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  • Mercoledì 17 settembre 2025

Un giro del mondo a piedi lungo 28 anni sta per finire

Dopo aver attraversato lo stretto di Bering sul ghiaccio e il mar Caspio a nuoto, adesso a Karl Bushby mancano “solo” 3mila chilometri

Karl Bushby in cammino nella provincia di Bolu, nel nord-ovest della Turchia, in una foto pubblicata sulla sua pagina Facebook lo scorso 13 aprile
Karl Bushby in cammino nella provincia di Bolu, nel nord-ovest della Turchia, in una foto pubblicata sulla sua pagina Facebook lo scorso 13 aprile
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Da pochi giorni si è concluso il giro del mondo a piedi di Nicolò Guarrera (Pieroad), che è partito dalla provincia di Vicenza cinque anni fa e ha percorso in totale circa 28mila chilometri. Sono passati invece 27 anni da quando il 56enne britannico Karl Bushby ha cominciato il suo, di giro del mondo, che non è ancora finito.

Infatti a differenza di Guarrera, che per superare gli oceani ha usato anche aerei, Bushby si è dato come regola di non usare mai mezzi di trasporto. Era partito il primo novembre del 1998 da Punta Arenas, nell’estremo sud del Cile, e da allora ha attraversato lo stretto di Bering e ha nuotato nel mar Caspio, in certi casi rischiando la vita. Gli mancano 3mila chilometri, che conta di fare nel prossimo anno.

Bushby è un ex paracadutista e parlando a un programma radio della BBC ha detto che nei suoi piani il giro sarebbe dovuto durare 12 anni. Per problemi legati a visti, spese, pandemia e guerre lo ha dovuto interrompere più volte, ma ogni volta lo ha ripreso dal punto in cui lo aveva sospeso.

Karl Bushby nella giungla in un momento imprecisato del viaggio (dal suo sito, WestBound Horizons)

Tra il 1998 e il 2000 Bushby risalì il Cile passando poi per Perù, Ecuador e Colombia, percorrendo quasi 10mila chilometri. Man mano i giornali locali cominciarono a scrivere del suo giro a piedi, e la gente a offrirgli cibo e alloggi. Attraversare l’America Latina però non fu sempre facile. Dovette per esempio attraversare il Buco di Darién, una giungla sterminata tra Panama e Colombia, per molti tratti impenetrabile e piena di animali pericolosi; a Panama inoltre fu detenuto per una ventina di giorni con il sospetto che fosse un migrante irregolare.

Nell’aprile del 2002 raggiunse gli Stati Uniti, e nel marzo di quattro anni dopo arrivò allo stretto di Bering, che separa Alaska ed estremo oriente russo. Per attraversarlo sfruttò le piattaforme di ghiaccio che si formano nell’area. A un certo punto si ritrovò a 45 chilometri dalla costa perché la lastra di ghiaccio su cui si trovava era andata alla deriva: dovette essere soccorso in elicottero.

Una volta arrivato in Russia, invece, fu arrestato, assieme a un altro esploratore che stava facendo un pezzo di strada con lui, per essere entrato nel paese da un punto di accesso non autorizzato, e venne liberato solo dopo due mesi. «Credo che siano usciti grazie all’ex proprietario del Chelsea, Roman Abramovich», ha detto al Mirror suo padre, Keith Bushby: al tempo Abramovich era governatore della regione della Russia in cui erano arrivati.

Dal 2007 cominciò la sua traversata della Russia, che fu a sua volta lunga e piena di interruzioni: sia per le distanze enormi, tra paludi e fiumi ghiacciati, che soprattutto perché i visti gli permettevano di stare nel paese solo per un tempo limitato. In attesa dei permessi passò circa due anni in Messico. Ebbe anche difficoltà economiche perché alcuni suoi sponsor lo avevano abbandonato a causa della crisi finanziaria del 2008, ma nel 2011 riuscì a tornare in Russia.

Nel 2013, quando gli fu vietato l’ingresso nel paese per cinque anni a causa di presunte violazioni, fece un cammino di oltre 4mila chilometri per andare da Los Angeles all’ambasciata russa a Washington D.C., riuscendo infine a ottenere la revoca del divieto. L’anno successivo disse al Washington Post di aspettarsi che la seconda parte del suo viaggio sarebbe stata relativamente facile. Ancora una volta però non filò proprio liscia.

Bushby attraversò la Mongolia e l’Asia centrale con l’idea di raggiungere l’Europa attraverso l’Iran o la Russia. Negli ultimi anni però, con le tensioni legate al nucleare iraniano e all’invasione russa dell’Ucraina, nessuna delle cose fu fattibile. Concluse che l’unica opzione per proseguire fosse attraversare il mar Caspio, il lago più grande al mondo.

Dopo essersi preparato a lungo, nell’estate del 2024 ha nuotato dalla sponda orientale del lago, in Kazakistan, a quella azera, a ovest, facendosi assistere da due barche di supporto. Per compiere quasi 300 chilometri da un punto all’altro gli ci sono voluti 31 giorni e 132 ore totali di nuoto.

Dopo l’Azerbaijan, Bushby ha raggiunto prima la Georgia e poi la Turchia, dove in primavera ha attraversato il ponte dei Martiri, che passa sopra lo stretto del Bosforo a Istanbul e collega l’Europa all’Asia. Prima di proseguire il viaggio nella Turchia occidentale però è tornato in Messico, perché il visto di 90 giorni stava per scadere e per poter rientrare nel paese doveva aspettarne altrettanti. In un reel su Facebook ha detto che in passato ogni tanto aveva ignorato le restrizioni, ma che oggi preferisce evitare guai.

Pochi giorni fa infine ha attraversato il confine tra Turchia e Bulgaria, e nei prossimi mesi passerà per l’Europa orientale, la Germania e la Francia prima di tornare nel Regno Unito, presumibilmente dal Canale della Manica. Quando avrà completato il suo viaggio avrà attraversato quattro continenti, venticinque paesi, un mare ghiacciato, sei deserti e sette catene montuose, dice il suo sito.

Bushby ha detto che i suoi paesi preferiti fin qui sono stati Cile e Colombia, mentre il più duro probabilmente la Russia, sia per le condizioni climatiche sia per quelle politiche. Ha aggiunto che tutto il giro è stato estremamente difficile, ma che è sempre rimasto determinato nella sua intenzione di completare il viaggio a piedi, senza fare compromessi. Ha aggiunto che gli fa strano pensare di tornare a Hull dopo così tanto tempo, e che non sa bene cosa aspettarsi: ritrovare la sua famiglia comporterà anche conoscerla di nuovo.

– Leggi anche: L’ultimo chilometro di Pieroad