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  • Sabato 4 ottobre 2025

Cos’è e come è fatto un drone

Un po' di informazioni su modelli, usi e problemi, dato che se ne parla sempre più spesso

Il volo di prova di un drone dell'esercito ucraino, vicino a Zaporizhzhia nel 2024 (Scott Peterson/Getty Images)
Il volo di prova di un drone dell'esercito ucraino, vicino a Zaporizhzhia nel 2024 (Scott Peterson/Getty Images)
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Da qualche settimana gli sconfinamenti di droni russi in paesi dell’Unione Europea sono diventati quasi quotidiani: i più recenti sono stati a Monaco di Baviera nelle notti di giovedì e venerdì, e hanno causato la chiusura temporanea dell’aeroporto. Siccome i droni sono stati avvistati di notte, le autorità tedesche hanno detto di non sapere di che tipo erano: probabilmente si trattava comunque di modelli abbastanza piccoli e a corto raggio, dato che sono stati avvistati solo nelle vicinanze dell’aeroporto (e non giungevano quindi da più lontano).

Oggi esiste una grande varietà di tipi di droni, usati per altrettanti scopi. Semplificando un po’ i droni sono veicoli aerei senza equipaggio, che vengono quasi sempre comandati da remoto. Hanno da tempo un ruolo centrale in ambito militare, ma sono usati comunemente anche da civili (sono molto apprezzati dagli appassionati di film e fotografia, per esempio). Abbiamo messo insieme qualche informazione per capire meglio cosa sono e come funzionano.

I droni militari
Gli aerei senza pilota vengono usati fin dalla Guerra fredda, quando erano impiegati principalmente in missioni di ricognizione e spionaggio. A partire dagli anni Novanta e soprattutto dai Duemila è stato possibile crearne di più compatti, versatili ed economici, e il loro impiego si è gradualmente esteso. Ora sono uno degli strumenti imprescindibili nella conduzione delle guerre contemporanee, e possono essere usati per vari scopi: tra le altre cose possono lanciare missili oppure contenere esplosivi che detonano quando il drone si schianta contro il proprio obiettivo.

Non sono tutti uguali
I droni militari sono generalmente più grandi di quelli civili e assumono una grande varietà di forme e dimensioni. Ci sono per esempio i quadrirotori (ossia con quattro eliche), usati per piccole missioni di ricognizione o per sganciare granate e altri esplosivi sulle truppe nemiche; ma ci sono anche modelli ad ala fissa, cioè con le ali attaccate alla fusoliera come gli aerei comuni, e non con dei rotori da elicottero.

Negli ultimi anni gli eserciti si sono dotati più che altro di droni ad ala fissa, più grandi dei semplici quadrirotori. Gli Shahed, per esempio, sono lunghi circa tre metri e larghi due, e sono quindi relativamente piccoli. Ci sono anche altri modelli più grossi, quindi più complessi e più costosi: possono arrivare alle dimensioni di un caccia, fra i cinque e i 15 metri di lunghezza e apertura alare, o anche più. I loro sistemi, per esempio per il riconoscimento degli obiettivi, sono considerati come già molto avanzati e la tecnologia in continuo miglioramento. Mentre i quadrirotori più banali hanno una portata di pochi chilometri, alcuni droni da ricognizione arrivano a volare per centinaia di chilometri,  e raggiungono altitudini superiori ai 20 chilometri.

Ingegneri testano un drone in un luogo non precisato dell’Ucraina, a giugno del 2025 (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Perché abbatterli è complicato
I droni possono essere molto piccoli, volare molto vicini al suolo, ed essere fabbricati quasi completamente con materiali non metallici, tutte cose che rendono più difficile individuarli con i radar. Un altro grosso problema è che spesso i droni possono essere prodotti a costi tutto sommato contenuti, mentre i missili usati per abbatterli sono molto più costosi. Questa differenza ha un grosso impatto quando si tratta di progettare sistemi di difesa che siano sostenibili nel lungo periodo.

