La nuova, gigantesca cattedrale ortodossa di Bucarest
È una delle più grandi del mondo ed è costata centinaia di milioni di euro, che secondo i critici avrebbero potuto essere spesi altrove

Domenica a Bucarest, in Romania, verrà consacrata la Cattedrale Nazionale ortodossa, chiamata anche Cattedrale della Salvezza della Nazione. Sarà una delle chiese più grandi al mondo: è alta 127 metri (un po’ meno della Basilica di San Pietro, in Vaticano) e durante la liturgia potrà ospitare circa 5mila persone. È un progetto di cui in Romania si è discusso molto per le sue dimensioni; per i costi, che in gran parte sono stati sostenuti dal governo; e anche perché per molti versi mostra quanto la Chiesa Ortodossa sia influente e potente nel paese.
La Cattedrale Nazionale nel 2024, quando ancora erano in corso i lavori di costruzione.
I lavori per la costruzione della cattedrale iniziarono nel 2010. Oltre alla chiesa ci sono anche altre strutture, tra cui diversi portici, due edifici che dovrebbero servire all’accoglienza dei visitatori e un museo. Dentro alla cattedrale ci saranno 25mila metri quadrati di mosaici (una dimensione paragonabile a più di tre campi da calcio). Anche le sue campane sono gigantesche: il suono si può sentire fino a 15 chilometri di distanza (le persone che vivono vicino all’edificio si sono già lamentate).
Non è chiarissimo quanto siano costati i lavori: secondo le stime, l’equivalente di circa 270 milioni di euro, di cui almeno 200 sarebbero stati pagati dal governo. Sono tanti soldi, specialmente per la Romania, che è tra i paesi più poveri dell’Unione Europea: anche per questo l’opera e il sostegno pubblico sono stati molto contestati.
Il quotidiano romeno Adevarul per esempio ha notato che i fondi spesi per la cattedrale sono stati cinque volte più alti del costo di un ospedale costruito di recente per i bambini malati di cancro, che tra l’altro è stato finanziato interamente con fondi privati. La Costituzione romena sancisce alcuni principi di separazione tra lo stato e le religioni: secondo ASUR, un’associazione romena che sostiene la laicità dello stato, la Chiesa Ortodossa avrebbe dovuto finanziare autonomamente il progetto. Oltre a questo, secondo i critici i lavori per la costruzione sono stati assegnati in modo poco trasparente.

Alcuni mosaici all’interno della Cattedrale Nazionale di Bucarest (foto tratta dal sito della Cattedrale Nazionale)
La Romania ha una popolazione di 19 milioni di persone, di cui la grande maggioranza è di religione ortodossa. Il progetto per la costruzione di una grande cattedrale nella capitale risale alla seconda metà del Diciannovesimo secolo, quando la Romania diventò indipendente dall’Impero ottomano. Per molto tempo però è stato rimandato, a causa delle due Guerre mondiali e poi della dittatura comunista.
Dalla fine della Seconda guerra mondiale fino al 1989 la Romania fu infatti governata da un regime comunista che era, almeno in teoria, ostile alle religioni. Nella pratica però la relazione tra il dittatore comunista romeno Nicolae Ceaușescu e la Chiesa ortodossa romena fu più complessa: Ceaușescu ordinò la distruzione di diverse chiese, in particolare a Bucarest, ma non proibì le pratiche di culto. Cercò anzi di controllarle e di sfruttare la collaborazione dei chierici per aumentare la propria legittimità e come fattore di unità nazionale.

Preti ortodossi romeni durante la cerimonia della Domenica delle Palme, a Bucarest nel 2023 (AP/Andreea Alexandru)
La dimensione della cattedrale e il sostegno offerto dal governo riflettono il potere che la Chiesa Ortodossa ha oggi in Romania. Negli ultimi anni il numero di fedeli ortodossi è diminuito in termini assoluti, dal momento che molte persone sono emigrate e che le generazioni più giovani sono meno religiose: l’influenza della Chiesa Ortodossa però è ancora molto forte, soprattutto in politica.
In passato il capo della Chiesa Ortodossa romena, il patriarca Daniel, ha giustificato l’enormità del progetto dicendo che ha un importante valore simbolico, e che dopo la costruzione della cattedrale «la Romania non avrà più complessi di inferiorità rispetto agli altri paesi». Si riferisce al fatto che, secondo lui, fino a questo momento la Romania non aveva chiese ortodosse degne dell’importanza che la fede ha nella società romena.
L’altare della cattedrale era già stato consacrato nel 2018. Il prossimo 26 ottobre verranno consacrate le icone, che hanno un ruolo fondamentale nella liturgia ortodossa. Si prevede che alla cerimonia di domenica parteciperanno migliaia di fedeli. Da lunedì la chiesa rimarrà aperta giorno e notte fino alla fine del mese, per permettere ai fedeli di pregare e di visitarla.
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