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  • Martedì 28 ottobre 2025

Quante copie fanno vendere i premi Nobel per la letteratura

Tante, e la differenza si vede soprattutto con gli autori che prima erano meno conosciuti

Raimondo Di Maio della casa editrice Dante & Descartes (Cesare Abbate/Ansa)
Raimondo Di Maio della casa editrice Dante & Descartes (Cesare Abbate/Ansa)
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L’assegnazione del Nobel per la letteratura può cambiare radicalmente la vita di un’autrice o di un autore. Ma può farlo anche con una casa editrice, soprattutto se piccola o indipendente. È infatti un’occasione di enorme visibilità che, insieme al periodo natalizio appena successivo, porta in molti casi alla vendita di decine di migliaia di copie e a incassi inaspettati. Negli ultimi anni non ci sono stati vincitori italiani, ma le storie editoriali italiane dei libri di autori da Nobel, più o meno conosciuti, raccontano bene questo fenomeno.

Per quanto riguarda il vincitore di quest’anno, l’ungherese László Krasznahorkai, pubblicato in Italia da Bompiani, è ancora presto per fare un bilancio, visto che l’annuncio è di meno di venti giorni fa. Si può però andare indietro negli anni. La vegetariana, il libro più famoso della scrittrice sudcoreana Han Kang che vinse l’anno scorso, era stato pubblicato da Adelphi nel 2019: prima del Nobel aveva venduto circa 25mila copie e nei tre mesi precedenti la vittoria 1.500. Nei tre mesi successivi ne ha vendute 70mila. Secondo i dati condivisi da Adelphi, di tutto il catalogo dell’autrice erano state vendute 17.700 copie nei tre mesi precedenti all’annuncio: nei tre mesi successivi ne sono state vendute 137mila.

Uno dei casi italiani più significativi degli ultimi anni è quello di L’orma editore, la casa editrice fondata a Roma da Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari, che pubblica in Italia l’opera della scrittrice francese Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura nel 2022. Nel semestre precedente al premio Gli anni, il libro più conosciuto di Ernaux, aveva venduto circa 2mila copie; nei sei mesi successivi le vendite sono decuplicate, superando le 20mila. Un altro suo libro dei più pubblicizzati, Il posto, ha avuto un andamento simile: da mille copie a oltre diecimila.

«C’è da considerare che il Nobel viene annunciato a ottobre, poco prima di Natale, quando le vendite librarie crescono naturalmente» spiega Flabbi: «per molti titoli di Ernaux comunque l’effetto Nobel ci ha fatto decuplicare le vendite per almeno un semestre». L’orma, che aveva già in catalogo dieci titoli dell’autrice, ha potuto ristamparli e distribuirli subito. Da allora la casa editrice è diventata molto più conosciuta.

La storia editoriale della vincitrice del premio Nobel 2020, la poeta statunitense Louise Glück, invece è stata diversa. Prima del Nobel in Italia era uscito L’iris selvatico ma era fuori catalogo e Averno, pubblicato dalla piccola casa editrice napoletana Dante & Descartes. Il giorno dell’annuncio, nella libreria Dante & Descartes di Napoli furono vendute 80 copie in poche ore.

Quando un’autrice o un autore vincono un premio importante ma non sono ancora tradotti in Italia, gli editori entrano in una fase di trattative intense con gli agenti letterari: l’obiettivo è ottenere i diritti nel minor tempo possibile per sfruttare appunto tutta la visibilità che dà il premio. La casa editrice il Saggiatore si aggiudicò l’intera opera di Glück e ci fece una campagna promozionale con anche un evento di letture di Laura Morante. Nei sei mesi successivi alla pubblicazione le raccolte Averno e L’iris selvatico vendettero insieme circa 10mila copie: un dato alto per la poesia, che solitamente fa numeri più contenuti della narrativa.

