La tassa sulle emissioni delle navi da carico sta naufragando

Gli Stati Uniti hanno fatto forti pressioni e usato metodi intimidatori per indurre decine di paesi a votare per rinviarla almeno di un anno

(Gregor Fischer/Getty Images)
(Gregor Fischer/Getty Images)
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In seguito alle forti pressioni esercitate dagli Stati Uniti, venerdì i 176 paesi dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO) riuniti a Londra hanno votato per rinviare di un anno l’adozione di una tassa globale sulle emissioni di gas serra prodotte dal settore. La decisione potrebbe avere forti conseguenze sul nuovo regolamento, che aveva richiesto anni di mediazioni per essere discusso e che doveva essere approvato in vista della prossima conferenza sul clima (COP30), che si terrà tra un mese in Brasile.

Nelle scorse settimane il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e alcuni dei suoi diretti collaboratori avevano minacciato l’introduzione di nuovi dazi nei confronti di alcuni paesi che sembravano orientati ad approvare il nuovo sistema di tassazione. Alcuni dei partecipanti alla riunione di Londra hanno detto di essere stati «bullizzati» e di avere ricevuto «intimidazioni» da parte dei funzionari statunitensi, prima del voto che avrebbe dovuto confermare quanto era stato deciso dall’IMO lo scorso aprile.

La sospensione di un anno non implica automaticamente la fine del regolamento, ma secondo gli esperti darà agli Stati Uniti e ad alcuni paesi che basano una parte importante della loro economia sui combustibili fossili, come Arabia Saudita e Russia, più tempo per fare pressioni nei confronti dei paesi a favore.

Da tempo si discute all’interno dell’IMO sull’introduzione di una tassa da far pagare ai proprietari delle navi per il trasporto merci, in modo da compensare almeno in parte le loro emissioni di anidride carbonica. Secondo le stime, il meccanismo potrebbe portare alla raccolta di circa 10 miliardi di dollari all’anno, da impiegare per introdurre sussidi e altre agevolazioni per rendere più efficienti le flotte già esistenti e favorire l’impiego di carburanti meno inquinanti. Il trasporto di merci via nave rappresenta il 3 per cento circa delle emissioni globali di gas serra, ma secondo varie proiezioni potrebbe arrivare al 10 per cento entro metà secolo. Per l’IMO, la nuova tassa avrebbe quindi consentito di prevenire un significativo aumento delle emissioni.

I rappresentanti dei paesi che hanno partecipato ai quattro giorni di lavori a Londra hanno ricevuto numerose minacce dirette da parte del governo statunitense, secondo le testimonianze raccolte dal Guardian e da diversi altri giornali. I funzionari avevano prospettato l’imposizione di nuovi dazi ai paesi che avessero votato a favore del nuovo regolamento, e avevano anche ipotizzato la revoca o forti limitazioni ai visti per i cittadini di quei paesi. Erano state anche ventilate altre azioni di ritorsione economica e diplomatica, che avrebbero indotto diversi paesi a rivedere la loro posizione e a preferire una sospensione.

Alla fine, 57 paesi hanno votato a favore del rinvio, mentre 49 erano contrari e 21 si sono astenuti. Lo scorso aprile, durante un’altra votazione preparatoria per quella di ottobre, 63 paesi avevano votato a favore e solo 16 erano contrari. Gli Stati Uniti avevano deciso di non partecipare alla votazione e 24 altri paesi si erano astenuti.

Dopo la votazione, una portavoce della Casa Bianca ha detto che: «Il presidente Trump ha salvato l’America da uno scandaloso imbroglio climatico che avrebbe ucciso il nostro paese». Secondo i calcoli degli esperti, la tassa non è tale da incidere in modo significativo sulle attività del trasporto marittimo e non avrebbe avuto ricadute dirette sui consumatori. Arsenio Dominguez, il segretario generale dell’IMO, ha ricordato che non c’è nulla da festeggiare per il rinvio: «È arrivato il momento di guardarci davvero alle spalle e capire come abbiamo affrontato questo incontro» ha detto invitando i partecipanti a non ripetere gli stessi errori nelle prossime discussioni.

Il rinvio ha alcune conseguenze pratiche, visto che gli operatori del settore stavano iniziando a organizzarsi in vista dell’introduzione della tassa, che sarebbe comunque avvenuta in tempi relativamente lunghi. Nell’eventualità, che per ora appare remota, di un’approvazione il prossimo anno, l’IMO dovrà fare numerose valutazioni su come adottare le nuove regole, un processo che potrebbe richiedere anni e non concludersi prima del 2030.