• Mondo
  • Venerdì 7 novembre 2025

Sotto alla Striscia di Gaza ci sono centinaia di miliziani di Hamas

Sono intrappolati nei tunnel, e gli Stati Uniti stanno cercando un accordo con Israele per farli uscire senza compromettere il cessate il fuoco

La Striscia di Gaza vista dal confine israeliano, il 29 ottobre 2025 (Amir Levy/Getty Images)
La Striscia di Gaza vista dal confine israeliano, il 29 ottobre 2025 (Amir Levy/Getty Images)
Caricamento player

Gli Stati Uniti stanno facendo pressione su Israele affinché permetta ai circa 150 miliziani di Hamas intrappolati nei tunnel sotto la Striscia di Gaza di lasciare la zona in sicurezza. I tunnel si trovano intorno a Rafah, nel sud della Striscia e nella parte di territorio controllata dall’esercito israeliano.

La proposta statunitense è che i miliziani consegnino le loro armi e poi ricevano un salvacondotto per spostarsi in un paese terzo oppure nelle aree della Striscia ancora sotto il controllo di Hamas, a ovest della cosiddetta “linea gialla”. È la linea di demarcazione che separa la metà occidentale della Striscia, sotto il controllo di Hamas, dalla metà orientale, sotto il controllo dei soldati israeliani. La Croce Rossa internazionale potrebbe essere coinvolta in queste procedure. 

Gli Stati Uniti vedono questo passaggio come una prova tecnica in vista di un processo più ampio, nel quale tutti i combattenti di Hamas dovrebbero cedere le armi e in cambio ricevere un’amnistia, come parte del piano in venti punti per la fine della guerra nella Striscia annunciato a settembre dal presidente Donald Trump. 

– Leggi anche: A Gaza la “linea gialla” sta diventando un confine fisso

Un soldato israeliano in un tunnel sotto un ospedale a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, l’8 giugno del 2025 (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Fonti israeliane e arabe hanno detto al Wall Street Journal che ci sono ancora centinaia di miliziani di Hamas nascosti nella rete di tunnel al di là della “linea gialla”. Il grosso sarebbe a Rafah, ma ci sono altre squadre di Hamas sotto Khan Yunis, sempre nel sud, e sotto Beit Hanoun e Shujaiyya, nel nord della Striscia. 

Alcuni di questi miliziani sarebbero già morti di fame perché le loro provviste sarebbero finite. Altri sarebbero riemersi dai cunicoli e avrebbero sparato contro i soldati israeliani, perché preferiscono morire piuttosto che essere catturati vivi.

È quello che è successo lo scorso 19 ottobre, quando alcuni uomini di Hamas sono usciti allo scoperto e hanno sparato un missile anticarro contro una squadra di soldati israeliani a Rafah e ne hanno uccisi due, e anche martedì 28 ottobre, quando hanno ucciso un terzo soldato israeliano. L’esercito israeliano in quei giorni ha diffuso i nomi dei soldati uccisi. Ogni attacco a terra autorizza Israele a interrompere il cessate il fuoco, in vigore dallo scorso 10 ottobre, e a rispondere con massicci bombardamenti aerei. 

Hamas ha dichiarato che Israele ha violato decine di volte i termini del cessate il fuoco. Secondo il ministero della Salute della Striscia, controllato da Hamas, dall’inizio del cessate il fuoco almeno 236 persone palestinesi sono state uccise nei bombardamenti israeliani. Dopo i bombardamenti il cessate il fuoco è ripreso ed entrambe le parti, Israele e Hamas, hanno rinnovato il loro impegno a rispettarlo, ma ogni singola uccisione rende l’accordo più debole. 

Soldati israeliani davanti all’ospedale europeo di Khan Yunis (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Dopo entrambi gli attacchi a terra, Hamas aveva dichiarato di non essere più in contatto con le squadre nascoste nei tunnel sotto Rafah già da marzo. Domenica, durante i negoziati per la liberazione dei miliziani, Hamas ha detto di aver trovato un modo per ristabilire i contatti con loro, secondo quanto riferito da funzionari arabi. Gli stessi funzionari sostengono che Hamas avesse avvertito i mediatori, prima del cessate il fuoco, che i combattenti intrappolati avrebbero preferito affrontare le truppe israeliane piuttosto che morire di fame oppure consegnarsi agli israeliani. 

I militari israeliani sostengono invece che Hamas sia sempre stato in grado di comunicare con i combattenti intrappolati, perché i tunnel sono dotati di sistemi di comunicazione. Gli israeliani credono che Hamas non abbia dato l’ordine diretto di attaccare, ma affermano che avrebbe potuto ordinare ai suoi uomini di non sparare quando le truppe israeliane si sono avvicinate alle loro posizioni.