In Germania un’asta di oggetti dell’Olocausto è stata annullata
Avrebbe messo in vendita centinaia di oggetti e documenti provenienti da Auschwitz e Buchenwald, ma in molti l'hanno giudicata inopportuna

In Germania una casa d’aste ha dovuto cancellare una vendita che nei giorni scorsi era stata duramente criticata e ritenuta inopportuna da associazioni e rappresentanti di governi e istituzioni. In vendita avrebbero dovuto esserci più di 600 oggetti e documenti inerenti all’Olocausto e datati tra il 1933 e il 1945, provenienti soprattutto dai campi di sterminio di Auschwitz, in Polonia, e di Buchenwald, in Germania.
L’asta, chiamata “Sistema del Terrore Vol II”, si sarebbe dovuta tenere lunedì nella cittadina di Neuss, nella Germania occidentale, ma domenica pomeriggio la casa d’aste Felzmann ha rimosso tutti i contenuti dal sito, compresa la lista degli oggetti in vendita. Molti di questi erano documenti personali che mostravano ancora nome e cognome dei proprietari, oltre a oggetti con un valore più storico che commerciale.
Secondo i giornali tedeschi, tra gli oggetti in vendita c’erano alcuni documenti sulle sterilizzazioni forzate che i nazisti compivano su donne e uomini per il loro programma di eugenetica; documenti riguardanti le società espropriate; lettere; documenti personali di ebrei scappati in America Latina per sfuggire alle persecuzioni; il diario di un ebreo polacco sopravvissuto e alcune Stelle di David, la stella a sei punte che durante il nazismo veniva usata per identificare e perseguitare la popolazione ebraica. La maggior parte degli oggetti partiva da una base d’asta di alcune centinaia di euro, ma alcuni anche di migliaia.
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A criticare la vendita erano state soprattutto alcune associazioni dei sopravvissuti dell’Olocausto e il governo polacco, coinvolto per la provenienza di molti documenti. Il presidente del Comitato internazionale di Auschwitz l’aveva definita «cinica e senza vergogna», dicendo che avrebbe sfruttato per scopi commerciali «la storia e le sofferenze» delle persone perseguitate e uccise dai nazisti. L’asta è stata criticata anche dal ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, che l’ha definita «offensiva», mentre la ministra della Cultura Marta Cienkowska ha detto che il governo polacco avrebbe indagato per capire se alcuni degli oggetti non dovessero essere restituiti alla Polonia per il loro valore storico e culturale.
Secondo l’istituto Fritz Bauer di Francoforte, che si occupa di ricerca sui crimini nazisti, i documenti provenivano dalla collezione privata di un ricercatore. Anche l’istituto aveva criticato duramente l’asta. Sollecitato dal suo omologo polacco, si era infine espresso anche il ministro degli Esteri tedesco Johann Wadephul, il quale aveva concordato sulla necessità di annullare l’asta, sottolineando che la Germania avrebbe dovuto assicurarsi che iniziative simili non venissero organizzate in futuro.
In seguito alle richieste di diversi giornali, la casa d’aste aveva inizialmente risposto difendendo l’asta e sostenendo si trattasse di un modo per promuovere la conoscenza di quel periodo storico.



