Chi è Francesco Acquaroli, riconfermato presidente delle Marche

Un politico poco carismatico, militante storico della destra a Macerata, e soprattutto da sempre molto vicino a Giorgia Meloni

Francesco Acquaroli durante un evento elettorale della Lega a Pesaro, il 23 settembre 2025 (Davide Gennari/LaPresse)
Francesco Acquaroli durante un evento elettorale della Lega a Pesaro, il 23 settembre 2025 (Davide Gennari/LaPresse)
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Francesco Acquaroli non ha l’attitudine del protagonista. Nella Lega si ricordano di quando, nell’autunno del 2019, per la prima volta fu comunicato a Matteo Salvini che nelle Marche Giorgia Meloni voleva proporre proprio lui come candidato. «Acquaioli?», chiese il leader leghista, prima che gli venisse detto che quell’Acquaroli, con la r, era da un anno e mezzo deputato di Fratelli d’Italia, eletto come capolista nel collegio plurinominale delle province di Macerata e Ascoli Piceno.

A giocare a suo favore, più che la sua personalità e carisma politico, è la lunga fedeltà a Meloni. Lei lo scelse come candidato presidente nel 2019, proprio in virtù di un’amicizia consolidata negli anni, preferendolo a quello che sembrava dovesse essere il candidato designato: cioè Guido Castelli, per dieci anni sindaco di Ascoli Piceno, che però in Fratelli d’Italia era arrivato pochi mesi prima, dopo essere stato eletto alla Camera con Forza Italia.

Nel 2020 Acquaroli vinse abbastanza agevolmente, approfittando delle divisioni del centrosinistra ancora molto lontano dall’ampia coalizione che a questa tornata ha sostenuto il suo sfidante, Matteo Ricci del PD (ex sindaco di Pesaro ed europarlamentare).

Cinque anni dopo Acquaroli – che ha 51 anni – ha mantenuto un profilo non esattamente carismatico, pur dopo il suo primo mandato da presidente delle Marche, il primo con una maggioranza di destra. Sobrio e prudente, lo descrivono i suoi collaboratori; piuttosto anonimo, invece, i suoi detrattori. Tutti però gli hanno riconosciuto il merito di aver tenuto un approccio molto garantista e istituzionale nei confronti del suo sfidante Matteo Ricci, coinvolto in un’inchiesta giudiziaria in cui è indagato per corruzione che Acquaroli ha evitato di usare come argomento elettorale in proprio favore.

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Di certo è un uomo che non ama granché la ribalta: quando si tratta di arringare la folla, ma anche di guardare in camera, annaspa un po’, come ammettono anche i suoi collaboratori, che però ci tengono a ribadire come lui sia piuttosto uno operativo, un amministratore più che un personaggio mediatico. Anche i colleghi presidenti di regione lo raccontano come un tipo piuttosto schivo, che difficilmente si fa sentire durante le riunioni, e che quasi mai alza la voce. Da questo punto di vista è notevole la differenza con Marco Marsilio, il presidente dell’Abruzzo che è l’unico altro membro di Fratelli d’Italia ad amministrare una regione.

A un certo punto, durante questa campagna elettorale, tra gli esponenti marchigiani del PD erano iniziati a circolare video con dei suoi discorsi in un italiano un po’ approssimativo, un eloquio caratterizzato da una evidente inflessione maceratese. Ma nello staff di Matteo Ricci hanno deciso di non utilizzare questo argomento, anche per timore che la critica apparisse un po’ snob, e che generasse per reazione un moto di simpatia popolare per l’avversario. È un piccolo segnale che dimostra come Acquaroli, pur col suo modo di fare molto misurato, abbia saputo mantenere una certa sintonia con la sua gente.

È un militante di destra fin dai suoi esordi giovanili, e ha fatto la gavetta nel comune dove è cresciuto, Potenza Picena, 15mila abitanti in provincia di Macerata. Vi si candidò come sindaco una prima volta nel 2009, dopo anni da consigliere comunale, e senza successo; poi di nuovo nel 2014, in quel caso riuscendo a diventare sindaco. Nel mezzo ebbe un’esperienza da consigliere regionale.

Il suo primo mandato è stato segnato da alcune difficoltà nella gestione della sanità, il cui assessore, Filippo Saltamartini, politico di grande esperienza ora nella Lega, è stato spesso oggetto di critiche, anche da parte degli alleati di Forza Italia. Sul piano politico, Acquaroli è stato abile a evitare che le tensioni interne al centrodestra, con la Lega in netto calo di consensi, non si ripercuotessero sulla sua giunta.

La sua riconferma non era considerata scontata. E anzi, nella primavera scorsa c’era chi, anche nel suo partito, non escludeva che si scegliesse un altro candidato per le regionali: si era anche parlato di un possibile scambio di ruoli tra lui e lo stesso Castelli, che dal 2023 guida la struttura commissariale per la ricostruzione dopo il terremoto del 2016 nel centro Italia. Ci sono stati però due principali aspetti in suo favore: la fiducia riposta in lui da Meloni e il precedente della Sardegna, dove il centrodestra aveva scelto di non riconfermare l’uscente Christian Solinas e aveva perso le elezioni in modo abbastanza clamoroso.