• Italia
  • Martedì 21 ottobre 2025

La pseudoscienza che ha causato la morte di un 14enne e un processo per i suoi genitori

I due sono imputati per omicidio volontario, accusati di aver seguito le screditate teorie di Ryke Geerd Hamer

(AP Photo/Andrew Medichini)
(AP Photo/Andrew Medichini)
Caricamento player

A Vicenza è iniziato il processo nei confronti dei genitori di Francesco Gianello, un ragazzo di 14 anni morto all’inizio del 2024 a causa di un tumore alle ossa curato con antinfiammatori e impacchi di argilla, quindi di fatto non curato. Sono accusati di omicidio volontario per aver seguito le teorie del medico tedesco Ryke Geerd Hamer, morto nel 2017, basate sulla cura psicologica dei tumori, per cui Hamer fu radiato dall’albo oltre che accusato di negligenza medica per la morte di diversi pazienti.

In una lunga intervista al Corriere della Sera, i genitori del ragazzo hanno raccontato la malattia del figlio e come sono arrivati ad affidarsi a teorie antiscientifiche e non a medici specializzati nella cura dei tumori.

Francesco Gianello accusò i primi sintomi nel 2022. Dopo una risonanza magnetica fu portato all’ospedale Rizzoli di Bologna, dove gli venne diagnosticato un tumore alle ossa. I genitori hanno detto ai magistrati di aver consultato telefonicamente diversi medici, tra cui un professionista fondatore di una scuola di formazione che diffonde teorie sullo sviluppo delle malattie ispirate a quelle di Hamer.

I genitori hanno detto al Corriere della Sera che gli fu consigliato di non autorizzare una biopsia, cioè la rimozione di una piccola parte di tessuto osseo malato per fare delle analisi più approfondite, e provare a trattare la malattia con impacchi di argilla e ibuprofene, un antinfiammatorio.

La scelta di un trattamento blando e inefficace è comune a tutti i casi simili a questo: si basa sull’idea, sviluppata da Hamer, secondo cui non soltanto i tumori ma tutte le malattie gravi sarebbero dovute a traumi psicologici e risposte dell’organismo contro conflitti irrisolti, e che dunque sia sufficiente risolvere quei conflitti per guarire.

Secondo la teoria di Hamer – chiamata “Nuova medicina germanica” – non esisterebbero propriamente malattie, ma soltanto “programmi speciali biologici sensati” (SBS) di cui fanno parte anche batteri, funghi e virus. Cure tradizionali basate sulla chemioterapia o sui farmaci antidolorifici, per esempio, sarebbero dannose e mortali perché ostacolerebbero questi programmi, che prevedono che il superamento del “trauma” avvenga attraverso la risoluzione del conflitto.

Hamer elaborò le sue teorie alla fine degli anni Settanta, dopo essersi ammalato di tumore ai testicoli. Si convinse che ci fosse un legame tra il suo tumore e il trauma psicologico accusato per la morte del figlio, morto nel 1978 in seguito a una grave ferita alla gamba destra; la ferita era stata causata dal colpo d’arma da fuoco sparato nel corso di una lite da Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia Umberto II e di sua moglie Maria José.

In più occasioni Hamer descrisse la sua medicina “germanica” come un’alternativa alla medicina tradizionale, da lui considerata parte di un piano degli ebrei per decimare la popolazione non ebrea dei paesi occidentali. Mentre continuava a esercitare la professione, nonostante la licenza gli fosse stata ritirata nel 1986, fu indagato più volte per negligenza medica e per omissione di soccorso che portarono alla morte di alcuni suoi pazienti malati di cancro.

Dopo aver vissuto alcuni anni in Spagna, Hamer fu arrestato in Germania nel 1997 e trascorse in carcere 12 mesi a seguito di una condanna per esercizio abusivo della professione. Nei primi anni Duemila tornò quindi in Spagna, ma fu arrestato ed estradato in Francia, dove fu nuovamente condannato a tre anni di carcere per lo stesso reato e per frode.

Nonostante le sue tesi siano state ampiamente screditate dalla comunità scientifica internazionale, alcuni medici continuano a seguirle mettendo in pericolo i pazienti oppure portandoli alla morte, come accaduto nel caso di Francesco Gianello.

Le condizioni di salute del 14enne peggiorarono in poco tempo. I genitori hanno sostenuto che a quel punto rivolsero – sempre su suggerimento di un medico – a un centro olistico di Badia Tedalda, in provincia di Arezzo. «Si stava all’aperto, al sole, alimentazione curata, massaggi, esercizi per la muscolatura, bagni rilassanti», ha raccontato la madre del ragazzo al Corriere.

Dopo alcune settimane Francesco Gianello iniziò a star male e ad avere gravi problemi alla vista. La madre lo portò al pronto soccorso dell’ospedale di Perugia, dove i medici si resero conto che le condizioni di salute del 14enne erano compromesse e iniziarono a ricostruire la sua vicenda. Inizialmente i genitori spiegarono che il figlio era caduto da uno skateboard, e solo in seguito alle insistenze dei medici misero a disposizione i risultati degli esami. «Ormai era tutto chiaro: se fosse stato chiaro anche prima, avremmo agito diversamente», ha detto il padre al Corriere.

Nei tre mesi in cui fu ricoverato a Perugia, Francesco Gianello fu sottoposto a chemioterapia e radioterapia. Il tumore era però in stato molto avanzato, motivo per cui non fu possibile operarlo chirurgicamente. Alla fine del 2023 il 14enne fu portato all’ospedale San Bortolo di Vicenza, dove iniziò le cure palliative fino alla morte, avvenuta all’inizio del 2024.

Secondo il pubblico ministero Paolo Fietta, i genitori avrebbero causato la morte del figlio ritardando esami e cure che avrebbero potuto garantirgli la sopravvivenza. L’accusa nei loro confronti è di omicidio volontario. In questo caso il dolo non è diretto, risultato di una precisa volontà, ma indiretto: per la precisione si configura come “dolo eventuale”. C’è l’accusa di dolo eventuale quando una persona, pur senza voler commettere un reato, prevede e accetta che le conseguenze delle sue azioni possano eventualmente essere un reato. Malgrado i genitori raccontino di essere stati seguiti e consigliati da varie figure, nessuno dei medici consultati dai genitori è imputato o risulta essere stato indagato.

Il padre ha detto di aver seguito le teorie di Hamer perché spaventato dalle cure tradizionali che non avevano aiutato a guarire alcuni parenti. Dalle sue parole non sembra del tutto convinto che il metodo sviluppato da Hamer sia inefficace: «Ho imparato che al di là del metodo, contano le persone. Forse con altre persone sarebbe andata diversamente. Abbiamo incontrato persone pericolose, sapevano quale era la problematica», ha detto. «Potete anche seguire Hamer, ma negli ospedali. Non affidatevi esclusivamente a lui. Questa cosa l’ho imparata». Nella stessa intervista invece la madre di Francesco Gianello ha invitato tutti a «stare alla larga da Hamer».