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  • Giovedì 13 novembre 2025

La Svizzera le sta provando tutte per farsi abbassare i dazi da Trump

Sono i più alti tra i paesi europei: ce l’ha quasi fatta, ma è servito anche un grosso Rolex dorato

La presidente federale svizzera Karin Keller-Sutter a Wall Street, il 24 settembre 2025 (AP Photo/Angelina Katsanis)
La presidente federale svizzera Karin Keller-Sutter a Wall Street, il 24 settembre 2025 (AP Photo/Angelina Katsanis)
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Negli scorsi giorni l’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump ha riaperto i negoziati con la Svizzera e sembra intenzionata ad abbassare i dazi altissimi imposti sul paese, passando dall’attuale 39 per cento al 15 per cento (ossia lo stesso livello dell’Unione Europea). Secondo vari media un accordo potrebbe essere annunciato tra giovedì e venerdì. I dazi sulla Svizzera sono i più alti tra tutti i paesi europei: questo rende più costose le sue merci sul mercato statunitense, e sta provocando gravi conseguenze economiche. Tra le altre cose il paese rischia di perdere migliaia di posti di lavoro e molti settori produttivi importanti sono in crisi.

La riapertura dei negoziati e il probabile nuovo accordo è il frutto di un lungo e complesso lavoro di diplomazia e lusinghe messo in atto dal governo svizzero, dai negoziatori commerciali e soprattutto da ricchi imprenditori, finalizzato a convincere e compiacere Trump.

Oltre al lato economico, in Svizzera l’altissimo livello dei dazi aveva provocato anche una notevole polemica politica. Negli scorsi mesi Karin Keller-Sutter, la presidente federale del paese, era stata accusata di aver gestito male i rapporti con Trump: mentre il grosso dei leader mondiali provava a blandirlo e compiacerlo, in una telefonata quest’estate lei aveva cercato di ribattere alle sue accuse, finendo per farlo irritare. Di conseguenza gli Stati Uniti avevano mantenuto i dazi altissimi contro il suo paese.

Da quel momento però il governo svizzero ha cambiato tattica e, come molti altri, è passato alle lusinghe. Secondo varie ricostruzioni è stata particolarmente efficace, qualche giorno fa, una visita alla Casa Bianca di alcuni dei più importanti imprenditori svizzeri, tra cui Jean-Frederic Dufour, l’amministratore delegato dell’azienda di orologi di lusso Rolex; e Johann Rupert, il presidente del gruppo del lusso Richemont, che possiede tra gli altri Cartier e Montblanc.

Non è chiaro se gli imprenditori abbiano negoziato direttamente con Trump su questioni commerciali (in un comunicato successivo loro hanno sostenuto di no, ma è probabile che ci sia stato quanto meno qualche scambio). Di certo, però, hanno portato al presidente dei regali molto costosi. Tra gli altri, un lingotto d’oro e un Rolex da tavolo dorato, un modello non disponibile sul mercato. Il Rolex in particolare è molto piaciuto a Trump, ed è stato visto sulla sua scrivania anche in occasioni successive alla visita degli imprenditori.

Dopo la visita, Trump ha detto: «Non ho fissato nessun numero [per i dazi], ma stiamo lavorando a un modo per aiutare la Svizzera». Secondo la legge statunitense il presidente deve dichiarare tutti i regali che riceve e non può tenere per sé quelli dal valore superiore ai 480 dollari, che diventano automaticamente proprietà del governo degli Stati Uniti. Dopo il suo primo mandato (2017-2021), Trump fu accusato di non aver dichiarato circa 100 regali, e di essersene tenuto qualcuno.