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  • Martedì 2 dicembre 2025

La CDU si è quasi spaccata sulle pensioni

I membri più giovani del partito di centrodestra tedesco si oppongono a una riforma che rischia di mettere nei guai il governo

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz durante un discorso, Weimar, Germania, 4 novembre 2025 (Martin Schutt/dpa via AP)
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz durante un discorso, Weimar, Germania, 4 novembre 2025 (Martin Schutt/dpa via AP)
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Martedì il gruppo parlamentare della CDU (Unione Cristiano Democratica), il partito di centrodestra che in Germania governa insieme ai Socialdemocratici, ha votato per approvare in linea preventiva una riforma del sistema pensionistico. Era un voto molto importante: se la proposta fosse stata rigettata internamente sarebbe stato un problema per il governo, dato che venerdì la stessa proposta dovrà essere votata in parlamento e per passare ha bisogno dell’appoggio compatto della maggioranza. Se venerdì il parlamento dovesse respingerla potrebbe aprirsi una crisi di governo.

Sulla questione la CDU si è divisa su linee generazionali, dato che a opporsi sono stati principalmente i 18 deputati della Giovane Unione, la sezione giovanile del partito. Secondo i giornali tedeschi alla fine hanno votato contro o si sono astenuti tra i 10 e i 15 parlamentari della CDU, su un totale di 208 (il voto è avvenuto a porte chiuse, per cui il dato non è certo). La riforma è stata quindi approvata a larga maggioranza, ma ha confermato la contrarietà di una parte del partito, che probabilmente coincide con quella dei giovani.

Il voto di martedì non era vincolante, ma è stato comunque indicativo di quello che potrebbe succedere venerdì in parlamento. Lì il voto favorevole dei 18 deputati della Giovane Unione sarà fondamentale, dato che il governo ha una maggioranza di soli 12 deputati. Benché contraria, la Giovane Unione ha comunque detto che i suoi deputati venerdì saranno liberi di votare come preferiscono vista l’importanza della riforma per il governo nazionale. Alcuni di loro hanno già dichiarato che, pur avendo votato contro oggi, sarebbero pronti ad appoggiarla venerdì per lealtà al partito.

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (secondo da sinistra) e a fianco la ministra del Lavoro Bärbel Bas, Berlino, Germania, 9 ottobre 2025 (Sean Gallup/Getty Images)

Il punto problematico della riforma è quello che prevede di mantenere, almeno fino al 2031, gli importi delle pensioni pari almeno al 48 per cento dello stipendio mensile medio. I deputati della Giovane Unione non vogliono però che questa diventi una soglia da usare anche dopo: ritengono che avrebbe un costo eccessivo, destinato a ricadere soprattutto sulle persone più giovani, e che l’accordo coprirebbe un arco temporale maggiore di quanto previsto inizialmente dal contratto di coalizione.

La Germania, così come molti altri paesi europei tra cui l’Italia e la Francia, ha un problema di invecchiamento della popolazione che causa degli squilibri nel sistema pensionistico: mentre negli anni Sessanta in Germania c’erano sei lavoratori per ogni pensionato, oggi questo rapporto è diminuito fino a due lavoratori per pensionato. Nel 2022 la Germania ha speso circa l’11,6 per cento del proprio PIL per le pensioni (per fare un confronto, nello stesso anno l’Italia ha speso il 15,5 per cento del proprio PIL). Secondo la Giovane Unione la riforma potrebbe comportare un costo aggiuntivo annuo per lo stato tra gli 11 e i 15,1 miliardi di euro, pagati specialmente dalle persone più giovani tramite il loro lavoro e le loro tasse.

Rispetto alla Giovane Unione, il resto della CDU e in parte anche l’SPD hanno una minore urgenza di rappresentare le posizioni dei più giovani poiché il loro bacino di voti è rappresentato soprattutto da persone più anziane, che spesso sono già in pensione o stanno per andarci. L’SPD in particolare non è disposta a modificare la legge, e chiede al parlamento di approvarla nella sua forma attuale.

Le altre due misure principali contenute nella riforma sono uno sgravio fiscale per le persone pensionate che continuano a lavorare, con l’obiettivo di attenuare la riduzione della popolazione che lavora in un contesto in cui le aziende lamentano la mancanza di manodopera; e l’estensione del Mütterrente, letteralmente “pensione delle madri”, un contributo pensionistico aggiuntivo che può essere chiesto da lavoratori e lavoratrici (soprattutto queste ultime) nel periodo in cui si occupano dei figli.