicato nel piano per porre fine al conflitto a Gaza. Ha ribadito l’impegno dell’UE a favore del diritto internazionale e di una pace basata sulla soluzione dei due Stati, e ha sottolineato la necessità di assicurare una consegna rapida, sicura e senza ostacoli degli aiuti umanitari in tutta Gaza, anche attraverso il corridoio marittimo di Cipro per integrare le rotte terrestri. Infine ha condannato l’aumento della violenza dei coloni contro i civili palestinesi.

Per quanto riguarda difesa e sicurezza il Consiglio ha condannato tutti i recenti attacchi informatici contro l’Unione europea e i suoi stati membri e ha accolto favorevolmente l’adozione del regolamento relativo all’incentivazione di investimenti nel settore della difesa nell’ambito del bilancio dell’UE.