Su Gaza si continuerà a negoziare
Lunedì dovrebbero iniziare nuove trattative in Egitto con rappresentanti di Hamas e Israele, per parlare del piano di pace di Trump

Lunedì dovrebbero iniziare i nuovi negoziati per mettere fine alla guerra nella Striscia di Gaza: rappresentanti diplomatici di Hamas e Israele si riuniranno a Sharm el Sheikh, in Egitto, per alcuni incontri indiretti mediati da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Significa che, come sempre finora, i delegati di Hamas e Israele non si incontreranno direttamente ma riferiranno le loro richieste ai mediatori, che a loro volta le riporteranno all’altra parte.
Non è certo che si raggiungerà un accordo, né tantomeno che succederà in tempi brevi. Finora moltissimi tentativi negoziali per mettere fine alla guerra si sono arenati e sono finiti in un nulla di fatto, a causa delle richieste inconciliabili di Hamas e Israele. Quelli che dovrebbero iniziare lunedì sono considerati concreti.
Si discuterà del piano per la fine della guerra presentato dal presidente statunitense Donald Trump lo scorso lunedì, accettato da Israele e in parte anche da Hamas. Gli incontri riguarderanno soprattutto le condizioni per il rilascio di 20 ostaggi ancora vivi, la restituzione dei corpi di altri 30 e la liberazione di quasi 2mila prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Il rilascio degli ostaggi è sempre stato uno dei temi più dibattuti durante i negoziati, su cui Hamas e Israele hanno richieste molto distanti. Da tempo però il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta ricevendo sempre più pressioni interne perché si arrivi alla loro liberazione, e le famiglie degli ostaggi lo accusano di anteporre i suoi interessi personali e politici a questo obiettivo.
Il piano di Trump prevede che tutti gli ostaggi vengano liberati entro 72 ore dall’approvazione dell’accordo. Hamas si è detto disposto a liberarli, ma si è espresso in modo molto più vago su altri punti fondamentali del piano, che è molto favorevole a Israele e richiede tra le altre cose il disarmo del gruppo e la sua esclusione dal futuro governo della Striscia. Prevede un ritiro graduale dell’esercito israeliano dalla Striscia, ma ne parla in modo indefinito e senza dare tempistiche precise. Israele manterrebbe inoltre il controllo di un’ampia “zona cuscinetto” lungo i confini della Striscia.
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Sabato, dopo la risposta di Hamas, Trump aveva detto di ritenere che il gruppo fosse pronto a una «PACE duratura», e aveva chiesto a Israele di interrompere i bombardamenti su Gaza. L’esercito aveva poi sostenuto di aver sospeso gli attacchi sulla città di Gaza, cosa che è stata contraddetta da varie persone palestinesi.
Trump sta cercando di spingere entrambe le parti ad accordarsi in tempi brevi. In precedenza aveva presentato il piano come una sorta di ultimatum per Hamas, dicendo che, se il gruppo non avesse accettato, gli Stati Uniti avrebbero garantito il loro «pieno sostegno» a Israele nel continuare la guerra. Il giornalista di Axios Barak Ravid, solitamente molto informato sulle vicende interne a Israele, ha scritto che dopo la vaga risposta di Hamas Trump avrebbe chiamato Netanyahu, che si sarebbe detto insoddisfatto. Secondo una fonte statunitense rimasta anonima, Trump gli avrebbe detto: «Ma perché sei sempre troppo negativo. Questa è una vittoria. Prenditela».
Per gli Stati Uniti parteciperanno ai negoziati Steve Witkoff, l’inviato speciale di Trump che si sta occupando dei negoziati in Ucraina e in medio Oriente, e Jared Kushner, il genero di Trump che ha partecipato all’ideazione del piano. La delegazione di Hamas sarà guidata da Khalil al Hayya: era uno dei leader di Hamas che Israele ha cercato di uccidere a inizio a settembre con un bombardamento su Doha, in Qatar.
Il Qatar è uno dei paesi più coinvolti nella mediazione di guerre e conflitti in tutto il mondo (partecipa anche a quelli su Gaza, come detto), e proprio Doha è una sorta di capitale della diplomazia. Il bombardamento è stato interpretato come una provocazione da parte di Israele, e ha in parte motivato l’amministrazione Trump ad accelerare i tempi e gli sforzi diplomatici per raggiungere un accordo. Netanyahu si è poi scusato con il Qatar.
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