Da dove escono tutti questi film horror
Da alcuni anni è il genere di maggior successo al cinema, e si è evoluto in varietà e qualità

In una lista dei venti film americani che dal 1977 a oggi hanno generato il maggior profitto sette sono film horror, circa un terzo del totale. Il dato è impressionante e la spiegazione è che nessun altro genere ha un rapporto paragonabile all’horror tra costi bassi e incassi potenzialmente alti. Il successo degli horror è favorito dal fatto che, per la natura del genere, non dipende dal budget, e non necessita di una proprietà intellettuale (cioè marchi, personaggi o storie già note) né di essere un remake o un sequel. Dal Duemila a oggi fare un film horror è diventata la scommessa più sicura e questo ha portato a una crescita in quantità e poi anche in qualità e varietà.
Solo nel 2025 in tutto il mondo stati prodotti almeno 200 film horror, limitandosi a quelli con una buona distribuzione. A questi si aggiungono film che non sono horror ma incorporano moltissime caratteristiche del genere (l’ansia, il rumore, i protagonisti vessati, la mutazione dei corpi, lo splatter) per parlare in modi nuovi della maternità, come Die My Love o If I Had Legs I’d Kick You, o dei rapporti di coppia, come Together, o riraccontare Cenerentola in chiave femminista e dal punto di vista di una sorellastra, come The Ugly Stepsister: tutti film usciti o in uscita nel 2025. Ci sono poi anche tre film su Dracula, due su Frankenstein e uno sull’uomo lupo e addirittura horror sempre migliori anche in Italia, dove sembrava che il genere fosse stato abbandonato.
Il moltiplicarsi dei film horror iniziò verso la fine degli anni Novanta, fomentato da casi come Il sesto senso o The Blair Witch Project e dalla successiva ondata di film “found footage” (quelli in cui si finge che ciò che gli spettatori vedono sia stato ripreso dai personaggi). Il punto di svolta che, contando su un pubblico già molto ricettivo, ha consentito la sperimentazione di forme diverse è stato però tra il 2008 e il 2009. Nel 2008 il successo internazionale dell’horror svedese Lasciami entrare fondò il sottogenere che oggi viene chiamato elevated horror, mentre l’anno dopo il successo di Paranormal Activity, apparentemente uno dei molti horror found footage di quegli anni, fu uno dei casi più clamorosi di sempre con 15mila dollari spesi in produzione e 193 milioni incassati. La società che lo acquistò e ne divenne produttrice, la Blumhouse, ebbe così una solida base finanziaria per poter provare a cambiare l’economia dell’horror e finì per reinventare il genere.
I film dell’orrore della Blumhouse hanno dominato il settore negli anni Dieci. Tra questi ci sono molti titoli della serie Paranormal Activity, ma anche nuovi franchise come La notte del giudizio, Insidious e, più recentemente, la nuova trilogia di Halloween e The Black Phone. Altri film di successo come la serie The Conjuring sono invece tra i molti che hanno imitato le strategie della Blumhouse. L’idea fu di produrre film con budget mai superiori ai cinque milioni di dollari (che è il costo di un film italiano di medio livello) con un’abilità non comune di trovare modi di risparmiare, così che anche in caso di flop non potessero andare in perdita di molto. E questo senza per forza rinunciare alle star: l’abilità di Jason Blum, creatore e direttore della Blumhouse, è stata infatti anche di riuscire a coinvolgere attori e attrici importanti convincendoli a rinunciare a cachet elevati in cambio di percentuali sugli incassi. In certi casi, come quello di Ethan Hawke, che con Blumhouse ha fatto diversi film, si è rivelata la loro fortuna.
Negli stessi anni il genere elevated horror ha cominciato a guadagnare popolarità. È un sottogenere che si concentra meno sugli spaventi o sui mostri, e più sulla costruzione lenta della tensione, sullo sviluppo psicologico dei personaggi, su uno stile cinematografico sofisticato e su temi politici e sociali. Uno dei primi di produzione americana a farsi notare fu It Follows nel 2014, in cui ragazzi vittime di una maledizione vedono qualcosa o qualcuno seguirli per ucciderli, e per salvarsi possono solo “passare” la maledizione a qualcun altro facendo sesso. Il film ribaltava un’idea tipica degli horror degli anni Settanta e Ottanta, quelli con un mostro o serial killer che uccide molte vittime lungo la storia, secondo cui a sopravvivere erano le ragazze caste, mentre a morire erano spesso coloro che si drogavano o facevano sesso. C’era quindi dietro al film un’idea sia cinefila che politica, e un commento sulla sessuofobia del cinema e della società.
