La Banca Centrale Europea ha tenuto i tassi di interesse invariati per la terza volta consecutiva

La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde (AP Photo/Michael Probst)
La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde (AP Photo/Michael Probst)

Nella sua riunione periodica di politica monetaria la Banca Centrale Europea (BCE) ha mantenuto i tassi di interesse invariati fra il 2 e il 2,4 per cento: dopo averli ridotti per otto volte nei mesi scorsi, è la terza occasione di fila in cui decide di non modificarli (l’ultima era stata a settembre). I tassi di interesse sono lo strumento con cui le banche centrali tengono sotto controllo l’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi: tra le altre cose, il livello dei tassi d’interesse stabilito dalle banche centrali condiziona i tassi di interesse sui mutui e sui prestiti alle imprese. Negli scorsi anni la BCE li aveva alzati moltissimo per contrastare l’inflazione generata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, per poi iniziare a ridurli una volta che l’economia è tornata ad avere una crescita dei prezzi sostenibile.

Le banche centrali infatti aumentano i tassi per limitare l’inflazione, e li abbassano quando invece non è considerata un problema o quando l’economia è stagnante. A settembre l’inflazione nell’area euro era al 2,2 per cento su base annua, un livello vicino all’obiettivo della BCE del 2 per cento, cioè quello considerato adeguato per un’economia in buono stato: ciononostante ci sono merci i cui prezzi crescono ancora in modo più sostenuto, come quelli del cibo, che a settembre erano del 3 per cento più alti rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.

La decisione di mantenere ancora una volta i tassi di interesse invariati è quindi dovuta al fatto che il problema dell’inflazione non è ancora del tutto risolto, ma anche alla grande incertezza dell’economia globale, per via delle guerre e degli enormi dazi imposti da Donald Trump.

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