“La voce di Hind Rajab” è un film senza precedenti

La regista Kaouther Ben Hania l'ha costruito partendo dalla registrazione di una telefonata fatta l’anno scorso dalla Striscia di Gaza

Una scena di La voce di Hind Rajab
Una scena di La voce di Hind Rajab
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La voce di Hind Rajab, della regista tunisina Kaouther Ben Hania, è un esperimento mai tentato prima. Non era mai capitato infatti che un film unisse in questo modo attori professionisti che recitano un copione con la voce vera di una persona registrata prima che morisse; il tutto mettendo in scena eventi accaduti meno di un anno prima, in un conflitto che è ancora in corso. L’insieme di questi elementi è senza precedenti e ha richiesto una lavorazione a sua volta unica e innovativa.

Il film è stato presentato un mese fa alla Mostra del cinema di Venezia, dove ha vinto il premio della giuria, ed è nei cinema italiani dalla settimana scorsa, in lingua originale.

Nel gennaio del 2024 Ben Hania stava lavorando a un nuovo film ma decise di interrompersi quando la Mezzaluna Rossa palestinese, il corrispettivo locale della Croce Rossa, diffuse la storia di Hind Rajab, una bambina palestinese di sei anni che li aveva chiamati dopo un attacco dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza, perché era rimasta l’unica persona viva nell’automobile in cui viaggiava con alcuni parenti. La Mezzaluna Rossa aveva diffuso l’audio della telefonata con Hind Rajab, che dura 70 minuti e si compone di diverse chiamate. Ci vollero infatti ore perché la Mezzaluna Rossa ottenesse l’autorizzazione a mandarle dei soccorsi. La storia e il fatto che esistesse un documento audio a raccontarla spinsero Kaouther Ben Hania a cercare un modo per farne un film.

Per iniziare a lavorare concretamente al film Ben Hania ha dovuto ottenere l’autorizzazione di tutte le persone che sarebbero state rappresentate. È stato chiesto innanzitutto alla Mezzaluna Rossa se fosse disposta a concedere la registrazione integrale e quelle delle telefonate con i parenti di Hind Rajab e con i paramedici, perché potessero essere usate nel film. Poi la regista ha parlato con gli operatori che ricevettero la telefonata e che sarebbero stati interpretati da attori e attrici, raccogliendo testimonianze e ascoltando eventuali obiezioni. Successivamente si è rivolta ai genitori di Hind Rajab, che non erano nell’auto con lei e che vivono nella Striscia di Gaza. Tutto questo avveniva in parallelo alla scrittura della sceneggiatura, che in questo caso è un calco romanzato degli eventi reali.

Contrariamente a quello che può sembrare, La voce di Hind Rajab non è una cronaca fedele ma una versione compressa degli eventi reali. Per esempio, della telefonata non sentiamo tutto l’audio ma una versione montata in modo che sia più chiara al pubblico. Gli obiettivi fin dall’inizio erano due: rimanere fedeli ai fatti raccontati dai protagonisti, e creare una storia che non fosse solo quella della bambina ma anche quella dei soccorritori. In particolare il film mostra come funziona e come spesso non funziona il loro lavoro. La voce di Hind Rajab riesce in questo modo a rendere un singolo evento paradigmatico di una storia più ampia. Viene sottolineata chiaramente la responsabilità dell’esercito israeliano.

Il film è costruito interamente attorno alla voce registrata di Hind Rajab: un caso quasi unico nella storia del cinema, ma non così strano per Kaouther Ben Hania, che ha sempre fatto film al confine tra vero e fiction. Uno dei suoi primi lungometraggi, The Blade of Tunis, è un documentario che ricostruisce le gesta della “lama di Tunisi”, un criminale che con un coltello sfregiava il sedere delle donne senza velo. Il film indaga per scoprire la sua identità attraverso testimonianze di diversi uomini, rivelando l’apprezzamento per le sue azioni violente, e aggiungendo parti di finzione immagina di trovare il colpevole, chi sia e cosa pensi.

Ancora più audace e premiato è stato Quattro figlie, presentato a Cannes, che parla di due sorelle tunisine che si sono radicalizzate e hanno abbandonato la madre e le altre sorelle. Lì Ben Hania alternava attrici e persone protagoniste della storia reale, in certi casi facendole recitare insieme, in altri casi posizionando le seconde in scena ad assistere alla ricostruzione di momenti intensi della loro vita.

Si capisce quindi come Ben Hania sia potuta arrivare a una simile idea per la storia di Hind Rajab. Questa esperienza le ha consentito di trovare soluzioni produttive mai esplorate, come far recitare gli attori con auricolari nascosti nei quali ascoltavano le risposte della vera voce di Hind Rajab, oppure non ripulire l’audio reale delle telefonate per renderlo pulito come l’audio degli attori e quindi più ricevibile per gli spettatori. Ha scelto poi di usare le vere voci anche nel caso delle telefonate dei parenti e dei paramedici e, in certi momenti, ha rinunciato agli attori per utilizzare direttamente la vera voce dei lavoratori della Mezzaluna Rossa che parlarono con la bambina.

In una delle scene più forti e senza precedenti, il film mostra gli attori che recitano la telefonata mentre uno di loro li riprende con un cellulare, e nello schermo del telefono si vede il vero video girato all’epoca, con le persone riprese che compiono le stesse azioni. Una simile sovrapposizione, se non gestita con grande cura, avrebbe potuto risultare artificiosa, confusa o anche solo di cattivo gusto.

Il risultato finale quindi unisce impegno politico, grande partecipazione emotiva e una sperimentazione tecnica senza precedenti. Anche per questo, a lavorazione quasi finita, la produzione ha mostrato una copia provvisoria a varie celebrità che sapeva avrebbero potuto aiutare il film. Dopo averlo visto, Brad Pitt, Joaquin Phoenix, Alfonso Cuarón, Rooney Mara e Jonathan Glazer (regista di La zona d’interesse) hanno deciso di diventarne produttori esecutivi.

È un ruolo più formale che sostanziale: implica un sostegno economico ma più che altro promozionale per via dei nomi importanti. L’obiettivo è agevolare la distribuzione americana e puntare all’Oscar che, dopo il premio ottenuto alla Mostra di Venezia, sarebbe il modo migliore per garantire al film la massima circolazione mondiale. «Dobbiamo trovare qualsiasi maniera per essere ascoltati», ha detto Kaouther Ben Hania a GQ Middle East: «Molti pensano che non ci sia bisogno di Joaquin Phoenix, ma si è sempre espresso chiaramente riguardo la Palestina. Queste persone sono i nostri alleati».

– Leggi anche: La storia vera dell’uccisione di Hind Rajab