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  • Lunedì 6 ottobre 2025

Greta Thunberg preferisce non parlare della sua detenzione in Israele

Dopo essere stata espulsa, ha invitato tutti a concentrarsi di più su quello che avviene a Gaza

Greta Thunberg all'aeroporto internazionale di Atene, il 6 ottobre 2025 (AP Photo/Petros Giannakouris)
Greta Thunberg all'aeroporto internazionale di Atene, il 6 ottobre 2025 (AP Photo/Petros Giannakouris)
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Lunedì sera la celebre attivista svedese Greta Thunberg è arrivata all’aeroporto di Atene dopo essere stata espulsa da Israele insieme ad altre decine di attivisti che come lei erano stati arrestati durante l’abbordaggio delle barche della Global Sumud Flotilla. In totale oggi Israele ha espulso con voli verso la Grecia e la Slovacchia 171 persone di diverse nazionalità, fra cui gli ultimi 15 cittadini italiani rimasti.

Nel discorso che ha tenuto in aeroporto Thunberg ha detto di poter parlare «a lungo dei maltrattamenti e degli abusi» subiti da lei e dagli altri attivisti dopo l’arresto, molto raccontati dalla stampa in questi giorni, ma che «non è questo il punto» su cui concentrarsi («that is not the story», in inglese): ha esortato invece le persone e i giornali a non perdere di vista la situazione nella Striscia di Gaza. Ha anche criticato i governi occidentali e il loro immobilismo di fronte alle continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele.

Il discorso di Thunberg inizia al minuto 5:03; ne ha poi pubblicato uno molto simile sul suo profilo Instagram.

Fra mercoledì e giovedì, mentre la Flotilla veniva bloccata in acque internazionali, l’esercito israeliano pubblicava quello che ha definito «l’ultimo avvertimento» per la popolazione civile nella città di Gaza e ordinava ai suoi abitanti che non erano ancora partiti di andarsene immediatamente e muoversi verso sud. Ad agosto Israele aveva approvato un piano per occupare la città di Gaza, e a metà settembre aveva avviato un’estesa operazione di terra. Domenica l’esercito ha detto che secondo le sue stime 900mila persone avevano lasciato la città, a fronte di circa un milione di abitanti prima dell’inizio dell’occupazione. Questi ordini di evacuazione sono imposizioni di trasferimento forzato, contrarie al diritto internazionale.

L’esodo forzato di civili ha aggravato ulteriormente la situazione umanitaria già disperata nei campi per sfollati nel centro e nel sud della Striscia. Israele controlla tutti i confini della Striscia e limita o blocca l’ingresso di cibo e beni essenziali: l’ONU ha dichiarato che c’è una carestia in corso nel nord, dove si trova la città di Gaza, e c’è il rischio che si estenda al centro e al sud. Negli ultimi giorni Israele ha anche continuato a bombardare altre parti della Striscia, uccidendo centinaia di persone, in gran parte civili.

– Leggi anche: I racconti dei giornalisti stranieri dalla città di Gaza