La stramba estate di Victor Wembanyama
Il cestista francese ha fatto il monaco guerriero e lo scacchista, e si è allenato in modo inconsueto: ora sembra più forte

Il 21 ottobre inizia l’NBA, il campionato di basket nordamericano e il più seguito al mondo. Tra i giocatori più attesi c’è il 21enne francese Victor Wembanyama, dei San Antonio Spurs: non tanto per il suo enorme talento (evidente da tempo), ma per l’estate fuori dal comune che ha avuto. Nei mesi di pausa tra una stagione e l’altra, per riprendersi da una trombosi venosa alla spalla destra, tra le altre cose Wembanyama ha passato dieci giorni nel tempio Shaolin (diventando buddista), ha giocato molto a scacchi e si è allenato con due dei più grandi cestisti di sempre.
Il suo infortunio ha avuto un ruolo rilevante in queste scelte. La trombosi, che è un coagulo di sangue potenzialmente molto pericoloso, gli era stata diagnosticata a febbraio, mentre stava disputando un’ottima seconda stagione in NBA, e lo aveva costretto a smettere di giocare. Fino a luglio, cioè fino a quando non era stato dichiarato guarito, Wembanyama non ha potuto giocare e allenarsi con l’intensità di un giocatore di NBA.
La trombosi è stata un’esperienza piuttosto traumatica, non solo dal punto di vista fisico. Dopotutto è un ragazzo di 21 anni circondato da aspettative enormi, e nel basket un infortunio del genere può far finire una carriera. In una recente conferenza stampa ha detto di aver capito, nella pausa forzata, «che la vita non è eterna e che ci saranno alcune esperienze che ci perderemo. È inevitabile. Ma voglio perdermi il meno possibile. Voglio vivere il più possibile e questo è qualcosa che volevo fare [questa estate, ndr]».
Proprio nel tentativo di ritrovare un equilibrio, sia fisico che mentale, a giugno – non appena la trombosi gli ha permesso di tornare a viaggiare – Wembanyama è stato per dieci giorni nel tempio Shaolin, il più famoso tempio buddista cinese, insieme al preparatore atletico degli Spurs. Lì ha vissuto e si è allenato come un “monaco guerriero”: si è fatto rasare la testa e ha praticato ogni giorno il kung fu, uno stile di arti marziali cinese. Ha raccontato di essere scappato solo per mangiare un po’ di carne, vietata dalla dieta vegana del tempio.
Wembanyama ha raccontato all’Équipe che quei giorni sono stati molto provanti: «Scoprivamo movimenti che non avevamo mai fatto nella nostra vita. Facevamo più di mille calci al giorno, e poi c’erano salti, esercizi di equilibrio, stretching. Si utilizzavano muscoli che si sollecitano raramente e che vengono rapidamente sovraccaricati».
Alla fine, però, il kung fu gli ha permesso di ampliare i suoi movimenti e di migliorare la sua coordinazione. Per un giocatore di basket con il suo fisico (è alto più di due metri e venti) sono aspetti molto importanti, e rafforzare le articolazioni riduce anche il rischio di infortunarsi, cosa che in NBA capita spesso ai giocatori molto alti come lui.
Uscito dal tempio, Wembanyama ha continuato a fare cose che non ci si aspetterebbe da un giocatore di NBA. Alcune sono state poco rilevanti per la sua preparazione atletica, come leggere una ventina di libri fantasy o visitare una sede della NASA, l’agenzia responsabile della ricerca aerospaziale negli Stati Uniti. Altre, invece, sono state a loro modo più utili e propedeutiche al basket: come giocare a calcio e, soprattutto, a scacchi.
Wembanyama fa gol su punizione, in Giappone
Come molti altri suoi colleghi di NBA, Wembanyama è un grande appassionato di scacchi. Questa estate ci ha giocato molto e nei campetti di Le Chesnay, vicino a Parigi, e ha persino organizzato un suo torneo.
Per la preparazione di un giocatore di basket, gli scacchi sono molto utili. Secondo diversi esperti aiutano in particolare a sviluppare una visione di gioco più rapida, che permette per esempio di anticipare le mosse degli avversari. Non sorprende quindi che Wembanyama li avesse inseriti nei suoi allenamenti ancora prima di infortunarsi, quando era solito alternare una breve sessione di cyclette o tapis roulant subacqueo con un minuto di scacchi.
Wembanyama gioca a scacchi con il cestista francese di NBA Rudy Gobert, al torneo di Le Chesnay
E quando a luglio ha potuto riprendere con il basket di alto livello, i suoi metodi non hanno smesso di essere poco ortodossi. Non si allena più solo “a blocchi”, concentrandosi su un movimento o su un’azione alla volta; ora predilige esercizi più imprevedibili e vincolanti (come usare una palla più pesante del normale), pensati per allenare un certo tipo di attitudine fisica e mentale più che singoli gesti isolati.
Quest’estate Wembanyama ha scelto per sé anche due allenatori eccezionali: Hakeem Olajuwon, che ha giocato in NBA dal 1984 al 2002, e Kevin Garnett, attivo dal 1995 al 2016. Sono tra i migliori cestisti di sempre, perché – proprio come Wembanyama – univano una stazza fuori dal comune a una grande agilità e versatilità, sia in attacco che in difesa. Da Olajuwon, per esempio, Wembanyama ha voluto imparare il dream shake, una mossa che consiste nell’ingannare i difensori e fare canestro dopo una serie di finte, cambi di direzione e scossoni di spalle molto rapidi e spettacolari.
Alla fine sembra che Wembanyama abbia tratto vantaggio da questa estate così insolita e con così poco basket. Nelle amichevoli pre stagionali ha fatto delle ottime prestazioni e ha evidentemente molti più muscoli rispetto all’anno scorso.
Che si sia alzato o meno, continua a poter toccare il canestro senza dover saltare



