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  • Giovedì 18 dicembre 2025

È iniziato il Consiglio Europeo sui soldi all’Ucraina

Uno dei più importanti degli ultimi tempi: i leader devono decidere se usare i beni russi congelati, ma potrebbe andare per le lunghe

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (al centro) con il presidente del Consiglio Europeo António Costa (a sinistra) e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, a Bruxelles a marzo
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (al centro) con il presidente del Consiglio Europeo António Costa (a sinistra) e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, a Bruxelles a marzo (AP Photo/Omar Havana, File)
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I leader europei sono arrivati giovedì a Bruxelles per partecipare a uno dei più importanti Consigli Europei della storia recente: dovranno trovare un compromesso su come continuare a sostenere economicamente l’Ucraina, mentre la guerra contro la Russia è in una fase particolarmente delicata. Per l’Unione Europea è anche un’occasione di dimostrare la propria rilevanza internazionale, dopo essere stata a lungo esclusa dai negoziati sulla fine della guerra: «Questo è il momento dell’indipendenza europea», ha detto mercoledì la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

I leader hanno promesso che il Consiglio Europeo continuerà finché non sarà stato trovato un accordo sui soldi all’Ucraina. La questione è particolarmente urgente, perché lo stato ucraino rischia di rimanere senza fondi già nei prossimi mesi. Ma le divisioni tra i leader sono così grandi che la riunione potrebbe proseguire nei prossimi giorni. Alcuni sostengono, esagerando un po’, che sono pronti ad andare avanti fino a Natale.

La questione principale riguarda la possibilità di usare 210 miliardi di euro di asset finanziari russi detenuti in Europa per pagare lo sforzo militare e il mantenimento dello stato ucraino, inizialmente con un prestito da 90 miliardi di euro. Per farlo la Commissione Europea ha creato un meccanismo apposito, con cui ha definito l’utilizzo di questi beni un “prestito di riparazione” che l’Ucraina dovrà ripagare solo quando la Russia accetterà di risarcirla per i danni provocati dall’invasione (quindi mai).

Usare i beni russi consentirebbe all’Europa di sostenere la resistenza ucraina senza mettere risorse proprie, ma espone i paesi membri (in particolare il Belgio, che tramite una sua società detiene 185 dei 210 miliardi) a possibili ritorsioni legali da parte della Russia, che ha già fatto causa per riavere i propri soldi. Per questo il Belgio si oppone da mesi all’utilizzo dei beni e chiede garanzie molto forti sul fatto che, se sarà costretto a ripagare la Russia, il danno economico sarà condiviso tra tutti.

– Leggi anche: La società belga al centro della questione dei beni russi congelati

Negli ultimi giorni anche altri paesi si sono uniti al gruppo dei contrari: tra questi Malta, la Bulgaria, la Chechia e anche l’Italia. Ci si aspetta che siano contrarie anche l’Ungheria e la Slovacchia, i due paesi europei più vicini alla Russia. Sono invece favorevoli all’uso dei fondi gli altri paesi dell’est Europa (perché sentono maggiormente la minaccia della Russia) e la Germania con i paesi del nord Europa (perché tra le altre cose sono contrari all’alternativa, cioè l’emissione di debito comune europeo).

In teoria la decisione sull’uso dei beni russi potrebbe essere presa a maggioranza qualificata, per cui sarebbe sufficiente il voto di 15 paesi su 27, cosa che consentirebbe di scavalcare le obiezioni del Belgio e dei contrari. Ma convincere almeno il Belgio è essenziale: il suo governo ha detto che senza il suo assenso esplicito i fondi russi non saranno sbloccati.

Come detto, se non sarà possibile trovare un accordo sugli asset finanziari russi, l’alternativa per i paesi europei è emettere debito comune, quindi indebitarsi per sostenere l’Ucraina.

Le decisioni sull’emissione di debito devono essere prese all’unanimità, ma l’Ungheria e la Slovacchia hanno già fatto sapere di essere contrarie. «Non lasceremo che le nostre famiglie paghino il conto per la guerra in Ucraina», ha scritto mercoledì sui social il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Per cercare di trovare un compromesso, la Commissione ha proposto un piano per cui Ungheria e Slovacchia dovrebbero votare a favore dell’emissione del debito ma poi sarebbero esentate dal partecipare economicamente all’operazione. In pratica tutti e 27 i paesi membri autorizzerebbero il debito, ma poi soltanto 25 si indebiterebbero per davvero, lasciando fuori i due paesi scettici.

Il primo ministro belga Bart De Wever con altri leader durante il Consiglio Europeo di ottobre 2025

Il primo ministro belga Bart De Wever con altri leader durante il Consiglio Europeo di ottobre 2025 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

Oltre che dei soldi all’Ucraina, il programma del Consiglio prevede discussioni sull’allargamento a est dell’Unione Europea, ossia sulla possibilità che entrino a far parte dell’Unione altri paesi, principalmente dei Balcani (il Montenegro per esempio spera di diventare paese membro nel 2028). Si discuterà anche della «situazione geoeconomica» e dell’«autonomia strategica» dell’Europa, cioè di come l’economia europea potrà mantenere la propria autonomia e forza davanti alle posizioni sempre più ostili di Stati Uniti e Cina.

Una questione che non è nel programma, ma che con ogni probabilità sarà discussa dai leader riuniti, riguarda l’accordo commerciale con il Mercosur, il mercato comune sudamericano di cui sono membri Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia. L’accordo porterebbe alla formazione di un grande spazio di libero scambio con l’America Latina, ma è osteggiato da vari paesi, tra cui la Francia e l’Italia, che temono possa danneggiare i propri settori agricoli.

L’accordo è stato firmato un anno fa, ma per entrare in vigore è necessario il voto favorevole del Consiglio. Francia e Italia vorrebbero rimandare il voto, ma la Danimarca, che è il presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, vorrebbe ottenere l’assenso dei leader prima del viaggio di Ursula von der Leyen in Brasile, previsto il prossimo 20 dicembre.