Dopo It Follows uscirono, nel giro di pochi anni, The Witch (che riportò in voga il sottogenere del folk horror), Hereditary, Midsommar, Barbarian e molti altri. Anche la Blumhouse entrò in questo settore con uno dei film più importanti in assoluto: Get Out, l’esordio di Jordan Peele, che divenne con quel film il primo afroamericano a vincere un Oscar per la miglior sceneggiatura originale. Non si trattava di una vera novità: di elevated horror ne esistevano anche prima che il termine fosse coniato. L’esorcista, Psyco, Shining, Rosemary’s Baby e alcuni film di Mario Bava, come La maschera del demonio, hanno le medesime caratteristiche. Allora erano però casi sporadici, mentre negli anni Dieci divenne a tal punto la regola che nel 2021 Titane, un elevated horror francese, vinse la Palma d’oro al festival di Cannes.
Secondo un’analisi della newsletter Stat Significant, il ritorno sull’investimento medio dei film horror è di circa il 173% dei costi di produzione (escludendo quindi i costi di marketing, non diffusi pubblicamente), il più alto in assoluto, mentre quello dei film per famiglie o d’avventura si aggira intorno al 100%. Questo è sempre stato vero, ma negli ultimi anni è cambiato l’interesse del pubblico verso questi film e, contemporaneamente, la capacità del genere di affrontare argomenti che la produzione mainstream ha smesso di trattare, preferendo i grandi film spettacolari.
Se si guarda alla produzione di massa, gli horror restano tra gli ultimi film a parlare di paure contemporanee come le sparatorie di massa, i virus letali, l’intelligenza artificiale fuori controllo e il cambiamento climatico. Registe come Jennifer Kent o Rose Glass hanno affrontato anche la salute mentale e i traumi, sempre attraverso horror di grande impatto (The Babadook e Saint Maud). Anche per questo le nuove società che intercettano meglio il gusto contemporaneo, come la A24, hanno nei film horror la parte più importante del loro catalogo. Questo inevitabilmente porta a un calo del potenziale spaventoso. Almeno in media i film dell’orrore moderni sono meno spaventosi e puntano meno sull’effetto shock di quelli storici.
A guidare la tendenza è il pubblico più giovane. Bloomberg ha riportato che il 22% degli spettatori adulti indica l’horror come uno dei generi preferiti e che questa percentuale sale a un terzo tra gli spettatori della generazione Z (tra i 15 e i 30 anni circa). Secondo Statista, circa il 66% dei ragazzi appartenenti a quella generazione ha visto un film horror al cinema, contro il 42% dei millennial (tra i 31 e i 45), il 23% della generazione X (tra i 46 e i 60) e il 6% dei baby boomer (tra i 60 e i 75).
Adesso, dopo un decennio di crescita, i film dell’orrore sono diventati ciò che negli anni Dieci erano i film di supereroi: un genere sicuro, sovrasfruttato, che inevitabilmente a un certo punto esaurirà la propria spinta. Da diversi anni gli horror rappresentano circa il 10% del totale degli incassi annuali del box office nordamericano, una quota che negli ultimi vent’anni è cresciuta di circa il 70%.

Quota dei film dell’orrore nel box office totale annuale nordamericano (Bloomberg)
Nel 2017 It – Capitolo uno è diventato il film dell’orrore di maggior incasso di sempre, con 700 milioni di dollari. E nell’ultimo anno The Conjuring – Il rito finale, il quarto capitolo di una saga la cui popolarità sembrava in flessione, ha registrato il primo weekend di maggior incasso di sempre per un film horror nella storia. Anche il reboot della serie Final Destination è stato un successo superiore alle aspettative, così come i nuovi Weapons e Sinners, film originali non necessariamente facili (anche se il secondo ha tra i protagonisti una star come Michael B. Jordan), che hanno incassato decisamente più di quanto ci si aspettasse.
Lo stesso vale per il settore dei film a bassissimo budget, che continua ad avere fortuna. L’anno scorso una nuova distribuzione ha acquistato Terrifier 3, terzo film di una serie horror molto splatter e per niente elevata, con al centro un clown assassino. I due capitoli precedenti avevano incassato rispettivamente 400mila dollari e 16 milioni, e non erano quindi troppo noti. Tuttavia con un buon lavoro di marketing e insistendo sul potenziale spaventoso del film, il terzo ha incassato 90 milioni di dollari a fronte di un budget di appena 2 milioni. Significa che sono andate a vederlo moltissime persone che non avevano visto i primi due.



