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  • Martedì 16 dicembre 2025

L’indagine sulla gestione delle salme al policlinico di Palermo

Secondo la procura gli impiegati dell'obitorio si facevano pagare per operazioni ordinarie, come vestire i defunti o farli vedere ai familiari

Un fermo immagine tratto dalla documentazione della procura (ANSA/UFFICIO STAMPA)
Un fermo immagine tratto dalla documentazione della procura (ANSA/UFFICIO STAMPA)
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La procura di Palermo ha chiesto l’arresto di 15 persone per un presunto sistema criminale legato alla gestione delle salme all’obitorio del policlinico di Palermo: gli impiegati dell’obitorio avrebbero chiesto soldi alle imprese funebri per restituire le salme, permettere ai familiari di vederle, vestirle e accelerare le pratiche burocratiche. Tra gli indagati ci sono quattro dipendenti dell’ospedale e undici tra titolari e dipendenti di imprese funebri locali.

La richiesta degli arresti dovrà essere accolta o respinta dal giudice per le indagini preliminari dopo un interrogatorio. L’indagine è iniziata a gennaio. Le 15 persone indagate sono accusate a vario titolo di reati come associazione a delinquere e corruzione.

Secondo la procura gli impiegati dell’obitorio del policlinico avrebbero costruito un meccanismo rodato, con un tariffario che andava da 50 a diverse centinaia di euro a seconda della richiesta: secondo Repubblica, che cita i documenti dell’indagine, a una persona furono chiesti 200 euro per l’espianto di un pacemaker (il dispositivo elettronico che regola il ritmo cardiaco) prima della cremazione; a un uomo che aveva chiesto di vedere la salma della moglie nei sotterranei dell’ospedale, prima del suo trasporto in obitorio, furono chiesti 50 euro; in altri casi venivano chiesti soldi per vestire le salme, o per velocizzare le pratiche burocratiche sul loro rilascio.

Le regole e le pratiche relative alla gestione di una salma sono molte. Di base, però, per alcuni servizi bisogna pagare il comune (marche da bollo, permesso di trasporto) per altri si paga l’impresa funebre. In nessun caso è previsto che i dipendenti di un ospedale o della struttura in cui si trova la salma chiedano soldi per svolgere pratiche previste.

La documentazione dell’indagine della procura di Palermo contiene intercettazioni telefoniche in cui si sentono gli impiegati dell’obitorio parlare tra loro o con gli imprenditori funebri dei guadagni ricavati attraverso questa attività e di come funzionava; ci sono anche alcune registrazioni video, in una delle quali si vede il passaggio di denaro per la consegna di una salma. Secondo la procura di Palermo, da quando è iniziata l’indagine – poco meno di un anno – i casi di corruzione sarebbero stati quasi 50.

L’indagine è nata da una casuale intercettazione di una telefonata tra un’impresa funebre di Milano e una nota impresa palermitana il cui titolare è attualmente indagato: l’impresa milanese si stava coordinando con quella palermitana per il trasferimento in Lombardia della salma di una persona morta a Palermo, e al telefono l’imprenditore palermitano ha spiegato che tra le spese ce n’era una aggiuntiva, di 100 euro, per il pagamento di uno degli impiegati della camera mortuaria del policlinico: «Perché qua funziona così», avrebbe detto l’imprenditore.

A quel punto la procura di Palermo ha approfondito con altre intercettazioni, anche video, confermando i sospetti iniziali. La procura ha parlato di una «rete di anomali e patologici rapporti e relazioni che quotidianamente caratterizzavano l’attività degli operatori della camera mortuaria» e di impiegati che praticavano «il mercimonio della propria pubblica funzione».

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