In Puglia riducono la pressione nell’acquedotto per la crisi idrica
Le riserve d'acqua negli invasi si sono fortemente ridotte, ma non c'entra soltanto la siccità

La crisi idrica in Puglia è in peggioramento e per questo a partire da lunedì 20 ottobre sarà ridotta la pressione dell’acqua su tutta la rete idrica, in modo da contenere i consumi. Secondo Acquedotto Pugliese (AQP), la società che gestisce l’erogazione dell’acqua, in questo modo si potrà ridurre il rischio di avere nei prossimi mesi una vera e propria emergenza idrica, che porterebbe a interruzioni del servizio e alla disponibilità di acqua solo in alcuni momenti della giornata. Altre volte AQP aveva modificato la pressione nelle condutture, ma secondo diversi esperti occorrono maggiori investimenti per interventi strutturali più che soluzioni temporanee.
Negli ultimi anni le piogge sulla Puglia, come in diverse altre zone del Sud Italia, si sono ridotte con prolungati periodi di siccità che hanno causato un maggiore svuotamento delle riserve d’acqua negli invasi rispetto al solito. Intervistato da Repubblica, il presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia, Giovanni Caputo, ha però segnalato che la minore disponibilità d’acqua non è solo legata alle questioni del cambiamento climatico, ma anche alla presenza di infrastrutture datate e poco adeguate per risparmiare acqua: «La progettazione degli schemi idrici è ferma agli anni Cinquanta. Serve una pianificazione a scala di bacino. […] Oggi c’è molta dispersione, le reti sono un colabrodo».
La perdita di acqua lungo le reti di distribuzione, a causa di giunzioni datate nelle condutture, viene segnalata spesso come una delle principali cause dello spreco d’acqua negli acquedotti in generale. Il problema della dispersione viene affrontato e risolto con la posa di nuove tubazioni, ma è un’attività costosa e che richiede tempo. In compenso sono migliorati i sistemi per identificare le aree di maggior perdita, alle quali viene data priorità nei lavori di sostituzione.
Nel 2024 AQP investì intorno ai 450 milioni di euro sia per il miglioramento della rete, sia per realizzare e sistemare gli impianti fognari e di depurazione. L’efficientamento ha permesso un importante risparmio idrico, che però non è sufficiente per affrontare l’attuale mancanza d’acqua e di conseguenza si è deciso di ridurre la pressione nelle tubature. È un provvedimento che viene spesso adottato per incentivare una riduzione dei consumi, e che un anno fa aveva portato ad alcuni benefici in termini di minore acqua utilizzata.
Secondo le stime di AQP, la disponibilità dalle sorgenti è inferiore del 28 per cento rispetto alla media degli ultimi dieci anni, mentre le riserve negli invasi si sono ridotte del 61 per cento. Alcuni dei principali bacini artificiali utilizzati in Puglia sono inoltre impiegati anche dalla Campania e dalla Basilicata, quindi con ulteriori limitazioni nella disponibilità di acqua. La riduzione della pressione dovrebbe consentire di mantenere livelli di acqua potabile disponibile a sufficienza per coprire l’intero fabbisogno della popolazione pugliese fino a gennaio.
La costruzione di nuovi invasi viene ormai vista come una necessità per affrontare i periodi sempre più ricorrenti di siccità, ma nel tempo ci sono state difficoltà sia nel reperire i fondi per farlo sia per i dubbi da parte della popolazione sul loro impatto ambientale. Oltre agli invasi, il confronto si è di recente concentrato sulla costruzione di impianti di dissalazione, come quello in programma a Taranto che dovrebbe prendere l’acqua dal Tara, un fiume carsico di acqua salmastra che scorre nel sottosuolo e riaffiora a circa due chilometri dal mare prima di sfociare nel golfo di Taranto.
Una volta a regime, l’impianto potrebbe garantire acqua potabile per 385mila persone: sarebbe il dissalatore più grande d’Italia e l’investimento previsto è di 129 milioni di euro, aumentati di molto rispetto ai 98 ipotizzati inizialmente. AQP ritiene che a Taranto non ci siano alternative alla dissalazione, ma negli ultimi mesi alcuni comitati e associazioni ambientaliste, tra cui il Comitato per la difesa del territorio jonico, hanno presentato ricorsi e osservazioni contro il progetto per il suo impatto ambientale ed economico, considerato eccessivo. Ci sono inoltre progetti per i prossimi anni per la costruzione di un dissalatore a Brindisi e di un nuovo impianto nella zona di Manfredonia.



