In Francia il sesso senza consenso sarà considerato stupro
La legge è stata approvata dopo anni di dibattito e anche grazie all'enorme risonanza del caso di Gisèle Pelicot

Il parlamento francese ha definitivamente approvato una modifica al codice penale che inserisce la nozione di “consenso” nella definizione di stupro e aggressione sessuale. Prima lo stupro era definito come qualsiasi atto di penetrazione sessuale commesso attraverso «violenza, coercizione, minaccia o sorpresa». Il testo approvato definitivamente mercoledì dice che è stupro «qualsiasi atto sessuale non consensuale», rendendo di fatto il consenso delle persone coinvolte il fattore determinante che distingue un rapporto sessuale da una violenza.
L’incompletezza della legge in Francia era stata resa evidente dal seguitissimo processo per gli stupri subiti da Gisèle Pelicot, la donna francese violentata per anni dal marito e da decine di altri uomini a sua insaputa, mentre era incosciente. La violenza subita da Pelicot non rientrava strettamente in nessuna delle quattro categorie previste dalla legge (violenza, coercizione, minaccia o sorpresa), nonostante fosse evidente che si era trattato di stupro. Il dibattito che si era generato attorno a questo caso, insieme al lavoro politico che da anni portano avanti i movimenti femministi e alcune forze politiche di sinistra, ha influito molto sull’approvazione del nuovo testo.
La modifica era stata proposta dalle deputate Marie-Charlotte Garin (del partito Les Écologistes, di sinistra) e Véronique Riotton (di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron). Era già stata approvata dall’Assemblea Nazionale, la camera bassa, ed è stata approvata mercoledì anche dal Senato con 327 voti a favore: 15 deputati si sono invece astenuti.
La legge specifica che il consenso deve essere «libero e informato, specifico, preventivo e revocabile» e che non può essere dedotto dal silenzio o dalla mancata reazione dell’altra persona: in altre parole, che una persona deve dare liberamente il suo esplicito consenso per ogni atto sessuale.
Il problema della legge precedente era che tagliava fuori molti casi di violenza sessuale, come per esempio quelli avvenuti in contesti familiari e amicali (quindi non “a sorpresa”) che sono la maggior parte, e senza un’evidente minaccia o coercizione fisica ma attraverso una pressione psicologica che impedisce alla persona di reagire. In molti casi per esempio le persone che subiscono una violenza sessuale sperimentano una paralisi momentanea, il cosiddetto freezing (congelamento). È una reazione istintiva e non controllabile dettata dalla paura e dal trauma, che però spesso nei processi viene valutata come espressione di consenso implicito.
La senatrice dei Verdi Mélanie Vogel ha commentato l’approvazione della modifica dicendo: «Viviamo da secoli in una cultura dello stupro», come viene definita la tendenza condivisa e radicata nella società a banalizzare e giustificare le violenze sessuali. «Cominciamo ora a costruire una cultura del consenso: quando non dici di sì, è no. Quando dici di sì perché hai paura, è no… L’unico sì che conta è un sì libero».
Sono anni che la politica francese dibatte sul tema, e il parlamento ha impiegato più di un anno per arrivare all’approvazione della legge. La maggior parte dei partiti, anche a sinistra, era inizialmente scettica: il timore era soprattutto che la nuova formulazione potesse imporre alle donne che denunciano uno stupro anche l’onere di dimostrare di non aver dato il proprio consenso, aumentando l’attenzione sui loro comportamenti invece che su quelli dell’aggressore. A marzo però il Consiglio di Stato aveva dato parere positivo sulla formulazione proposta dalle due deputate, e in generale c’è assenso tra gli esperti e tra le associazioni femministe sul fatto che l’inclusione del concetto di consenso nelle leggi sulla violenza sessuale porti a un contrasto più efficace della violenza di genere.
Il concetto di consenso è presente anche nella Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa, il trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, che la Francia ha ratificato nel 2014. Questa stabilisce tra le altre cose che in caso di stupro «Il consenso deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto.». La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU, il tribunale collegato al Consiglio d’Europa) aveva condannato la Francia più volte per non aver adeguato la propria legge nazionale alla Convenzione.
Con il voto di mercoledì la Francia si è unita ai molti paesi che hanno già modificato il proprio codice penale mettendo al centro la nozione di consenso: tra questi Canada, Svezia, Spagna, Norvegia, Danimarca, Slovenia, Islanda e Grecia. L’Italia – nonostante abbia ratificato la Convenzione di Istanbul nel 2013 – continua a non includere il concetto di consenso nella propria legislazione sullo stupro.



