L’Ucraina non potrà usare soldi russi per finanziarsi la guerra, per ora
I paesi europei hanno rimandato nuovamente la decisione sui beni congelati russi: c’entra una società finanziaria con sede in Belgio

Giovedì alla riunione del Consiglio Europeo (l’organo che riunisce i capi di stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione) si è parlato di nuovo della proposta di dare un grosso prestito all’Ucraina per aiutarla nella guerra che sta combattendo contro la Russia. È una questione delicata, perché la proposta prevederebbe di usare come mezzo di finanziamento i fondi russi depositati in Europa che dall’inizio della guerra sono “congelati” per via delle sanzioni europee contro la Russia. Giovedì, di nuovo, la decisione è stata rimandata al prossimo Consiglio, in programma a dicembre. A opporsi è stato il Belgio, per un motivo pratico ben preciso.
I beni russi congelati sono in grandissima parte sotto il controllo e la gestione di Euroclear, una società finanziaria con sede in Belgio che fa da deposito di sicurezza per casi del genere. Il primo ministro Bart De Wever, un nazionalista fiammingo, teme che se i beni russi dovessero essere usati per aiutare l’Ucraina la Russia potrebbe compiere ritorsioni nei confronti del Belgio in quanto paese depositario dei soldi.
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I beni congelati sono quelli che la Banca centrale russa conservava come riserva in Occidente. Poco dopo l’inizio della guerra, nel 2022, i paesi del G7 li bloccarono rapidamente con l’obiettivo di mettere in difficoltà l’economia russa. In tutto si stima che furono congelati circa 250 miliardi di euro. Di questi circa 200 si trovavano in Europa e più o meno 190 miliardi sono detenuti da Euroclear.
Finora questi beni sono sostanzialmente rimasti fermi. Dopo mesi di negoziati, nel 2024 fu trovato un accordo per usare solo gli interessi maturati su quei beni per sostenere l’Ucraina, una decisione importante ma meno compromettente per l’Europa e più sicura da eventuali complicazioni legali. I soldi della Banca centrale russa non sono mai stati toccati. Dall’inizio del suo secondo mandato però il presidente statunitense Donald Trump ha ridotto il sostegno militare ed economico all’Ucraina, e per i paesi europei è diventato fondamentale trovare nuovi modi con cui aiutare il governo ucraino.

La sede di Euroclear a Bruxelles, il 23 ottobre del 2025 (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)
L’idea di cui si è discusso al Consiglio Europeo è di usare i beni russi per finanziare un prestito all’Ucraina da 140 miliardi di euro, che il paese sarebbe tenuto a ripagare solo se ricevesse dei fondi di riparazione dalla Russia, dopo la fine della guerra. Nella pratica, Euroclear affiderebbe la gestione dei fondi all’Unione Europea, che poi organizzerebbe il prestito.
La Russia ha già fatto sapere che se dovesse succedere ci sarebbero ritorsioni. Il Belgio dice che gli altri paesi europei non hanno offerto garanzie sufficienti sulla condivisione del rischio, soprattutto dal punto di vista legale e finanziario. «Se prendete i soldi dal mio paese, e va male, io non sono in grado di, e certamente non voglio, ripagare 140 miliardi di euro nel giro di una settimana», ha detto De Wever parlando con i giornalisti.
Il Belgio non è comunque l’unico paese contrario. Giovedì l’Ungheria è stata l’unica ad astenersi sulle conclusioni del Consiglio Europeo sull’Ucraina, che erano piuttosto vaghe ma di fatto ribadivano l’impegno a sostenere l’Ucraina e condannavano la Russia. Dal 2010 il primo ministro ungherese è Viktor Orbán, che governa in maniera autoritaria ed è tra i leader europei più vicini al presidente russo Vladimir Putin.
Anche se a dicembre i leader europei dovessero trovare un accordo sull’uso dei beni congelati, rimangono varie questioni di cui discutere. Per esempio per cosa l’Ucraina potrebbe usare i soldi del prestito, se solo per l’acquisto di armi o altri strumenti militari o anche per altri fini, per esempio per finanziare il bilancio ucraino.



