La Fiorentina non ne esce
Dopo 13 partite e un cambio di allenatore non ha ancora vinto una partita in Serie A

Si è giocato oltre un terzo delle partite nella Serie A maschile di calcio (13 su 38), e la Fiorentina non ne ha ancora vinta una. Domenica ha perso 2-0 contro l’Atalanta, restando ultima a pari merito con il Verona: era la settima sconfitta in campionato, la nona in stagione, se si considera anche la Conference League. Nella storia della Serie A nessuna squadra ha evitato la retrocessione in Serie B senza aver vinto nessuna delle prime 13 partite.
Il cambio di allenatore, da Stefano Pioli a Paolo Vanoli, per il momento non sembra aver giovato: con Vanoli la Fiorentina ha fatto 2 punti in 3 partite di campionato e ha pure perso 1-0 in casa contro l’AEK Atene in Conference League. Anche contro l’Atalanta si è vista una squadra senza un’identità di gioco ben definita, con tanti buoni giocatori che non sanno bene che fare in campo, e che soprattutto sembrano sentire il peso di non essere ancora riusciti a vincere una partita e di dover competere per obiettivi diversi da quelli che si immaginavano all’inizio della stagione.
Nel resoconto della partita, la Gazzetta dello Sport ha parlato di «friabilità mentale di tutta la squadra», di «assetto troppo slegato» e di «pochezza delle sue idee una volta in possesso di palla». Nelle dieci partite di Serie A in cui aveva allenato la Fiorentina, Pioli aveva cambiato almeno tre sistemi di gioco, senza riuscire a trovare quello giusto per mettere i calciatori nelle condizioni di rendere al meglio. Vanoli nelle prime tre partite ha insistito su un 3-5-2 di impostazione molto difensiva, nel tentativo perlomeno di rendere la squadra un po’ meno vulnerabile e più organizzata: si era visto qualche miglioramento nel pareggio contro la Juventus, ma le sconfitte contro AEK Atene e Atalanta hanno dimostrato che ci sono ancora molte cose da sistemare.
Giovedì, dopo la sconfitta in Conference League, l’attaccante bosniaco Edin Dzeko, un calciatore di grande esperienza arrivato in estate, aveva detto senza troppi giri di parole «facciamo cagare», chiedendo però ai tifosi di sostenere la squadra almeno durante la partita. La brutta situazione di classifica è infatti complicata anche da quella ambientale: in uno stadio già mezzo vuoto a causa dei lavori in corso (da un paio di stagioni l’Artemio Franchi è un cantiere), i tifosi stanno contestando la squadra. Alla fine della partita contro l’Atalanta c’è stato uno di quei momenti di confronto un po’ stranianti tra giocatori e tifosi, nel quale ha parlato proprio Dzeko. Alla fine pare che gli ultras abbiano deciso di dare fiducia alla squadra e provare a sostenerla nelle prossime partite.
La Fiorentina lo scorso anno era arrivata sesta in classifica allenata da Raffaele Palladino, che da qualche giornata allena proprio l’Atalanta. In estate aveva puntato su un allenatore esperto come Stefano Pioli, il quale aveva fatto capire che l’ambizione della squadra fosse di puntare ai primi quattro posti, cioè quelli che garantiscono la qualificazione alla prossima Champions League. Sin da subito però le cose sono andate male: Pioli non è mai riuscito a dare un’organizzazione a una squadra che, d’altro canto, ha alcune lacune nella sua costruzione.
In estate la dirigenza (in particolare il direttore sportivo Daniele Pradè, che si è dimesso poco prima dell’esonero di Pioli) non ha rinforzato a sufficienza la difesa, ha preso diversi centrocampisti troppo simili tra loro per ruolo e compiti (Nicolò Fagioli, Hans Nicolussi Caviglia, Simon Sohm) e ha speso molti soldi per acquistare in attacco Roberto Piccoli, non tenendo conto però del fatto che il suo principale attaccante, Moise Kean, aveva appena giocato la sua miglior stagione come centravanti unico, senza un altro attaccante al suo fianco.
Nonostante le ricorrenze storiche, è difficile per ora credere che la Fiorentina possa davvero retrocedere. Ha una squadra troppo più forte delle dirette avversarie, e i punti necessari a salvarsi potrebbero non essere troppi (dopo 13 giornate la quartultima in classifica ne ha appena 11). Le prossime cinque partite, contro avversarie sulla carta più deboli come Sassuolo, Verona, Udinese, Parma e Cremonese, saranno decisive per capire se Vanoli e la Fiorentina riusciranno a risollevarsi.



