Il Myanmar ha liberato circa 3mila persone detenute per motivi politici in vista delle elezioni del prossimo mese

La giunta militare al governo in Myanmar ha approvato un’amnistia in vista delle elezioni del prossimo mese. Sono stati liberati 3.085 prigionieri politici e sono state archiviate le accuse contro 5.580 persone. Non è chiaro se tra i detenuti liberati ci sia anche l’ex leader del paese Aung San Suu Kyi, che con il suo partito Lega Nazionale per la Democrazia vinse le ultime elezioni nel 2020, ma venne poi arrestata quando la giunta militare prese il potere l’anno successivo.
È frequente che la giunta liberi migliaia di persone in occasione di eventi particolarmente significativi: ad aprile ne aveva graziate quasi 5mila in occasione dell’inizio dell’anno nuovo nel calendario tradizionale birmano; MRTV, una televisione gestita dalla giunta, ha detto che l’amnistia è stata concessa per permettere a tutti di votare in modo libero alle prossime elezioni parlamentari, che si terranno il 28 dicembre.
Secondo molti le elezioni sono solo un modo usato dalla giunta militare per legittimare il proprio potere poiché non esistono organizzazioni giornalistiche libere nel paese e i principali politici del partito di Suu Kyi sono stati arrestati. Secondo un’associazione locale che li assiste, fino a mercoledì i prigionieri politici erano 22.702. Il segretario delle Nazioni Unite António Guterres ha detto che le elezioni potrebbero generare ulteriore instabilità e ampliare la crisi del paese.
Per 724 prigionieri è previsto che, se saranno condannati una seconda volta, dovranno scontare sia la parte rimanente della prima condanna, sia la totalità di quella nuova. All’esterno della prigione di Insein, dove vengono incarcerati molti prigionieri politici e si trova fuori dalla capitale Yangon, si è radunata una grande folla, composta da familiari e conoscenti delle persone liberate.


