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  • Lunedì 15 dicembre 2025

La società belga al centro della questione dei beni russi congelati

Cos'è questa Euroclear, che tra le altre cose detiene i 185 miliardi di beni con cui l'Unione Europea vorrebbe finanziare la resistenza ucraina

L'edificio in centro a Bruxelles dove ha sede Euroclear, 23 ottobre 2025 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
L'edificio in centro a Bruxelles dove ha sede Euroclear, 23 ottobre 2025 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
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Da qualche mese la questione dei finanziamenti europei alla resistenza ucraina ruota in buona parte intorno a una società belga sconosciuta alla maggior parte delle persone: Euroclear, che detiene 185 miliardi di euro di beni russi congelati all’inizio della guerra, per effetto delle sanzioni imposte nel 2022 dall’Unione Europea.

Euroclear era già molto nota nel settore finanziario europeo e internazionale. Alcuni ne parlano come di una sorta di “notaio” della finanza, altri come di un’infrastruttura essenziale del mercato finanziario. Sta dietro le più grosse transazioni a livello globale, garantendone la sicurezza: si occupa per esempio di registrare il cambio di proprietà di un titolo (come azioni, obbligazioni o titoli di stato), di spostare i soldi dai conti degli acquirenti a quelli dei venditori e di tutti i servizi di amministrazione che seguono la compravendita (per esempio, il pagamento di interessi e dividendi). I clienti di Euroclear non sono persone comuni, ma grossi operatori finanziari come banche, governi, fondi di investimento o istituzioni finanziarie internazionali.

Il sistema Euroclear nacque alla fine degli anni Sessanta, quando la progressiva internazionalizzazione dei mercati rese necessario sviluppare modalità sicure e condivise per le transazioni. All’epoca i titoli erano certificati di carta, e dopo ogni compravendita era necessario spedire fisicamente i documenti, controllarli e registrarli manualmente presso le istituzioni coinvolte. Era un processo lento e suscettibile di ritardi, errori e truffe: per questo la Morgan Guaranty Trust Company, la filiale belga della banca di investimento statunitense oggi nota come JP Morgan Chase, creò nel 1968 il sistema Euroclear, che permetteva tra le altre cose anche di scambiare denaro e titoli tramite un sistema elettronico immediato e sicuro. Dal 2000 Euroclear è diventata una società a sé, separata da JP Morgan Chase, e dal 2018 ha spostato la sede da Londra a Bruxelles a causa di Brexit.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, 15 dicembre 2025 (AP Photo/Maryam Majd)

Oggi Euroclear è la più grande società di questo genere insieme a Clearstream, che ha sede in Lussemburgo. Oltre a quella in Belgio, ha divisioni che operano localmente in Francia, Finlandia, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. Dichiara di gestire un patrimonio totale di circa 41mila miliardi di euro, quasi la metà del Prodotto interno lordo mondiale (stimato in 98mila miliardi di euro), e di compiere ogni anno transazioni per più di mille miliardi di dollari.

Date le sue dimensioni, è evidente quanto la tenuta di Euroclear sia importante per i mercati finanziari e anche per l’economia del Belgio, che è un paese relativamente piccolo in termini economici (ha un PIL di circa 600 miliardi di euro, nel 2024 quello italiano era di oltre 2mila miliardi). Il fondo sovrano belga detiene quasi il 10 per cento delle quote di Euroclear, mentre all’incirca un altro 9 per cento è di proprietà di un consorzio di società belga.

Contribuisce all’economia del paese anche dal punto di vista occupazionale, con 4.400 dipendenti solo in Belgio, e fiscale, dato che dai profitti di Euroclear il Belgio guadagna somme considerevoli in tasse. Secondo l’amministratrice delegata Valérie Urbain, un eventuale fallimento di Euroclear avrebbe un impatto negativo sull’attrattività dell’intero mercato europeo, con conseguenze sul mercato finanziario globale.

Il possibile fallimento a cui Urbain fa riferimento è un timore legato al piano dell’Unione Europea di usare i fondi russi, congelati per via delle sanzioni, per sostenere la resistenza ucraina, in difficoltà dopo il sostanziale azzeramento degli aiuti statunitensi. Senza i fondi europei l’Ucraina rischia di non riuscire più a finanziare le attività militari contro la Russia entro la metà dell’anno prossimo.

La Commissione Europea vorrebbe trasferire all’Ucraina i fondi detenuti in Euroclear sotto forma di “prestito”, che l’Ucraina dovrebbe restituire alla Russia solo se questa si impegnerà a finanziare la ricostruzione dopo la fine della guerra. Dal momento che questo scenario è altamente improbabile, di fatto il “prestito” è un espediente per confiscare alla Russia i beni congelati senza farlo in maniera esplicita, evitando possibili problemi legali per Euroclear e per il Belgio.

L’Alta rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea Kaja Kallas con i ministri degli Esteri di alcuni paesi membri durante la riunione del consiglio Affari esteri per parlare, tra le altre cose, anche dei fondi russi congelati, 15 dicembre 2025 (AP Photo/Virginia Mayo)

Il governo belga si è opposto fin dall’inizio al piano della Commissione, per il timore che la Russia potesse procedere per vie legali contro Euroclear o il governo belga, facendo ricadere i rischi dell’operazione sulle finanze del paese. Temeva anche che le sanzioni alla Russia potessero essere revocate, dato che fino a pochi giorni fa dovevano essere approvate ogni sei mesi con voto unanime dei 27 stati membri, e alcuni paesi vicini alla Russia stavano minacciando di votare contro. La revoca delle sanzioni obbligherebbe Euroclear a restituire i beni congelati, mettendola nei guai.

Per ovviare a questo problema la scorsa settimana la Commissione Europea ha approvato il congelamento a tempo indeterminato dei fondi russi: significa che le sanzioni rimarranno attive fino a quando l’Unione Europea non deciderà di annullarle con un altro voto. Ha inoltre proposto di utilizzare non solo i beni russi detenuti da Euroclear, ma anche quelli tenuti anche in Francia, Germania, Svezia e Cipro, in modo da condividere la responsabilità.

Un ulteriore problema di Euroclear rispetto a questa mossa riguarda la sicurezza dei propri clienti: consegnando i fondi russi all’Ucraina rischia di minare la loro fiducia, e quindi di perderne una parte e subire un danno economico. Lunedì Kirill Dimitriev, capo negoziatore russo e finanziere, ha sottolineato questo rischio per mettere pressione sul governo belga e influenzare i colloqui in corso in questi giorni nelle istituzioni europee. «Quale investitore razionale manterrebbe i propri investimenti in Euroclear, in euro o nell’UE, se i propri diritti di proprietà non sono rispettati e i suoi beni possono essere sottratti con qualsiasi pretesto?» ha scritto su X.

Nel frattempo si è concretizzato uno dei principali timori del Belgio: lunedì la Banca centrale russa ha fatto causa per danni a Euroclear presso un tribunale di Mosca, chiedendo un risarcimento dell’equivalente di circa 200 miliardi di euro. Ci si attende che il tribunale russo decida in favore della Banca centrale, ma le conseguenze di una sentenza sarebbero nulle dato che un tribunale russo non ha giurisdizione per imporre a Euroclear di riconsegnare i soldi. Come ha spiegato sul New York Times Alexandra Prokopenko, analista del Carnegie Russia Eurasia Center, un think tank con sede a Berlino, la denuncia russa serve più che altro ad aumentare la pressione sull’Unione Europea, creare«una documentazione formale delle rivendicazioni russe» e fare «da segnale politico prima di un eventuale contenzioso a livello internazionale».

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