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  • Lunedì 27 ottobre 2025

Cos’è questo missile a propulsione nucleare testato dalla Russia

Si chiama Burevestnik e se ne parlava da anni: annunciarlo ora risponde alle esigenze propagandistiche del regime di Putin

Il presidente russo, Vladimir Putin, con abiti militari nel video diffuso dal regime sul test del missile, il 26 ottobre
Il presidente russo, Vladimir Putin, con abiti militari nel video diffuso dal regime sul test del missile, il 26 ottobre (Russian Presidential Press Office via AP)
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Il regime russo ha detto con grande enfasi di aver testato con successo un missile da crociera a propulsione nucleare, in grado di trasportare anche testate atomiche, chiamato Burevestnik. L’annuncio, fatto dal presidente Vladimir Putin, è stato ricevuto con una certa preoccupazione perché il Burevestnik, proprio per il suo sistema di propulsione, ha un raggio d’azione superiore a quello degli altri missili russi e perché il regime sostiene che sia in grado di eludere e confondere i sistemi di difesa antiaerei.

Del Burevestnik si parlava da tempo e da anni erano in corso dei test. È impossibile però fare verifiche indipendenti sull’efficacia di queste armi, perché tutte le informazioni disponibili provengono dalla Russia. Il missile era stato annunciato nel 2018 e già nel 2023 Putin aveva sostenuto che fosse stato condotto un suo «test finale» positivo.

L’annuncio di domenica ha una funzione anzitutto propagandistica. È stato fatto con un video di 12 minuti in cui Putin indossa abiti militari e discute del test col capo di stato maggiore delle forze armate, il generale Valery Gerasimov. Gerasimov sostiene che nel test il missile sia rimasto in volo per 15 ore, percorrendo 14mila chilometri. Putin aggiunge che è «un’arma unica, che nessun altro paese al mondo possiede» e che bisogna prepararsi a fornirla all’esercito.

Vladimir Putin col capo di stato maggiore Valery Gerasimov, il 26 ottobre

Vladimir Putin col capo di stato maggiore Valery Gerasimov, il 26 ottobre (EPA/RUSSIAN PRESIDENTIAL PRESS OFFICE / HANDOUT)

Il missile prende il nome dagli uccelli delle tempeste, che nel folklore marinaresco erano in grado di predire le burrasche, con un’allusione minacciosa. Fin dall’inizio, infatti, Putin ha presentato il progetto del Burevestnik come una risposta alle capacità militari statunitensi e occidentali. Per il suo equipaggiamento Jeffrey Lewis, un esperto di armi nucleari sentito dal New York Times, lo ha paragonato a una «piccola Chernobyl volante», riferendosi alla centrale nucleare ucraina in cui avvenne il disastro nucleare più grave e conosciuto del Ventesimo secolo.

Lunedì Trump ha commentato in modo infastidito il test: parlando con i giornalisti mentre era in volo per il Giappone, ha detto che Putin «deve far finire la guerra in Ucraina. Una guerra che avrebbe dovuto finire in una settimana entrerà presto nel suo quarto anno. È questo che dovrebbe fare invece di testare i missili».

Uno spezzone del video del test

Si ritiene che il reattore nucleare montato sul Burevestnik si attivi una volta che i razzi a combustibile solido lo hanno portato in aria. Secondo un giornale militare russo, citato dal think tank britannico International Institute for Strategic Studies, il missile avrebbe una gittata tra i 10mila e i 20mila chilometri, e sarebbe quindi in grado di raggiungere gli Stati Uniti da qualsiasi punto della Russia. Un’inchiesta di Reuters aveva identificato un possibile sito di lancio a Čebsara, circa 500 chilometri a nord di Mosca.

È probabile che il test invece sia avvenuto a Pan’kovo, nell’arcipelago Novaja Zemlja sull’Artico. Ad agosto esperti e osservatori militari avevano notato sulla base di rilevazioni satellitari un’intensificarsi delle attività in quel sito, tra l’altro nei giorni dell’incontro in Alaska tra Putin e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Uno dei precedenti test del missile, pubblicizzato dai media di stato russi nel 2018

Uno dei precedenti test del missile, pubblicizzato dai media di stato russi nel 2018 (RU-RTR Russian Television via AP)

Per il regime l’annuncio dell’esito positivo del test serve a mandare un messaggio tanto a Trump quanto agli alleati occidentali dell’Ucraina. Pubblicizzare un’arma così potente sostiene la narrazione che la Russia sia ancora una grande potenza militare, e a smentire Trump che a fine settembre l’aveva definita una «tigre di carta», cioè una potenza finta e fragile.

È inoltre un messaggio ostile sia verso l’assistenza d’intelligence fornita dagli Stati Uniti agli attacchi ucraini contro le raffinerie russe, sia contro l’eventuale invio all’Ucraina di armi più potenti, come i missili Tomahawk. Infine, per Putin è un modo per resistere alle pressioni di Trump su un accordo di pace in Ucraina, su cui il presidente russo continua a fare ostruzionismo.

Secondo il New York Times, i presunti progressi sul Burevestnik potrebbero essere anche legati all’accordo di non proliferazione New START, l’ultimo rimasto tra Stati Uniti e Russia. Nel 2023 il regime aveva sospeso la partecipazione della Russia, pur dicendo che avrebbe continuato a rispettare i limiti previsti sul numero di testate nucleari. Il trattato scade a febbraio, ma Putin ha proposto di prolungare di un anno i limiti ai rispettivi arsenali. Trump ha detto che gli sembrava una buona idea.

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