Celebrità dell’NBA, un tavolo a raggi X e un po’ di vecchia scuola
Secondo le indagini dell'FBI sarebbero gli elementi principali di un sistema da film con cui la mafia italo-americana truccava le partite di poker

Il sistema ingegnoso usato per truccare le partite di poker è un elemento centrale nella grossa inchiesta statunitense sul gioco d’azzardo illegale che ha portato all’arresto dell’allenatore dell’NBA Chauncey Billups e in cui è coinvolta anche la mafia italo-americana. Le truffe si basavano su meccanismi da film, che sfruttavano sia accorgimenti tecnologici molto avanzati sia metodi più tradizionali, tipici del crimine organizzato. Gli investigatori ritengono che la mafia ci abbia guadagnato 7 milioni di dollari (circa 6 milioni di euro) a partire dal 2019, e che i soldi siano poi stati riciclati.
Secondo l’FBI il ruolo di Billups e di altre persone coinvolte, tra cui l’ex giocatore di basket Damon Jones, era in sostanza allettare le potenziali vittime con la prospettiva di giocare a poker insieme a celebrità. Billups allenava i Portland Trail Blazers – è stato licenziato dopo l’arresto – e in passato era stato un giocatore molto forte, che vinse l’NBA nel 2004. Anche Jones era stato un giocatore di buon livello, noto soprattutto per le sue stagioni ai Cleveland Cavaliers.

Damon Jones nel 2008, ai tempi in cui giocava coi Cleveland Cavaliers (AP Photo/Tony Dejak)
La funzione di Billups e Jones era quella di metterci la faccia, e per questo nel gergo della mafia venivano chiamati «figure» (nei giochi di carte le figure sono fante, regina e re, quelle con valore più alto). Dovevano invogliare le potenziali vittime, chiamate invece «pesci», con la loro presenza. Secondo l’FBI, venivano ricompensati anche con 50mila dollari a partita (43mila euro).
Una volta che le vittime venivano fatte sedere al tavolo di un locale compiacente – in contesti illegali, non in casinò autorizzati – ci avrebbe pensato poi la mafia a truccare le partite con mezzi tecnologici impressionanti.
C’erano lenti a contatto speciali, da indossare per riconoscere i segni sulle carte indistinguibili a occhio nudo, e contenitori per le fiches con telecamere nascoste. Gli accusati inoltre avrebbero utilizzato una macchina per mescolare i mazzi modificata, capace di assegnare ai giocatori una “mano” predeterminata, e quindi di stabilire in anticipo e con certezza chi l’avrebbe vinta o persa.
La macchina per mescolare le carte modificata, a sinistra, e il tavolo a raggi X, nelle foto diffuse dal dipartimento della Giustizia statunitense
L’accorgimento più incredibile era però un tavolo da poker con una macchina a raggi X per leggere le carte mentre erano appoggiate a faccia in giù (le partite erano nella variante più diffusa del poker, il Texas hold ’em, in cui si gioca con due carte in mano e cinque condivise da tutti i giocatori).
Secondo l’FBI, oltre alla tecnologia ha fatto la differenza il coordinamento tra i partecipanti, cioè una delle specialità della mafia vecchia scuola.
Le informazioni raccolte con questi espedienti venivano elaborate al computer da persone che si trovavano all’esterno della sala dove si giocava la partita di poker. Da lì venivano trasmesse col cellulare a un complice al tavolo, chiamato «quarterback» (il ruolo del regista nel football americano). Questo, a sua volta, avvisava i compagni con gesti concordati, come toccarsi il mento o sfiorare le proprie fiches di un certo colore.

Il direttore dell’FBI, Kash Patel, durante la conferenza stampa del 23 ottobre a New York (AP Photo/Angelina Katsanis)
Gli organizzatori della truffa, secondo le indagini, si preoccupavano anche che le persone ignare non perdessero troppi soldi tutti insieme, affinché non si insospettissero. Esortavano per esempio a lasciare vincere loro almeno una mano, quando le cose andavano male. In altri casi i complici, comunicando tra loro, si compiacevano di come la presenza di persone famose mettesse in soggezione i partecipanti, o li distraesse dalle perdite. «È come se volesse dare i suoi soldi a Chauncey [Billups]», diceva uno degli scambi ricostruiti dall’FBI.
Oltre che per le modalità estremamente elaborate della truffa, si sta parlando moltissimo dell’indagine anche perché sono indagati esponenti di quattro delle cinque famiglie più importanti del crimine organizzato italo-americano di New York: Gambino, Genovese, Lucchese e Bonanno (la quinta sono i Colombo). Negli atti dell’indagine 18 persone vengono indicate anche col loro alias, com’è frequente quando c’è di mezzo la criminalità organizzata, e anche questo ha colpito l’attenzione. Quello di Jones era poco originale (Dee Jones) ma ce n’erano altri più boriosi come Spanish g, Flappy, Doc, Albanian Bruce e Sugar.
I soprannomi di alcuni degli indagati
L’FBI sta indagando anche su un altro caso collegato a quello sul poker: riguarda presunte scommesse illecite sulle partite di NBA e coinvolge anche il giocatore Terry Rozier, dei Miami Heat.
Complessivamente nelle due inchieste sono indagate 34 persone, di cui tre in entrambe: tra queste c’è Jones. Secondo l’FBI, Jones in varie occasioni avrebbe cercato di vendere informazioni sulle partite, anche sfruttando i suoi agganci nell’NBA e il fatto di conoscere LeBron James, uno dei migliori giocatori di basket di sempre. Billups è coinvolto, ma non indagato, anche nel filone sulle scommesse sportive: avrebbe detto, durante una partita di poker a Las Vegas nel 2023, che i Blazers (la sua squadra) avrebbero perso apposta una partita. Gli accusati si dicono innocenti. Billups e Rozier sono stati rilasciati su cauzione.
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