Musica per le nostre orecchie
Esce oggi in libreria "La musica che gira intorno", il nuovo numero di COSE Spiegate bene

La misteriosa meccanica del giradischi non è l’unica cosa che molte e molti di noi non conoscono, della musica. La musica non è altro che (o è molto altro che?) aria che si muove, eppure questo movimento non solo ci commuove (o no), ci piace (o no), ma ci fa fare cose: ci sono persone che per lavoro compongono playlist per sale d’attesa, ascensori e ristoranti che devono farci rilassare o sbrigare.
Abbiamo provato a rispondere a molte curiosità – cosa dovete fare se sentite una canzone di Kenny G suonare a ripetizione in un centro commerciale in Cina? – e a raccontare i piccoli e grandi eventi che hanno cambiato la storia della musica nel quindicesimo numero di COSE Spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi. Si intitola La musica che gira intorno ed esce oggi in libreria.
E poi spieghiamo quali sono le fasi della produzione di un disco e come lavora davvero un dj, proviamo a capire se oggi esistano ancora o no i generi musicali e raccontiamo del libro clandestino su cui hanno studiato tutti i jazzisti e la storia incredibile di come Pat Martino diventò un grande chitarrista per due volte.
Le illustrazioni di La musica che gira intorno sono di Nishant Choksi, e gli autori che hanno contribuito a questo numero sono Maurizio Blatto, Dalia Gaberscik, Nicola Savino, Paola Turci e Luca Sofri, che stavolta non ha scritto solo l’introduzione.
Questo nuovo numero di COSE Spiegate bene può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di IBS, Feltrinelli, Mondadori e Amazon.
Questa è l’introduzione di La musica che gira intorno scritta dal peraltro direttore editoriale del Post Luca Sofri, intitolata “Musica per le nostre orecchie”.
* * *
A un certo punto di questo numero di COSE Spiegate bene proviamo a spiegare com’è possibile un fenomeno che nella mia testa condivide da sempre con il volo degli aeroplani la definizione di soprannaturale e inspiegabile: ovvero com’è che funzionano dischi e giradischi. Cioè, com’è che noi appoggiamo una puntina su un disco e invece di riceverne un rauco e sommesso rumore di graffio – come avviene se passiamo una punta di spillo su un pezzo di plastica – quello che arriva alle nostre orecchie è l’«Adagio» dalla Sinfonia n. 10 di Mahler eseguito dall’Orchestra sinfonica di Berlino diretta da Riccardo Chailly. Se ci pensate, non ha proprio senso (con gli aerei, meglio che non ci pensiate). Come spiega l’articolo in questione, la faccenda è in realtà piuttosto semplice, pura meccanica a cui è applicato qualche fattore elettrico. Ma la sua semplicità è ancora più chiara se ci mettiamo in testa che la musica è tutta una questione di aria che si muove (i suoni in generale lo sono). Semplice, ma ancora incredibile.
Che la musica sia aria che si muove è al tempo stesso disarmante e miracoloso. Dei movimenti dell’aria intorno a noi siamo abituati a percepire una sorta di pressione o delle variazioni di temperatura: che oscillazioni delle stesse molecole nell’aria introducano nelle nostre orecchie – e nelle nostre vite – l’«Adagio» dalla Sinfonia n. 10 di Mahler eseguito dall’Orchestra sinfonica di Berlino diretta da Riccardo Chailly è davvero una cosa ardua da assorbire, scusate se mi ripeto per condividere l’arduità e la meraviglia. Un’altra cosa stupenda è che lo stesso meccanismo introduca nelle nostre orecchie e nelle nostre vite non solo l’«Adagio» di Mahler ma anche «Vamos a la playa» dei Righeira, proprio per via della semplicità del suo funzionamento, duttile a qualunque messaggio. L’aria non ha gusti, è neutrale: il mezzo non è il messaggio. Una terza osservazione emozionante, ma meno scientifica, è che la fonte originale di quello spostamento d’aria – la puntina sul disco, o il dito medio sulla corda di una chitarra – generi il suono facendo «oscillare il mezzo di propagazione», come si dice scientificamente. Cioè, prima ancora di diventare suono per le nostre orecchie, emozione nella nostra testa, movimento nei nostri corpi, quel gesto sta già facendo ballare le molecole, persino. E per concludere queste meravigliose associazioni, avrete presente come chiamiamo determinate parti cantate dell’Opera o melodie nella musica classica: arie.
Prima di leggere Musicofilia di Oliver Sacks ero convinto che il mio modo di vivere la musica fosse quello di tutti. Poi in quel libro ho scoperto le storie delle persone che con la musica hanno rapporti estremi assai diversi: da chi la percepisce con una sensibilità e un coinvolgimento intensissimi a chi invece si avvicina all’indifferenza, o persino all’insofferenza. Tutto è «straordinario» nelle nostre percezioni, come è raccontato benissimo anche in Ci siamo già visti? di Sadie Dingfelder, a proposito invece dei ricordi e del riconoscere le facce e le persone. Ci sono persone che guardano con curiosità e meraviglia le reazioni e le emozioni che la musica provoca in altre persone; viceversa, le seconde persone restano incredule rispetto alle vite in cui la musica non abbia un ruolo importante. È una cosa piuttosto imparagonabile, la musica: tra le arti è quella più popolare e più efficace, tra le sollecitazioni per i nostri sensi fisici è quella più discontinua, il suono è capace di creare non solo un eccesso fastidioso e intollerabile di suoni, ma persino l’assenza di suono, il silenzio. E la ricchezza e varietà di cose che chiamiamo musica prova a essere un po’ – solo un po’ – rappresentata in questo numero di COSE Spiegate bene, come sempre dedicato soprattutto ai funzionamenti delle cose suddette, a quello che non si vede immediatamente, alle domande che ci facciamo e ai cambiamenti in corso. Intorno, l’aria si muove.