Essendo telecomandati, i droni sono però tendenzialmente vulnerabili alle contromisure radio, che disturbano le frequenze con cui ricevono i comandi e li rendono inutilizzabili. Una delle novità principali introdotte con la guerra in Ucraina, iniziata con l’invasione russa su larga scala a febbraio del 2022, è stata l’impiego di droni comandati tramite un cavo di fibra ottica, che li rende meno manovrabili ma anche immuni alle interferenze radio. Si sono inoltre diffusi molto i droni con la visuale in prima persona, cioè in cui il pilota vede ciò che viene ripreso dalla telecamera del drone tramite un visore attaccato alla faccia, come quelli per la realtà virtuale. È una funzione nata per le gare di droni, e poi integrata nelle tattiche di guerra.

L’Unione Europea sta discutendo della necessità di creare un cosiddetto “muro” contro i droni fatto di radar, sensori acustici e dispositivi per confondere il sistema di guida dei droni nemici, oltre che di dispositivi per tracciarli, intercettarli e abbatterli.

Un soldato ucraino pilota un drone con visuale in prima persona, nel 2025 (EPA/MARIA SENOVILLA)

Gli usi recenti
La guerra in Ucraina è stata quella in cui negli ultimi anni c’è stata la maggiore attenzione, anche molto raccontata dai media, per lo sviluppo di droni sempre più all’avanguardia. La Russia conduce i suoi bombardamenti sulle città ucraine usando spesso centinaia di droni contemporaneamente, e anche gli attacchi ucraini in territorio russo vengono fatti con i droni. La Russia usa tipicamente il modello Geran-2, basato su quello iraniano Shahed 136 (che l’Iran ufficialmente nega di aver venduto alla Russia, fra molti dubbi): questo tipo di velivoli viene ampiamente definito drone nonostante sia tecnicamente una munizione circuitante, dato che esplode all’impatto con il suo obiettivo (è anche chiamato “drone suicida”).

– Leggi anche: La Russia ha un sacco di droni, e li sta usando tutti

Anche l’Ucraina si è impegnata per sviluppare e produrre droni e per ottenere sistemi difensivi con cui abbatterli. L’esercito ucraino ha sviluppato con successo droni acquatici molto efficaci nel contrastare la flotta russa nel mar Nero, e recentemente ha anche iniziato a testare e impiegare dei droni terrestri per aiutare le truppe in prima linea sul fronte ed evacuare i feriti. L’impiego più ampio rimane comunque quello dei droni aerei, che sono estremamente economici ma possono comunque causare molti problemi alle truppe nemiche: tipicamente vengono usati per sganciare granate e piccoli esplosivi sulle unità nemiche, ma anche sui civili, da parte della Russia.

– Leggi anche: A Kherson i dronisti russi prendono di mira i civili ucraini per divertimento

Anche Israele, che ha un esercito impegnato su molti fronti ma un numero relativamente basso di soldati, ha investito molto su queste tecnologie e su quelle per abbatterli. Dall’inizio della sua invasione della Striscia di Gaza, a ottobre del 2023, la popolazione palestinese convive con il ronzio quasi costante dei droni israeliani, che molti hanno definito una forma di guerra psicologica.

L’allora cancelliere tedesco Olaf Scholz con un drone Heron, uno di quelli più usati dall’esercito israeliano, durante un’esposizione di aeronautica a Berlino nel 2024 (Sean Gallup/Getty Images)

I droni civili
I droni disponibili nel commercio al dettaglio, quindi per uso civile, sono generalmente più piccoli, semplici ed economici di quelli militari. Il loro uso principale è in fotografia, dato che permettono di fare riprese dall’alto con una grande resa scenica, in modo semplice e accessibile.

Sono quasi esclusivamente dei quadrirotori e costano qualche centinaia di euro, un prezzo che si è ridotto notevolmente rispetto ai primi modelli, arrivati sul mercato una quindicina di anni fa. I droni più recenti hanno anche maggiore autonomia, sono più potenti e hanno più funzionalità. Tutti questi progressi nella produzione di droni civili sono un riflesso dei grandissimi investimenti nello sviluppo di quelli militari.