Qualcosa di simile è avvenuto quando lo scrittore tanzaniano Abdulrazak Gurnah vinse il premio Nobel nel 2021. Fino a qualche anno prima Gurnah si trovava nel catalogo di Garzanti ma al momento dell’annuncio del Nobel l’autore non era pubblicato da nessuno. Di conseguenza i suoi diritti andarono all’asta: vinse La nave di Teseo, che ripubblicò l’opera di Gurnah.

Organizzare un tour per pubblicizzare i libri nel periodo immediatamente successivo all’annuncio del Nobel è molto difficile perché gli autori diventano improvvisamente richiestissimi. «Spesso è il traduttore, insieme all’editore, a partecipare agli incontri» spiega Elisabetta Sgarbi, direttrice editoriale di La nave di Teseo, «perché è la persona che conosce meglio il testo e l’autore». «Quando Gurnah vinse il Nobel, per esempio, il traduttore Alberto Cristofori fu tra i pochi in grado di raccontarne l’opera. Lo stesso accadde con Jon Fosse, il drammaturgo norvegese premiato nel 2023, la cui traduttrice Margherita Podestà Heir aveva già curato gran parte dei suoi testi per La nave di Teseo» dice Sgarbi. La casa editrice preferisce non divulgare i dati delle vendite di Gurnah e Fosse prima e dopo il Nobel.

– Leggi anche: I Premi Nobel cambiano la vita di chi li riceve

L’autore tedesco Peter Handke, vincitore del Nobel nel 2019, in Italia viene pubblicato dalla casa editrice Guanda. Nel 2014 Guanda iniziò a pubblicare i libri di Handke in maniera più sistematica e quando all’autore è stato assegnato il Nobel aveva tanti titoli in catalogo. Una coincidenza fortuita è stata che la pubblicazione del libro La ladra di frutta era in programma per poco dopo l’assegnazione del Nobel: «non sempre accade che un autore, quando vince il Nobel, abbia un titolo nuovo in uscita in quei giorni e abbiamo provveduto a rifornirlo immediatamente», dice Federica Manzon, direttrice editoriale di Guanda.

Inoltre, spiega, i libri dei premi Nobel diventano «molto “regalabili”. La ladra di frutta ha decuplicato le copie vendute a settimana e noi abbiamo rifornito in fretta tutto ciò che avevamo in catalogo». Hanno dato subito la priorità alla pubblicazione di opere che erano in traduzione o che avevano previsto di far uscire più avanti «perché l’effetto Nobel si è sentito su tutto il catalogo». Guanda dice che per Handke nelle settimane successive al Nobel le vendite di tutto il catalogo sono cresciute «del +3.800 per cento», cioè di quasi quaranta volte. «L’effetto del premio poi cala nell’anno successivo, mantenendosi comunque al di sopra delle medie pre Nobel, e poi va progressivamente normalizzandosi tornando ai livelli consueti dell’autore».

Negli ultimi cinque anni il Nobel per la letteratura è andato spesso ad autori e autrici poco conosciuti al grande pubblico. È anche per questo che l’impatto sul mercato editoriale è più visibile, perché si parte da vendite molto più basse.

Diverso è stato il caso di Kazuo Ishiguro, premio Nobel nel 2017, già ampiamente noto in Italia grazie ai romanzi pubblicati da Einaudi e agli adattamenti cinematografici di Quel che resta del giorno e Non lasciarmi. In quel caso il Nobel ebbe più il valore di un riconoscimento finale che di una scoperta. Un effetto simile si era visto anche con Alice Munro, vincitrice del premio nel 2013, che era già molto letta e tradotta in Italia. Per entrambi, il Nobel non ha cambiato la notorietà ma ha avuto comunque un forte impatto commerciale: nei due anni successivi all’annuncio, le opere di Ishiguro hanno venduto complessivamente circa 200mila copie, mentre quelle di Munro circa 250mila. Nel caso di Munro, l’effetto immediato fu favorito dal fatto che erano già disponibili in libreria numerosi titoli in edizione tascabile.