Vari importanti media statunitensi hanno rifiutato le nuove restrizioni imposte dal governo sulle comunicazioni con l’esercito

Il segretario alla Difesa Pete Hegseth a Washington, l'11 settembre del 2025 (AP Photo/Evan Vucci)
Il segretario alla Difesa Pete Hegseth a Washington, l'11 settembre del 2025 (AP Photo/Evan Vucci)

Alcuni dei più importanti media statunitensi, tra cui il New York Times, il Wall Street Journal, il Washington Post e la CNN hanno detto che non aderiranno alle nuove restrizioni decise dall’amministrazione di Donald Trump per i giornalisti che si occupano del ministero della Difesa. Questi media ritengono le nuove regole una limitazione alla libertà di stampa. Tra le altre cose le norme impongono al personale militare di ricevere un’approvazione prima di parlare con la stampa. I media hanno tempo fino alle 17 di martedì (le 23 in Italia) per adattarsi: se rifiuteranno dovranno rinunciare ai pass stampa per il Pentagono, la sede del ministero, che permettono ai giornalisti di accedere liberamente ad alcune aree dell’edificio.

Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha spesso criticato i media che considera più progressisti, accusandoli di coprire l’amministrazione di Donald Trump in modo non obiettivo, e ha cercato di limitare l’accesso dei giornalisti a informazioni sulla sicurezza nazionale. Da quando è entrato in carica ha anche tolto le postazioni negli uffici dedicati ad alcuni media, come Politico e la radio pubblica NPR, per assegnarli ad altri più conservatori (ha giustificato la decisione parlando di un “programma di rotazione annuale”).

Anche Trump ha adottato un approccio repressivo con i media che considera ostili: tra le altre cose ha fatto riferimento alla possibilità di ritirare le concessioni televisive alle reti i cui programmi parlano male di lui, e ha fatto causa a vari giornali ed emittenti chiedendo risarcimenti da miliardi di dollari.

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