Perché Report ce l’ha col Garante della privacy

C'entrano una multa, una conversazione privata di Gennaro Sangiuliano e la visita di uno dei membri del Garante alla sede di Fratelli d'Italia

Il direttore di Report Sigfrido Ranucci
Il conduttore di Report Sigfrido Ranucci (Ivan Romano/Getty Images)
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Domenica sera Report, il programma di giornalismo di inchiesta che va in onda su Rai 3, ha messo in dubbio l’indipendenza del Garante della privacy pubblicando un video che mostra un uomo entrare nella sede di Fratelli d’Italia a Roma: è Agostino Ghiglia, uno dei quattro componenti del Garante, oltre che ex parlamentare di Alleanza Nazionale negli anni Duemila. L’accusa di Report è stata fatta dopo tre giorni di scambi polemici iniziati per via di una multa da 150mila euro data dal Garante alla Rai proprio a causa di Report.

Il Garante per la protezione dei dati personali, comunemente chiamato Garante della privacy, controlla che vengano rispettate le normative nazionali ed europee sul trattamento dei dati personali. Tra le altre cose può esaminare reclami dei cittadini, come è avvenuto nel caso della pubblicazione da parte di Report dell’audio di una conversazione privata tra l’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e sua moglie Federica Corsini.

Nell’audio Sangiuliano confessava la relazione avuta con Maria Rosaria Boccia: il rapporto fra i due era al centro dello scandalo che aveva portato alle dimissioni di Sangiuliano da ministro, nel settembre del 2024, e poi anche di inchieste giudiziarie in cui erano indagati entrambi (quelle in cui era coinvolto l’ex ministro sono state archiviate, quelle su Boccia sono ancora in corso). Dopo le dimissioni, Sangiuliano era tornato a lavorare come giornalista in Rai.

Il Garante ha detto che la pubblicazione dell’audio aveva violato il GDPR (la normativa europea in materia di privacy), il Codice della privacy italiano e le regole deontologiche giornalistiche relative alla diffusione di dati personali.

Nella maggior parte dei casi le leggi italiane e il codice deontologico dei giornalisti vietano la pubblicazione di audio simili perché le telefonate tra due persone, così come le chat, sono considerate corrispondenza privata: possono essere diffuse soltanto se c’è il consenso esplicito di tutte le persone coinvolte nella conversazione.

Ma ci sono casi in cui i giornalisti possono far valere il cosiddetto diritto di cronaca, quando per esempio si rivelano fatti importanti di rilevanza pubblica, oppure quando la diffusione dell’audio è indispensabile per la completezza e la comprensione dell’informazione. Secondo il codice deontologico, vale sempre e comunque il principio dell’essenzialità dell’informazione anche quando ci si sta occupando di personaggi noti: significa che la vita privata dei politici deve essere rispettata se le notizie non hanno alcun rilievo sul loro ruolo.

Il caso dell’audio di Sangiuliano e la moglie è delicato e in una zona grigia, perché la relazione con Maria Rosaria Boccia aveva influito anche sul ruolo del ministro. Boccia si era infatti qualificata in più occasioni come sua collaboratrice: in un post su Instagram, aveva ringraziato Sangiuliano per averla nominata «Consigliera del Ministro per i Grandi Eventi». Il ministero aveva inizialmente smentito l’attribuzione dell’incarico, ma da quel momento era iniziata una controversia tra Boccia, i collaboratori del ministro e Sangiuliano stesso, fino alle dimissioni arrivate nel settembre del 2024.

Il Garante ha scelto quindi un’interpretazione più restrittiva della legge. «È stata trasmessa una conversazione con mio marito registrata a mia insaputa e in maniera illecita. Qui la politica non c’entra, non vedo come il Garante della privacy, e lo dico da giornalista, potesse giungere a conclusioni differenti», ha detto al Corriere della Sera Federica Corsini, moglie di Sangiuliano, parlando per la prima volta dopo il caso.

La multa è stata fin da subito molto contestata da Report. Già venerdì Sigfrido Ranucci, il conduttore del programma, aveva accusato il Garante di dipendere dalla politica e in particolare dalla destra al governo: «Qualcuno sta armando il Garante della privacy per punire Report e dare un segnale esemplare a altre trasmissioni. Chiedo che il Garante europeo verifichi come sta operando il Garante della privacy italiano, perché sembra agire come un’emanazione del governo».

Il Garante aveva poi risposto poco dopo con una nota del presidente Pasquale Stanzione che difendeva «l’assoluta indipendenza e trasparenza del proprio operato a difesa della legalità», e che annunciava iniziative per tutelare la dignità dell’ente, ovvero possibili cause. Dopo questo primo scambio avvenuto tra venerdì e sabato, domenica Report ha pubblicato il filmato che mostra Ghiglia entrare nella sede di Fratelli d’Italia poche ore prima che la multa venisse annunciata. «Sarebbe interessante sapere se hanno parlato della sanzione a Report», ha chiesto Ranucci in modo retorico durante la trasmissione.

Domenica, dopo le anticipazioni del video, lo stesso Ghiglia ha parlato con alcuni giornali per spiegare che era nella sede di Fratelli d’Italia per incontrare Italo Bocchino, direttore del giornale Secolo d’Italia, e preparare alcune presentazioni dei loro libri. Ghiglia entrò in Fratelli d’Italia nel 2013, fece il consigliere regionale e l’assessore in Piemonte, e venne candidato alle politiche del 2018 e alle europee del 2019, senza venire eletto. Oggi dice di non avere più rapporti col partito. «Mi sono comportato con naturalezza, non con leggerezza», ha aggiunto.

La nomina di presidenti o componenti che in passato erano stati deputati o avevano militato in alcuni partiti non è una novità. Francesco Pizzetti, presidente del Garante dal 2005 al 2012, era stato consigliere del presidente del Consiglio Romano Prodi dal 1996 al 1998; Antonello Soro, presidente dal 2012 al 2020, era stato deputato del centrosinistra dal 1994 al 2012.