Sulla Russia AfD non sa da che parte stare
Il viaggio a Sochi di tre parlamentari sta causando problemi nel partito di estrema destra tedesco

Per anni il partito di estrema destra tedesco Alternative für Deutschland (AfD) ha avuto posizioni esplicitamente filorusse. In tempi recenti ha cercato di smussarle un po’, senza riuscirci in modo del tutto convincente. In questi giorni la questione è diventata un problema, anzitutto interno, per via del viaggio in Russia di tre parlamentari, che hanno partecipato a un evento propagandistico contro le direttive della leader Alice Weidel.
Il caso ha mostrato le divisioni nel partito, che non sa bene che linea seguire sulla Russia: o, meglio, ha due linee inconciliabili.
L’evento si è svolto a Sochi, nel sud-ovest della Russia e vicino al confine con la Georgia. Della delegazione facevano parte l’europarlamentare Hans Neuhoff, il deputato federale Steffen Kotré e quello statale della Sassonia Jörg Urban. Altri esponenti di AfD hanno partecipato da remoto, tra cui il deputato Daniel Zerbin, che fa parte della commissione Difesa del Bundestag (la camera bassa del parlamento federale tedesco).
L’evento aveva chiare finalità propagandistiche. Per questo la leadership di AfD, pur non vietando il viaggio, si era raccomandata di tenere un profilo basso. I tre esponenti hanno fatto il contrario. Di fatto l’unica richiesta che hanno rispettato è stata quella di non incontrare Dmitry Medvedev, l’ex presidente russo che è oggi uno dei funzionari più estremisti del regime di Vladimir Putin.
I parlamentari di AfD si sono comportati come una specie di delegazione diplomatica, hanno fatto interviste con i media russi e hanno sostenuto pubblicamente che l’interruzione delle importazioni energetiche dalla Russia abbia danneggiato l’economia tedesca. In breve, hanno ripetuto le stesse tesi della propaganda russa e hanno dato legittimità a un evento che chiedeva di rimuovere le sanzioni occidentali imposte al regime dopo l’invasione dell’Ucraina.
Oltre che imbarazzare il partito, come detto, il viaggio è diventato un problema interno. Negli ultimi mesi la leader Weidel ha cercato di spostare AfD sulle posizioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, anche perché la destra radicale statunitense l’aveva appoggiata durante la campagna per le elezioni politiche tedesche di febbraio. Trump non ha di certo posizioni favorevoli all’Ucraina, ma ultimamente ha espresso frustrazione anche per l’immobilismo di Putin e il suo ostruzionismo nei negoziati per la fine della guerra.
Weidel ha detto che capiva le motivazioni personali dei parlamentari, ma ha comunque commentato la loro scelta in modo piuttosto duro: «Non c’è bisogno di andare in un resort sciistico [come Sochi], possiamo stare a casa e fare qui il nostro lavoro parlamentare», ha detto in un’intervista con la rivista di estrema destra Compact.

Un gruppo di parlamentari di AfD, tra cui la leader Weidel, al Bundestag, lo scorso 25 settembre (EPA/CLEMENS BILAN)
Il viaggio però è stato in qualche modo difeso dall’altro leader del partito, Tino Chrupalla: ha detto in tv che non considera la Russia una minaccia alla sicurezza tedesca, aggiungendo che «Putin non ha minacciato la Germania con la bomba atomica», anche se non è proprio così. Le dichiarazioni di Chrupalla sono state contestate perché ha detto che, a differenza della Russia, la Polonia può essere una minaccia, citando il rifiuto di estradare in Germania un uomo ucraino accusato del sabotaggio dei gasdotti Nord Stream.
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Chrupalla è il capo dell’ala più radicale del partito, la vecchia guardia radicata negli stati della Germania orientale, dove AfD è più forte e ha costruito il suo primo bacino di voti. Anche per ragioni storiche, il posizionamento filorusso di AfD ha funzionato in questa parte del paese. Weidel invece è l’artefice dello sdoganamento a livello nazionale del partito, che è cresciuto anche nell’ovest della Germania.
L’ala di Weidel e quella di Chrupalla non la pensano allo stesso modo sulla Russia, e questo può diventare un problema. Da tempo i partiti centristi stanno cercando di attaccare AfD raccontandola come un partito colluso con la Russia e in generale coi regimi autoritari. Casi come il viaggio a Sochi rendono complicato difendersi per AfD, ma non sono gli unici. In precedenza c’erano state altre iniziative simili e due parlamentari del partito sono indagati per spionaggio: Petr Bystron (per conto della Russia) e Maximilian Krah (per Russia e Cina). Ultimamente l’Unione Cristiano-Democratica (CDU, di centrodestra) e i Socialdemocratici (SPD), i due partiti di governo, si sono messi ad accusare l’intera AfD di spionaggio.
Il presidente della commissione del Bundestag competente sull’intelligence, Marc Henrichmann della CDU, ha sostenuto che AfD sia uno strumento di Putin. Il ministro dell’Interno della Turingia (uno stato della Germania orientale) Georg Maier ha detto di essere insospettito dalla quantità di interrogazioni fatte da AfD al parlamento statale sulle infrastrutture sensibili. «Uno si fa l’idea che AfD stia lavorando su una lista di obiettivi assegnata dal Cremlino», ha detto Maier, riferendosi alla campagna di sabotaggi che la Russia sta conducendo in Europa.
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