Nel carcere di Vercelli una donna è rimasta incinta
Ed è una notizia: perché in teoria non avrebbe potuto e perché non succede quasi mai

Una donna detenuta nel carcere di Vercelli è rimasta incinta, e in teoria non avrebbe potuto: a Vercelli infatti non c’è uno spazio per l’intimità come quelli che stanno aprendo in questi mesi in alcune carceri italiane, in cui ai detenuti è concesso di avere incontri con persone dall’esterno senza sorveglianza, e quindi anche avere rapporti sessuali. Che una donna in carcere resti incinta durante la detenzione è una notizia, perché è molto raro e perché l’ordinamento penitenziario è fatto in modo da renderlo quasi impossibile (o possibile solo violando diverse regole). La storia è stata raccontata dalla sezione locale vercellese del quotidiano La Stampa.
La donna è rimasta incinta dopo uno degli incontri avuti negli ultimi mesi con un uomo detenuto sempre nel carcere di Vercelli, ma nella sezione maschile, con cui aveva già avuto una bambina nel 2018. I due non sono sposati e inizialmente l’uomo non aveva riconosciuto la bambina. Lo ha fatto di recente, con una procedura burocratica avvenuta mentre era in carcere, e così i due detenuti hanno ottenuto di poter fare insieme alcuni incontri periodici con la figlia, e poi anche di incontrarsi da soli (prima invece la bambina aveva incontri regolari solo con la madre).
Questi incontri però dovrebbero avvenire come qualsiasi altro colloquio in carcere, in stanze sorvegliate: a Vercelli la stanza dei colloqui ha una vetrata e viene generalmente controllata dall’esterno, in un modo che permette di vedere cosa succede dentro ma non sentire quello che si dicono le persone a colloquio; oppure viene controllata a distanza con un sistema di videosorveglianza.
Non è chiaro se e come i due detenuti siano riusciti ad avere un rapporto sessuale senza che gli agenti di polizia penitenziaria se ne accorgessero, e il direttore del carcere per ora non ha voluto commentare la vicenda: può anche essere che chi doveva controllare non lo abbia fatto di proposito, per lasciare loro intimità. Ha invece commentato molto duramente la vicenda il segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria (Osapp), Leo Beneduci, che ha incolpato i dirigenti del carcere e ha sostenuto che casi come questi dimostrino «l’esistenza di un sistema penitenziario che non funziona, in cui i detenuti fanno sempre più spesso quello che vogliono».
La gravidanza è stata scoperta in pronto soccorso, dove la donna era stata portata perché non stava bene: è incinta di nove settimane.
Nelle carceri italiane ai detenuti e alle detenute è stato a lungo vietato di avere incontri intimi consensuali con chi volessero, e quindi anche di fare sesso: l’ordinamento impone infatti il controllo a vista durante i colloqui, anche se con coniugi o conviventi. Le cose sono cambiate solo di recente, perché a gennaio del 2024 la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il divieto all’affettività e alla sessualità in carcere.
Da quel momento sono stati anche accordati i primi permessi per fare sesso in carcere ed è stato ordinato ad alcune carceri di trovare spazi idonei per gli incontri intimi. Ad aprile di quest’anno invece il ministero della Giustizia aveva pubblicato delle linee guida per spiegare come debbano avvenire gli incontri e come si debbano attrezzare le carceri. Finora cinque carceri hanno predisposto stanze per l’intimità in cui avere incontri senza sorveglianza, e una sesta aprirà nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino da novembre.
Diverse altre carceri hanno iniziato a muoversi per adeguarsi alla sentenza della Corte costituzionale: non si sa se lo stia facendo anche quello di Vercelli.



