I serbi bosniaci hanno una nuova presidente, per poco
Ana Trišić Babić è una stretta collaboratrice del leader nazionalista Milorad Dodik: manterrà l'incarico fino alle elezioni, previste tra un mese

Sabato l’Assemblea Nazionale della Republika Srpska (RS), l’entità serba della Bosnia Erzegovina, ha nominato la sua nuova presidente: è Ana Trišić Babić, che appartiene al partito che da anni la governa, l’Alleanza dei Socialdemocratici Indipendenti (SNSD). Babić è stata scelta (con 48 voti favorevoli e 4 contrari) come presidente della RS per sostituire temporaneamente Milorad Dodik, politico nazionalista e filorusso noto per la sua retorica molto aggressiva, che è stato rimosso dall’incarico per una condanna.
Babić è una collaboratrice molto stretta di Dodik e ha lavorato a lungo come sua consigliera. Rimarrà in carica comunque per pochissimo tempo: il 23 novembre infatti si voterà per eleggere il nuovo presidente.
La nomina di Babić arriva dopo un periodo parecchio turbolento per la politica bosniaca. La Bosnia Erzegovina ha un sistema di governo molto complicato, che serve a garantire un certo equilibrio tra i suoi principali gruppi nazionali: i bosgnacchi (generalizzando un po’, i bosniaci musulmani), i serbi e i croati, che si combatterono in una guerra molto violenta negli anni Novanta. Tra le altre cose, è suddivisa in diverse regioni amministrative dotate di grande autonomia: la RS è abitata a grande maggioranza da serbi.
Ad agosto la Corte di Bosnia Erzegovina aveva confermato la condanna del presidente della RS e leader storico dei serbi bosniaci e dell’SNSD, Milorad Dodik, a un anno di prigione e a sei di interdizione dagli incarichi pubblici, per essersi opposto alle decisioni dell’Alto rappresentante. Questo è un funzionario internazionale (dal 2021 è il tedesco Christian Schmidt) che assicura il rispetto degli accordi di pace che misero fine alla guerra nel 1995, e che tra le altre cose contengono la Costituzione. Le sue decisioni hanno valore di legge.
Dodik negli anni ha più volte rifiutato l’autorità dell’Alto rappresentante e delle istituzioni della Bosnia Erzegovina, cercando di ottenere una maggiore autonomia della RS e minacciando la secessione se non fosse stata riconosciuta. Ha forti legami con la Serbia e, soprattutto, con il presidente russo Vladimir Putin (si incontrano regolarmente, l’ultima volta a inizio ottobre).

Un uomo rimuove un manifesto elettorale con la fotografia di Milorad Dodik dopo le elezioni del 2022 a Banja Luka, in Bosnia Erzegovina (AP/Darko Vojinović)
Dodik ha sempre sostenuto che il processo contro di lui fosse politicamente motivato. Ha detto di non riconoscere la validità della condanna, e che continua a considerarsi comunque il presidente legittimo della RS. Ha anche detto che organizzerà un referendum per rinnegare l’autorità dell’Alto rappresentante e della Corte di Bosnia Erzegovina.
Al tempo stesso ha anche rispettato le parti più importanti della sentenza, contro cui ha comunque presentato ricorso: per esempio, ha accettato di pagare una multa per evitare di andare in prigione. Nonostante la sua resistenza, la Commissione elettorale lo aveva rimosso dalla posizione e aveva indetto nuove elezioni per eleggere il nuovo presidente, previste per il 23 novembre. Dodik non potrà candidarsi. All’inizio aveva detto di voler boicottare il voto: poi ha cambiato idea, e ha indicato un altro candidato sempre dell’SNSD, Siniša Karan.
La RS ha sempre cercato di opporsi all’autorità delle istituzioni statali della Bosnia Erzegovina, e la decisione con cui il parlamento ha nominato Babić presidente fino al 23 novembre è per certi versi importante, perché è la prima volta che le istituzioni della RS riconoscono che Dodik non può più ricoprire un ruolo politico. Al tempo stesso, comunque, occorre tenere presente che Dodik è ancora un politico molto influente e che ha il pieno controllo dell’SNSD. È molto verosimile che Babić (e poi Karan, se verrà eletto), come tutti i membri dell’SNSD, continuerà comunque a seguire le sue indicazioni e la sua linea politica.
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