Il binge watching non interessa più nemmeno a Netflix
Che preferisce che dell'ultima stagione di “Stranger Things” si parli un po' per volta, con parenti e amici

Quando Netflix mise online House of Cards, la sua prima serie tv originale, era il primo febbraio del 2013, un venerdì. Le modalità di pubblicazione in sé furono qualcosa di nuovo. La tradizionale programmazione televisiva delle serie, fino a quel momento, era pensata per pubblicare un episodio a settimana, con una rigida gerarchia dei giorni migliori e peggiori per gli ascolti. Il venerdì era il giorno che tutti dedicavano a repliche o programmi di basso ascolto, non quello per far esordire qualcosa di importante: era chiamato friday night death slot (lo spazio morto del venerdì sera). E soprattutto House of Cards uscì completa, con tutti gli episodi disponibili da subito.
Questo modo di programmazione, che qualcuno aveva già sperimentato, diventò noto come il “modello Netflix”. Tutte le altre piattaforme venute dopo, almeno nei loro primi anni di attività, lo imitarono. Ora però Netflix è rimasta l’ultima a ragionare così e ci sono volute molte riunioni per capire come pubblicare gli episodi dell’ultima stagione di Stranger Things.
Il modello di programmazione di Netflix è diverso dagli altri e non si cura del giorno di esordio né di tenere gli spettatori avvinti settimana dopo settimana, perché la piattaforma non ha mai dovuto massimizzare gli ascolti, non avendo fino a poco tempo fa spazi pubblicitari da vendere. Ancora oggi la pubblicità è una fonte di reddito minore rispetto agli abbonamenti, tuttavia arrivano sempre più spinte per cambiare approccio, anche da parte degli autori delle serie. È noto che per questa ultima stagione i fratelli Duffer, creatori di Stranger Things, hanno provato a ottenere di pubblicare un episodio a settimana.
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La decisione finale è di nuovo un sistema che non era stato ancora sperimentato: la stagione esce in tre blocchi separati, in corrispondenza di tre festività. I primi quattro episodi il 27 novembre, a ridosso del giorno del Ringraziamento festeggiato negli Stati Uniti; altri tre episodi il giorno di Natale (subito dopo l’orario di messa in onda di due importanti partite di football americano); e poi l’episodio finale a Capodanno. Per Netflix rimane un cambiamento molto grosso rispetto al suo modello abituale, visto come ha sempre promosso e creduto nel binge watching (l’attività di guardare molti episodi di una serie consecutivamente). Benché abbia già pubblicato alcune stagioni di serie importanti in due parti, così da avere due première, cioè due momenti in cui si concentra l’attenzione sui nuovi episodi, dividere la serie in tre e soprattutto farla uscire in occasioni speciali è visto come un ulteriore avvicinamento alle modalità della televisione vecchio stampo.
Prime Video, Apple TV, Disney+ e le altre piattaforme sono tornate, nella maggior parte dei casi, a pubblicare un episodio a settimana, perché hanno capito che mettere online tutti gli episodi insieme fa concentrare le attenzioni sulla serie in un periodo troppo breve. Era una modalità sensata negli anni in cui si producevano tantissime serie e ce n’era sempre una nuova. Ora invece le serie importanti sono poche e la pubblicazione settimanale tiene viva la conversazione più a lungo, rendendo quella serie più rilevante per il pubblico. Tuttavia diversi osservatori sostengono che a essere restio ad abbandonare il modello Netflix sia il suo CEO, Ted Sarandos, e il solo fatto che Netflix abbia vagliato la possibilità di una pubblicazione diversa è visto come un grande cambiamento.
La soluzione di compromesso che è stata trovata, quella dei tre blocchi, consente a Netflix di massimizzare l’attrattiva di quella che è la terza serie di maggior successo della piattaforma, e di continuare a sperimentare quanto funzioni usare le feste per le serie più importanti. L’idea è che, pubblicando nuove puntate prima delle grandi festività, i più appassionati arriveranno ai ritrovi familiari o con amici con episodi nuovi freschi in testa e potenzialmente più voglia di parlarne e coinvolgere chi non segue Stranger Things.
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Inoltre tra il 27 novembre e Capodanno passa più di un mese, il che significa che la quinta stagione non può essere guardata sfruttando il primo mese gratis di abbonamento o pagando un solo mese. Questo è cruciale perché in questa fase la piattaforma non ha più bisogno di attirare nuovi iscritti, come negli anni scorsi, perché il suo titolo in borsa non è più valutato su quel metro, ma di massimizzare i profitti, come ogni altra azienda. Per questo ora è disponibile anche un tipo di abbonamento più economico ma con pubblicità (così da differenziare le entrate). E per questo Netflix non consente più di condividere abbonamenti tra nuclei familiari diversi, e ha alzato i prezzi.
Benché la strategia di distribuzione della quinta stagione di Stranger Things sia una novità non è il primo esperimento in materia, ma il risultato di altre sperimentazioni che vengono portate avanti almeno dal 2017. Già altre serie sono state messe online il giorno del Ringraziamento, a Natale (fu il caso della prima stagione di Bridgerton) o a Capodanno (la terza stagione di Cobra Kai arrivò il primo dell’anno e la quarta l’ultimo). L’anno scorso poi la pubblicazione della seconda attesa stagione di Squid Game fu utilizzata per sperimentare l’uscita il giorno dopo Natale.



