Catherine Connolly sarà la nuova presidente dell’Irlanda
È un'indipendente di sinistra che piace soprattutto ai giovani

La politica indipendente di sinistra Catherine Connolly sarà la nuova presidente dell’Irlanda. Connolly, che è sostenuta dai partiti di sinistra, incluso Sinn Féin, il principale dell’opposizione e nazionalista, ha ottenuto il 63,4 per cento delle preferenze. Ha superato di oltre 30 punti percentuali la sua rivale, l’ex ministra Heather Humphreys del partito di centrodestra Fine Gael (che governa in coalizione con il partito centrista Fianna Fáil dal 2020), che si è fermata al 29,4 per cento.
Nonostante i primi risultati ufficiali siano arrivati a metà pomeriggio, la vittoria di Connolly era data per certa dalla mattina, quando era iniziato lo spoglio delle schede. Questo perché era data come ampiamente vincitrice dai tallies, i risultati non ufficiali aggregati che vengono raccolti nei singoli seggi elettorali dai cosiddetti tallymen: sono membri di partito e volontari, ma anche giornalisti e analisti, che come i rappresentati di lista in Italia possono assistere allo spoglio delle schede per controllare che tutto si svolga correttamente e che si segnano quanti voti ha preso ogni candidato. Proprio sulla base dei tallies, Humphreys aveva ammesso la sconfitta già alle 15, quando i risultati ufficiali erano ancora pochissimi.
Connolly e Humphreys erano le uniche candidate a queste elezioni e Connolly era data come favorita in tutti i sondaggi (anche se il distacco previsto era minore, fra i 15 e i 19 punti). Un terzo candidato, Jim Gavin di Fianna Fáil, si era invece ritirato tre settimane fa. L’aveva fatto però troppo tardi per essere rimosso dalle schede, quindi si poteva comunque votare per lui e l’ha fatto il 7,2 per cento degli elettori e delle elettrici.
Il fatto che a queste elezioni fossero presenti solo due candidate non è stato molto apprezzato e sembra che abbia prodotto due conseguenze: un’affluenza attorno al 46 per cento (piuttosto bassa, anche se più alta delle ultime elezioni, in cui aveva raggiunto il minimo storico del 43,9) e soprattutto il 13 per cento di schede nulle, la quasi totalità delle quali sono da considerarsi annullamenti per protesta. È un dato che se fosse confermato a fine scrutinio sarebbe il più alto della storia irlandese.

Gli scrutatori che contano i voti con davanti i cosiddetti tallymen in un seggio di Dublino, il 25 ottobre 2025 (AP Photo/Peter Morrison)
In Irlanda il presidente ha funzioni principalmente cerimoniali. Nel tempo però l’incarico ha guadagnato rilevanza e visibilità, anche per il modo più politico in cui il presidente uscente Michael D. Higgins ha interpretato il ruolo, con interventi che hanno contribuito a indirizzare il dibattito pubblico nell’arco dei suoi due mandati.
Questa campagna elettorale è stata più politicizzata di quelle per le scorse elezioni presidenziali, che di solito non hanno una connotazione politica così evidente proprio per l’imparzialità di questo ruolo, e si è concentrata anche su temi estranei ai poteri della presidenza: per esempio Connolly si è esposta parecchio sulla politica estera, che è prerogativa del governo e non della presidenza, mostrandosi molto vicina alla causa palestinese. Dopo il ritiro di Gavin inoltre, la presenza di due sole candidate ha fatto sì che il dibattito si polarizzasse sullo scontro tra campo governativo e anti-governativo, rispettivamente incarnati da Humphreys e Connolly.
Connolly, che ha 68 anni e non ha mai avuto incarichi governativi, piace soprattutto alle persone giovani, molte delle quali deluse dai governi centristi che governano da sempre e che non hanno risolto una grave crisi abitativa, nonostante l’Irlanda abbia molti soldi da spendere grazie alle tasse delle multinazionali che hanno sede nel paese per ragioni fiscali. È riuscita a intercettarle anche grazie a una campagna sui social molto più efficace di quella della rivale e a degli endorsement piuttosto particolari, come quello del gruppo rap nordirlandese Kneecap.
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