Un attacco russo ha colpito un palazzo del governo, a Kiev
Non è chiaro se sia stato intenzionale o se sia stato un drone abbattuto: è comunque una cosa inedita e ha provocato reazioni internazionali

Nella notte tra sabato e domenica la Russia ha attaccato in modo massiccio varie zone dell’Ucraina, tra cui anche la capitale Kiev e le città di Odessa e Zaporizhzhia: l’esercito ucraino ha detto che sono stati lanciati più di 800 droni, il numero più alto in un solo attacco dall’inizio della guerra, e almeno 13 missili. La maggior parte è stata intercettata dal sistema di difesa ucraino. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che sono state uccise 4 persone.
È stato colpito anche il palazzo del governo ucraino, a Kiev. Nella periferia della città i droni hanno colpito alcuni quartieri residenziali: sono state uccise almeno 2 persone. Il Kyiv Independent ha scritto che una terza persona è morta in un rifugio antiaereo poco dopo gli attacchi, ma non si conoscono le cause della morte.

Kiev, 7 settembre 2025 (AP Photo/Efrem Lukatsky)
I bombardamenti hanno colpito anche il palazzo dove si riunisce il Consiglio dei Ministri, in pieno centro, dove poi è scoppiato un incendio: non è chiaro se sia stato un attacco mirato e intenzionale oppure, come ha ipotizzato in mattinata il sindaco Vitaliy Klitschko, se l’edificio sia stato colpito da un drone abbattuto. La prima ministra Yulia Svyrydenko ha invece detto che il tetto e i piani superiori del palazzo sono stati danneggiati «da un attacco nemico». È comunque una cosa inedita: non era mai successo che un attacco colpisse la capitale nel distretto amministrativo, che è tra i più controllati e meglio difesi della città.
Il ministero della Difesa russo sostiene di aver colpito soltanto obiettivi militari (come fa sempre in questi casi, anche di fronte a prove evidenti in senso contrario), e ha detto di «non aver compiuto nessun attacco dentro i confini della città»: è una definizione vaga, che non chiarisce in modo netto se l’attacco al palazzo governativo sia stato intenzionale oppure no.
Dopo gli attacchi di oggi vari leader europei (fra cui Emmanuel Macron e Giorgia Meloni) hanno espresso solidarietà all’Ucraina e hanno detto che i bombardamenti sono l’ennesima prova del fatto che Putin non intenda davvero seguire un processo di pace. Il presidente statunitense Donald Trump rispondendo a una specifica domanda ha detto che la sua amministrazione è pronta a introdurre nuove sanzioni alla Russia. Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha poi parlato in un’intervista al canale televisivo NBC di «sanzioni secondarie», che colpirebbero i paesi che ancora acquistano petrolio e gas dalla Russia.
Dall’inizio del 2025 la Russia ha aumentato la frequenza e l’intensità degli attacchi aerei contro le città ucraine: secondo l’aviazione ucraina nella seconda metà del 2024 l’esercito russo ha lanciato contro obiettivi ucraini più di 8.700 droni, mentre nella prima metà del 2025 erano già più di 21.000.
L’aumento degli attacchi è avvenuto parallelamente alle trattative per il raggiungimento di un cessate il fuoco, finora infruttuose soprattutto a causa delle posizioni massimaliste della Russia. Il presidente Vladimir Putin finora non ha mai mostrato di avere concretamente intenzione di cedere sulle garanzie di sicurezza, che invece sono fondamentali per Zelensky e per i suoi alleati europei (cioè sulle condizioni che l’Ucraina chiede per evitare di essere nuovamente attaccata dalla Russia e per assicurarsi in futuro la capacità di rispondere in maniera efficace).
Molti interpretano quella di Putin come una tattica dilatoria, cioè come un modo per allungare i tempi e ostacolare i negoziati mentre la Russia è all’offensiva in Ucraina.
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