Una rara protesta molto spettacolare, in Cina
Un uomo ha attivato da remoto un proiettore per far apparire su un palazzo alcune grandi scritte contro il regime comunista

Venerdì scorso sulla parete di un grattacielo di Chongqing, una grande città nel sud-ovest della Cina, sono apparse alcune grosse scritte bianche contro il regime comunista cinese: dimostrazioni di dissenso del genere sono rare nel paese, specie con modalità così plateali, e vengono sempre represse tempestivamente dalle forze dell’ordine. La polizia non ci ha messo molto a trovare il punto da cui venivano proiettate, ma a quel punto è cominciata la seconda fase della protesta, più sottile e discreta.
Le scritte avevano messaggi che invitavano a ribellarsi, come «senza il Partito Comunista, ci sarebbe una nuova Cina, la libertà non è un regalo e va reclamata» o «la tirannia comunista va rovesciata». Sono state proiettate per circa 50 minuti su una parete in una zona piuttosto frequentata del quartiere universitario della città, prima che la polizia entrasse nella camera di albergo dove era stato piazzato il proiettore.
L’uomo che ha inscenato la protesta, di nome Qi Hong, ha poi diffuso il video ripreso da una telecamera nascosta nella stanza del proiettore, in cui si vede l’ingresso degli agenti della polizia cinese intervenuti per spegnerlo. Inizialmente gli uomini non si accorgono di essere ripresi, ma dopo pochi secondi uno di loro indica con aria sorpresa la telecamera. A quel punto il video si interrompe bruscamente. Nella camera c’era anche una lettera scritta a mano indirizzata agli agenti, che li invitava a trattare le persone con gentilezza.
Qi (in Cina il cognome si scrive prima del nome) ha poi pubblicato un altro video simile, sempre ripreso da una telecamera nascosta. In questo però si vedevano due agenti di polizia che interrogavano sua madre fuori da casa sua nella Cina rurale. Intervistato dal New York Times, Qi ha detto di averli ripresi per rivoltare simbolicamente l’apparato di sorveglianza statale cinese contro il regime, e la cosa è stata molto apprezzata online: in pochi giorni i video della protesta hanno accumulato migliaia di visualizzazioni.

Uno screenshot dal video ripreso nella camera dove si trovava il proiettore
Qi aveva organizzato le azioni di protesta in modo tale che si svolgessero in prossimità dell’enorme parata militare organizzata dal regime a Pechino il 3 settembre, che commemora l’80esimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Il 10 agosto era entrato nella stanza di hotel da cui ha poi proiettato le scritte, per testare il proiettore: per 10 giorni si è esercitato facendo comparire sulla parete di fronte scritte innocue di augurio, poi ha lasciato il paese per andare nel Regno Unito. Il 29 agosto ha attivato il proiettore e le telecamere da remoto.
Qi ha raccontato al New York Times che non si aspettava un tale successo, che è stato favorito anche dalla diffusione da parte dell’account su X @whyyoutouzhele, gestito da un dissidente cinese che vive in Italia, che pubblica spesso contenuti sulle proteste ed è molto seguito nei circoli online dei critici contro il governo cinese.
Qi ha 43 anni, è nato in una famiglia povera della provincia di Chongqing e ha vissuto in varie città cinesi prima di ritornare nella zona. Il suo dissenso contro il regime è legato fra le altre cose alla sua profonda fede buddhista e alla lettura dei romanzi distopici 1984, La fattoria degli animali e Il mondo nuovo, e la scelta di manifestare così pubblicamente nasce anche dall’esempio di Peng Lifa, un uomo che in Cina è conosciuto come “l’uomo del ponte” per aver appeso uno striscione di protesta da un cavalcavia sopra una trafficata strada di Pechino, nel 2022. Peng fu arrestato poco dopo, e da allora non se ne hanno più notizie.
Anche Qi ha subito delle ripercussioni: oltre a interrogare la madre, la polizia ha arrestato uno dei suoi fratelli e un suo amico. Qi ha detto di non aver riferito i suoi piani a nessuno al di fuori di sua moglie e delle sue figlie.



