Il processo di appello per la condanna che aveva reso Marine Le Pen ineleggibile per cinque anni inizierà il 13 gennaio

Marine Le Pen durante una seduta parlamentare, lo scorso aprile (AP Photo/Michel Euler)
Marine Le Pen durante una seduta parlamentare, lo scorso aprile (AP Photo/Michel Euler)

La Corte di appello di Parigi ha fissato la data del processo di appello per la condanna che lo scorso marzo aveva reso ineleggibile per cinque anni Marine Le Pen, e che riguardava l’appropriazione indebita di fondi pubblici del Parlamento europeo: le udienze si terranno dal 13 gennaio al 12 febbraio del 2026, e la Corte ha detto che arriverà alla sentenza prima dell’estate. L’indicazione della data era molto attesa, perché la sentenza di appello chiarirebbe se Le Pen potrà partecipare alle prossime elezioni presidenziali, nel 2027, per le quali è data per favorita dai sondaggi. Al momento Le Pen non potrebbe neanche candidarsi come parlamentare nel caso in cui il parlamento francese venisse sciolto in anticipo, un’eventualità remota ma possibile nell’ambito della crisi di governo apertasi con la sfiducia al primo ministro François Bayrou, lunedì sera.

Le Pen e altri politici del suo partito di estrema destra, il Rassemblement National, erano stati condannati lo scorso marzo, avevano accusato il tribunale di aver preso una «decisione politica» per impedirle di candidarsi e avevano fatto ricorso. Il caso riguarda l’assunzione di diverse persone come assistenti parlamentari al Parlamento europeo e pagate con i suoi fondi: queste però lavoravano per il Rassemblement National in Francia, una cosa che lo statuto del Parlamento vieta espressamente. Il tribunale ha stimato che i fondi usati impropriamente in questo modo, fra il 2004 e il 2016, siano stati 2,9 milioni di euro.

Le Pen, che al tempo dei fatti era eurodeputata, era accusata di aver assunto quattro assistenti parlamentari. Inoltre il tribunale aveva confermato l’accusa della procura secondo cui il Rassemblement National aveva creato un più ampio «sistema» di appropriazione indebita e «contratti fittizi». Secondo la procura questo sistema aveva l’obiettivo di «far risparmiare» il partito ed era nato sotto la direzione di Jean-Marie Le Pen, il padre di Marine. Lei avrebbe ereditato questo sistema quando gli succedette alla guida del partito nel 2011 e avrebbe avuto un ruolo centrale nella sua attuazione.