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  • Martedì 23 settembre 2025

Come sono andate le manifestazioni per la Palestina in Italia

Ha partecipato molta gente e quasi ovunque in modo pacifico, con alcuni episodi di violenza a Milano molto commentati

Un momento della manifestazione per Gaza a Roma, 22 settembre 2025(ANSA/ANGELO CARCONI)
Un momento della manifestazione per Gaza a Roma, 22 settembre 2025(ANSA/ANGELO CARCONI)
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Le manifestazioni a sostegno della popolazione palestinese di lunedì sono state molto partecipate: si sono svolte in decine di città, con stime variabili sul numero di partecipanti, che vanno dalle decine di migliaia di persone alle oltre 200mila complessive. Sono state bloccate autostrade, tangenziali, stazioni ferroviarie e porti e interrotti servizi pubblici in vari settori. Le proteste sono state prevalentemente pacifiche: soprattutto a Milano però ci sono stati alcuni scontri e momenti di violenza, su cui si è concentrato il grosso delle reazioni politiche.

– Leggi anche: Le foto delle molte manifestazioni per la Palestina in Italia

Le manifestazioni si sono svolte in almeno 75 città italiane, a partire dallo sciopero generale nazionale organizzato da diversi sindacati di base, che non sono cioè legati a nessuna delle principali organizzazioni sindacali confederate italiane (CGIL, CISL e UIL). I vari cortei sono stati organizzati per manifestare sostegno alla popolazione palestinese, protestare contro i violenti bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza e le loro conseguenze sui civili, e per sostenere la Global Sumud Flotilla, la più grande iniziativa indipendente per portare cibo e beni essenziali alla popolazione civile nella Striscia di Gaza.

C’erano almeno 20mila persone a Roma (100mila secondo gli organizzatori), almeno 20mila a Bologna (50mila secondo gli organizzatori), e altre decine di migliaia di persone tra Genova, Torino, Napoli e tutte le altre città italiane in cui sono stati organizzati i cortei.

Nel pomeriggio a Milano si è creata una situazione critica alla Stazione Centrale, la principale stazione ferroviaria della città: alcune centinaia di partecipanti al corteo per la Palestina – fino a quel momento pacifico, come in molte altre città italiane – hanno cercato di entrare con la forza all’interno della stazione. La polizia ha bloccato gli accessi chiudendo i cancelli e barricando gli ingressi; i manifestanti hanno sfondato la barriera dei cancelli e cercato di sfondare le porte di vetro per entrare nell’androne con lanci di oggetti di vario tipo; ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia e lanci di fumogeni e lacrimogeni all’interno della galleria antistante alla stazione.

Nel frattempo non si è potuto entrare né uscire dalla stazione per almeno un’ora e mezza: la stazione peraltro era piena di gente per via dello sciopero nazionale.

Circa 50 agenti sono rimasti feriti, e tre manifestanti sono stati arrestati. Alla stazione non ci sono stati grossi danni, salvo alcuni vetri rotti, ma gli scontri al suo interno hanno attirato molta attenzione anche per via delle immagini e dei video molto espliciti sugli scontri e i fumogeni all’interno della galleria.

Poi la polizia ha disperso i manifestanti, e il corteo e le proteste si sono spostati in strada, su via Vittor Pisani, la grande via che dal centro porta alla Stazione Centrale: lì per qualche ora ci sono stati momenti di tensione tra manifestanti e polizia, ma senza scontri fisici. La polizia ha lanciato fumogeni e lacrimogeni verso i manifestanti, e i manifestanti hanno cercato di avanzare con lanci di oggetti di vario tipo: pietre, bottiglie, fumogeni, vasi di piante e bidoni della spazzatura, poi la situazione si è calmata.

Anche a Bologna ci sono stati scontri: i manifestanti hanno occupato la tangenziale e un tratto dell’autostrada A14, e la polizia ha risposto con lanci di fumogeni e con gli idranti per disperderli. Il traffico è rimasto completamente bloccato per qualche ora e almeno quattro manifestanti sono stati arrestati. In serata ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia anche a Brescia.

Per il resto, come detto, le proteste sono state ampiamente pacifiche: erano cortei di persone che hanno sfilato per le strade delle città, bloccando fisicamente e in maniera non violenta gli accessi alle università (per esempio a Torino, Roma e Bologna), ai porti (Genova, Livorno, Ancona), ai binari dei treni (Torino e Napoli). Vicino a Firenze i manifestanti hanno lanciato sassi e petardi contro la sede della Leonardo, una delle principali aziende italiane ed europee nel settore della difesa.

Al di là dell’aspetto simbolico, di estesa e ampia manifestazione di dissenso rispetto alle azioni di Israele contro il popolo palestinese, le manifestazioni hanno avuto conseguenze concrete soprattutto dal punto di vista logistico: in varie città il traffico è rimasto bloccato per ore, così come la circolazione dei treni e dei mezzi pubblici. A Milano, per esempio, diverse linee della metropolitana sono rimaste chiuse. Secondo il sindacato USB hanno partecipato allo sciopero milioni di lavoratori e lavoratrici, con porti, scuole, magazzini, fabbriche e vari servizi pubblici interrotti per ore.

Come era prevedibile, le reazioni politiche alle manifestazioni si sono concentrate soprattutto su quanto accaduto a Milano. Ci sono state reazioni molto dure da parte di molti esponenti di governo: oltre alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha parlato di «teppisti» e di «immagini indegne», è intervenuto anche il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, che ha minacciato di introdurre una cauzione a carico di chi organizza cortei e manifestazioni. Hanno fatto dichiarazioni nella stessa direzione il ministro della Difesa Guido Crosetto, quello degli Esteri Antonio Tajani e quello dell’Interno Matteo Piantedosi, e anche i presidenti di Camera e Senato Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa.

Ma tra le opposizioni hanno criticato i gruppi violenti di manifestanti anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala e la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, secondo cui quanto accaduto a Milano potrebbe aver in parte oscurato l’ampia e pacifica partecipazione ai cortei nel resto d’Italia.

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