Quando Milei è in difficoltà, Trump risponde
Il presidente statunitense ha promesso aiuti finanziari per sostenere il suo alleato argentino: non succede tanto spesso

Negli ultimi giorni il presidente statunitense Donald Trump e il suo segretario al Tesoro Scott Bessent hanno detto che gli Stati Uniti aiuteranno economicamente l’Argentina in un momento di grande difficoltà per il suo presidente ultraliberista Javier Milei, grande alleato di Trump. È un’offerta inedita, in un momento in cui Trump ha rapporti polemici o conflittuali con quasi tutti gli alleati tradizionali degli Stati Uniti, soprattutto quando si parla di economia.
Martedì Trump ha incontrato Milei a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York: «Li aiuteremo», ha detto ai giornalisti, e la frase è bastata a far risalire il tasso di cambio ufficiale del peso, la valuta argentina.
Milei è diventato presidente dell’Argentina a dicembre del 2023 con la promessa di risollevare l’Argentina da una profonda crisi economica con proposte molto radicali. Da allora ha attuato un’austera riforma del settore pubblico che ha incluso tra le altre cose il licenziamento di 30mila dipendenti pubblici e l’eliminazione di molti sussidi per le persone più povere. Questa politica ha prodotto inizialmente dei risultati positivi, fra cui un importante abbassamento dell’inflazione, anche grazie a una serie di misure finanziarie volte a sostenere il valore del peso.
Nell’ultimo periodo però questa spinta sembra essersi esaurita e la popolarità di Milei è diminuita dopo che i successi macroeconomici del governo non si sono davvero fatti sentire tra la popolazione. Milei ha ottenuto risultati molto peggiori del previsto alle elezioni locali della provincia di Buenos Aires, che hanno preoccupato gli investitori sulla sua capacità di mantenere il sostegno necessario per portare a termine il suo progetto. A preoccupare è anche la velocità con cui Milei sta spendendo i soldi che gli sono stati prestati dal Fondo Monetario Internazionale, senza riuscire a stabilizzare l’economia. Come conseguenza, negli ultimi due mesi i prezzi dei titoli di Stato argentini in dollari sono diminuiti drasticamente e lo stesso è avvenuto con il tasso di cambio del peso.
A ottobre in Argentina ci sono le elezioni legislative per rinnovare parte del parlamento: un risultato negativo confermerebbe anche la perdita di popolarità di Milei, e questo potrebbe far perdere fiducia agli investitori che sostengono il suo progetto politico.
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Trump e Bessent sono intervenuti proprio per evitare che Milei perda la fiducia degli investitori internazionali e dei mercati. Nella pratica, hanno detto che stanno prendendo in considerazione l’acquisto della valuta o del debito sovrano argentino da parte di un fondo controllato dal dipartimento del Tesoro statunitense, che sosterrebbe il peso e aumenterebbe la fiducia internazionale nei confronti dell’Argentina. «Stiamo inviando un messaggio», ha detto Bessent più volte negli ultimi giorni. «Se fate la cosa giusta, se seguite buone politiche, se siete in linea con i valori degli Stati Uniti… siamo disposti a fornire assistenza quando le cose perdono il loro equilibrio». Ha anche detto che gli Stati Uniti sono pronti a fare «tutto il necessario» per sostenere l’Argentina, usando le stesse parole («whatever it takes») pronunciate da Mario Draghi nel 2012 nel momento peggiore della crisi economica dell’Eurozona.
Nessuna misura concreta è ancora stata approvata, ma le intenzioni dichiarate dall’amministrazione statunitense sono bastate a fare guadagnare a Milei un po’ di tempo e a far risalire il tasso di cambio del peso e il valore dei titoli di Stato argentini.



