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  • Giovedì 4 dicembre 2025

Questo articolo parla della nazionale femminile angolana di pallamano

Da quasi quarant'anni è la più forte tra le africane, anche per la vecchia influenza dei paesi del blocco sovietico

La nazionale angolana esulta dopo aver battuto la Spagna alle scorse Olimpiadi di Parigi 2024 (Christian Petersen/Getty Images)
La nazionale angolana esulta dopo aver battuto la Spagna alle scorse Olimpiadi di Parigi 2024 (Christian Petersen/Getty Images)
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Si stanno giocando in questi giorni, tra Germania e Paesi Bassi, i Mondiali femminili di pallamano. Tra le quattro nazionali africane qualificate l’Angola è l’unica ancora in corsa per qualificarsi per i quarti di finale: finora ha vinto 3 delle 4 partite giocate. Ha battuto Corea del Sud, Kazakistan e Repubblica Ceca, e ha perso solo contro la Norvegia, campione olimpica e vicecampione mondiale in carica. Venerdì e domenica dovrà vincere contro Svezia e Brasile per superare la seconda fase a gironi e andare ai quarti di finale.

Da quasi quarant’anni l’Angola ha la miglior nazionale africana femminile di pallamano: dei 19 campionati africani che si sono giocati tra il 1989 e il 2024 ne ha vinti 16, e le tre volte che non ha vinto è andata comunque sul podio.

Le squadre angolane Primeiro de Agosto e Petro Atlético si contendono quasi ogni anno la Champions League africana, il principale torneo continentale per club. È un dominio quasi incontrastato, in un continente in cui la pallamano è piuttosto diffusa sin dagli anni dell’indipendenza dell’Angola dal Portogallo, proclamata nel 1975.

Un gol segnato da Albertina Kassoma contro la Repubblica Ceca

Il quotidiano francese Le Monde ha raccontato che già negli anni Sessanta, quando era cominciata la lotta contro il dominio portoghese, ci fu una prima apertura allo sport femminile, fino a quel periodo praticamente proibito. Le ragazze cominciarono a giocare a pallamano, uno sport tutto sommato semplice da organizzare e praticare: si gioca in sette contro sette, su campi di dimensioni ridotte, e alla fine bastano due porte e una palla. La federazione angolana di pallamano nacque nel 1974, un anno prima dell’indipendenza dal Portogallo, ed è la più antica federazione sportiva del paese.

All’affermazione della pallamano ha contribuito in modo rilevante il fatto che l’Angola in quegli anni faceva parte del pezzo di mondo sotto l’influenza dell’Unione Sovietica: la guerra di indipendenza fu guidata dal Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA), un’organizzazione di ispirazione marxista-leninista appoggiata dall’URSS e da Cuba. Nei paesi come l’URSS e la DDR (la Germania Est) lo sport era un importante strumento di affermazione internazionale e propaganda interna, e la pallamano in particolare era uno degli sport di squadra più seguiti (la nazionale femminile dell’Unione Sovietica vinse tre Mondiali di fila tra il 1982 e il 1990).

Nel 1976 l’MPLA – che negli anni è diventato un partito di governo – creò un grande programma nazionale per rendere lo sport un’attività di massa, a partire dalle scuole, e la pallamano fu da subito uno degli sport più praticati, soprattutto a livello femminile.

Nacquero in quegli anni anche le principali squadre di club: oltre alle già citate Primeiro de Agosto e al Petro Atlético, anche il Clube Ferroviário de Luanda. E di conseguenza migliorò anche il livello della nazionale, che nel 1989 vinse il primo dei suoi molti campionati africani e che dal 1996 è una presenza fissa alle Olimpiadi.

«Il successo della pallamano angolana è frutto di un’operazione di appropriazione e reinterpretazione», ha detto a Le Monde il sociologo Pedro David Gomes: «Uno sport introdotto con il colonialismo europeo, e a esso associato, è stato trasformato in uno spazio per la mobilitazione dei giovani e il riconoscimento internazionale».

Un momento della partita tra Angola e Francia alle Olimpiadi di Sydney 2000 (Philippe Caron/Sygma via Getty Images)

Dal 1990 in poi l’Angola si è sempre qualificata ai Mondiali femminili di pallamano, dove il suo miglior risultato rimane il settimo posto del 2007. A livello mondiale la pallamano rimane uno sport dominato dalle nazionali europee: soprattutto Norvegia e Francia, due paesi dove la pallamano è ancora molto giocata e seguita. Le nazionali europee hanno vinto tutte le edizioni dei Mondiali femminili dal 1957 a oggi tranne due (nel 1995 vinse la Corea del Sud e nel 2013 il Brasile).

Delle 18 giocatrici convocate dall’Angola, 5 giocano in Europa. Tra loro c’è la capitana Albertina Kassoma, che gioca in Romania per il Rapid București; le altre 13 giocano per le due migliori squadre angolane (e africane, quindi). Dall’inizio del 2024 l’allenatore è lo spagnolo Carlos Viver, che ha allenato la nazionale spagnola tra il 2017 e il 2021.

I Mondiali femminili di pallamano (a cui l’Italia non si è qualificata) andranno avanti fino al 14 dicembre, quando a Rotterdam si giocherà la finale. Una nazionale africana non è mai arrivata sul podio, finora: sarà difficile che ci riesca l’Angola, perché già Svezia e Brasile sono due nazionali sulla carta più forti, ma di sicuro è la miglior possibilità per il continente.

A livello maschile l’Angola va decisamente peggio: non ha mai vinto i campionati africani e non ha mai partecipato alle Olimpiadi. Se la cava invece molto bene nel basket: per decenni è stata la miglior nazionale africana e quest’anno ha vinto, senza mai perdere una partita, il campionato africano maschile di basket.