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  • Mercoledì 24 settembre 2025

L’ambasciatore italiano in Venezuela ha visitato Alberto Trentini per la prima volta

Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui sarebbe «in buone condizioni»

(ANSA/ANDREA MEROLA)
(ANSA/ANDREA MEROLA)
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Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che l’ambasciatore italiano in Venezuela ha fatto visita per la prima volta ad Alberto Trentini, il cooperante che dallo scorso novembre è detenuto in un carcere a Caracas, la capitale. Tajani lo ha comunicato ad alcuni giornalisti mentre era all’assemblea generale delle Nazioni Unite attualmente in corso a New York, e per ora sulla visita ha dato solo informazioni essenziali.

Tajani ha detto che l’ambasciatore italiano, Giovanni Umberto De Vito, ha fatto visita sia a Trentini che a Mario Burlò, imprenditore italiano che è sotto processo a Torino per reati fiscali: è una novità, perché di Burlò non si avevano notizie certe da mesi e non era nemmeno sicuro che fosse detenuto in Venezuela. Secondo Tajani l’ambasciatore avrebbe trovato Trentini e Burlò «in buone condizioni, anche se un po’ dimagriti».

Oltre a loro ci sono altre persone con doppia cittadinanza italiana e venezuelana detenute pretestuosamente in Venezuela (ciascuna con situazioni diverse e difficilmente paragonabili tra loro). Il loro numero è cambiato più volte in questi mesi e neanche Tajani sa di preciso quante siano: ha parlato di «dieci-dodici connazionali». Trentini è l’unico che ha solo la cittadinanza italiana.

Al momento non ci sono abbastanza informazioni per capire se la visita dell’ambasciatore possa essere interpretata come un segnale di reale apertura da parte del regime di Nicolás Maduro, che usa la prigionia di cittadini internazionali per ottenere qualche forma di riconoscimento e legittimità politica da parte di altri paesi (è la cosiddetta “diplomazia degli ostaggi”). Si sa però che non è stata l’unica: in questi giorni Maduro ha concesso alcune visite ad altri prigionieri europei. Nei confronti di Trentini non sono mai state formulate accuse, tanto che la sua avvocata Alessandra Ballerini ha parlato più volte del suo caso come di una «sparizione forzata», così com’è avvenuto d’altronde per decine di altri cittadini internazionali detenuti in Venezuela.

Maduro governa il Venezuela in modo autoritario dal 2013 e la sua vittoria alle ultime elezioni non è riconosciuta da gran parte della comunità internazionale. Due settimane fa il ministro degli Esteri venezuelano Yván Gil ha parlato per la prima volta di Trentini in un’intervista con la CNN, sostenendo tra le altre cose che «i suoi diritti umani non sono violati», e che il cooperante fosse sotto processo.

Trentini ha 46 anni ed è originario di Venezia. Dallo scorso ottobre era in Venezuela per la ong internazionale Humanity & Inclusion, che aiuta le persone con disabilità. Quando è stato arrestato, non si sa per cosa, stava andando per lavoro da Caracas a Guasdualito, nel nordovest del paese. La madre di Trentini, Armanda Colusso, aveva ricevuto messaggi da lui mentre era ancora all’aeroporto di Caracas, poi non l’aveva più sentito.

La famiglia aveva saputo che era stato arrestato la sera del 15 novembre e da allora si sono avute pochissime notizie sulle sue condizioni di detenzione e sulla sua salute, fatta eccezione per due brevi telefonate alla famiglia a maggio e a luglio.