In Francia c’è stato il primo passo per rimandare la riforma delle pensioni
L’Assemblea Nazionale ha votato per posticiparla al 2028: è una grossa concessione di Macron per non far cadere il governo

Mercoledì pomeriggio l’Assemblea Nazionale francese, la camera bassa del parlamento, ha votato per sospendere fino alla fine del 2027 la riforma sulle pensioni, approvata nel 2023. La riforma dovrebbe alzare gradualmente l’età pensionabile da 62 a 64 anni, e finora è stata molto contestata. È contenuta in un’importante legge finanziaria, quella sui fondi per la previdenza sociale (ossia il welfare) per il 2026. Il testo è uno dei due principali che compongono il bilancio dello stato, e deve essere approvato entro metà dicembre: proprio su questo nell’ultimo anno sono caduti due governi, quelli di Michel Barnier e di François Bayrou.
Alla camera bassa hanno votato a favore 255 parlamentari contro 146. 104 si sono astenuti. L’approvazione dovrà comunque passare anche dal Senato.
Come previsto, hanno votato a favore i Socialisti, i promotori della misura, e il partito di estrema destra del Rassemblement National, che è da sempre contrario. Anche i Verdi hanno infine sostenuto la sospensione: fino all’ultimo erano stati indecisi, perché si trovavano in una posizione politicamente scomoda, a metà tra i Socialisti, un partito a cui sono molto vicini, e la France insoumise, un partito di sinistra molto popolare. Ha votato a favore anche il gruppo parlamentare Libertés, indépendants, outre-mer et territoires (LIOT), composto da parlamentari misti, che vanno dal centrodestra al centrosinistra.
A votare contro sono stati invece la France Insoumise, i Comunisti, i deputati di Horizons (il partito di centrodestra dell’ex primo ministro Édouard Philippe, che sostiene il governo) e l’Unione delle destre per la Repubblica (il partito fondato da Éric Ciotti con i fuoriusciti del Partito Repubblicano e alleato di Rassemblement National). Anche i Repubblicani (centrodestra) hanno votato contro, ma in modo meno compatto: su 49 deputati, 8 hanno votato a favore e 9 si sono astenuti.
L’approvazione della sospensione è fondamentale per la tenuta del governo di minoranza dell’attuale primo ministro, Sébastien Lecornu, del partito del presidente Emmanuel Macron. Il Partito Socialista ha chiesto che venisse votata in cambio della fiducia al suo governo (cioè in cambio di non farlo cadere).
La riforma delle pensioni è sempre stata un tema enormemente discusso in Francia: è considerata uno dei simboli della presidenza di Emmanuel Macron, che ha sempre sostenuto la necessità di ridurre il costo del sistema pensionistico francese, raddoppiato negli ultimi quarant’anni in rapporto al PIL. Per questo il fatto che Lecornu abbia proposto di sospenderla è stato visto come una grossa concessione. La legge al tempo era così impopolare che fu approvata grazie all’articolo 49.3 della Costituzione, che consente al governo di approvare un provvedimento senza passare dal parlamento e che è stato più volte usato in questi anni dai governi nominati da Macron.
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In questi due anni i partiti all’opposizione non hanno mai smesso di criticare Macron e i suoi alleati per averla attuata e i Socialisti hanno sfruttato questo momento di grossa instabilità politica per cercare, se non di annullarla, almeno di sospenderla temporaneamente, con la speranza di poterci tornare dopo le elezioni presidenziali del 2027. Non tutti però sono d’accordo con questa strategia, a partire dai loro alleati della France insoumise, il partito di sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, che come detto hanno votato contro.
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