Una regata storica dovrebbe fare controlli antidoping?
Quella di Venezia li ha fatti per anni ma quest’anno no, perché senza una federazione è difficile e poco utile

Ogni anno nella prima domenica di settembre a Venezia c’è la Regata Storica, un evento che è sia una rievocazione storica che una gara in cui vogatori e vogatrici competono nella pratica della voga veneta, con premi finali in base al piazzamento. Vale quindi il principio generale secondo cui se c’è una gara può esserci del doping, inteso come assunzione di sostanze che alterano la prestazione di chi le assume. La voga veneta è infatti, tra le altre cose, un’attività agonistica, e la Regata Storica un evento sportivo a tutti gli effetti. Nel 2021 e nel 2024, per dire, ci sono stati due casi dibattuti di sospetto doping.
Quest’anno, per la prima volta in almeno un paio di decenni, alla Regata Storica non ci saranno però controlli antidoping. Il Comune di Venezia avrebbe voluto farli, ma siccome la voga veneta non è una pratica affiliata a una federazione sportiva riconosciuta dal CONI (il Comitato Olimpico Nazionale), li fa con difficoltà, e anche quando riesce a farli fatica comunque a far valere eventuali squalifiche.
La voga veneta comprende oltre 100 regate: alcune organizzate per iniziativa spontanea, altre gestite e regolamentate dal Comune di Venezia. La Regata Storica è la più importante: ha una storia lunga secoli, documentata tra le altre cose nelle tele di diversi pittori vedutisti. Nella sua forma più moderna esiste dal 1841 e prima di chiamarsi “regata storica” si chiamava solo “regata” o “corsa di barchette”. Si conclude nel Canal Grande: alla partenza c’è un cordino teso noto come spagheto, all’arrivo si assegnano bandiere di diverso colore in base al piazzamento (per i primi è rossa). Alle regate più importanti partecipano nove gondolini (o nel caso della gara femminile nove mascarete): sono barche a remi tradizionali della laguna di Venezia, ognuna con una coppia di vogatori o vogatrici.

Un momento della Regata Storica del 2022 (ANSA/ANDREA MEROLA)
Le regate più importanti saranno trasmesse in diretta su Rai 2 (domenica 7 settembre dalle 17:10) e sono seguite da cronometristi, giudici e da una commissione tecnico-disciplinare. Come il Palio di Siena o come altri simili eventi competitivi, la Regata Storica ha le sue tradizioni, le sue rivalità, i suoi campioni e il suo gergo. È un evento sportivo con decine di migliaia di spettatori lungo il Canal Grande e una copertura televisiva nazionale. Un anno fa il Corriere del Veneto presentò la gara dei gondolini, che dura circa mezz’ora, come «la Formula 1 della voga».
Giulia Tagliapietra, che vi parteciperà per l’ennesima volta (ha 34 anni, la prima fu a 17), parla di «coppie che si formano già a ottobre, e di una stagione di gare che inizia ad aprile e ha come culmine proprio la Regata Storica». Esistono sponsor – che pagano per avere i loro loghi su barche, maglie o fascette che chi voga porta in fronte – e premi in denaro: un po’ più di tremila euro per i vincitori e le vincitrici.
E c’erano anche i controlli antidoping. Giovanni Giusto, consigliere del Comune di Venezia con delega per la “Tutela delle tradizioni”, spiega che la scelta di fare i controlli antidoping fu presa «almeno vent’anni fa» dall’amministrazione comunale di allora, e poi mantenuta dalle successive. La decisione di fare i controlli compete al Comune, nello specifico al suo Ufficio Regate. Giusto spiega che per la voga veneta il Comune «fa da federazione»: ne decide le regole e ne tutela la tradizione (le barche sono ancora in legno, non in vetroresina o altri materiali più moderni).

Un momento, non propriamente sportivo, dalla Regata Storica del 2021 (Stefano Mazzola/Awakening/Getty Images)
La voga in piedi – in parte simile alla voga veneta – fa per esempio parte della FICSF, la Federazione Italiana Canottaggio Sedile Fisso, che è diversa dalla FIC (la Federazione Italiana Canottaggio) ma è tra le Discipline sportive associate riconosciute dal CONI.
La voga veneta invece fa da sé. È il motivo per cui il Comune non è tenuto a fare controlli antidoping, e sceglieva liberamente di farli. Nel 2021 ci fu una positività alla cannabis, nel 2024 una all’eritropoietina (anche nota come EPO, è naturalmente prodotta dal corpo, ma può anche essere assunta come sostanza dopante). In entrambi i casi le persone squalificate si sono appellate avendo infine ragione perché, come ha scritto il Corriere del Veneto, senza procedure ufficiali da parte del Comune in merito ai controlli le accuse «non potevano ritenersi fondate».
Fino all’anno scorso il bando dell’evento invitava i partecipanti «a rispettare quanto previsto dalla normativa antidoping vigente», annunciando «controlli antidoping a sorteggio». In quello di quest’anno non c’è più alcun riferimento al doping.
Non essendoci le regole imposte da parte del CONI per le sue federazioni, il Comune faceva eseguire test di sangue e urine piuttosto generici. Giusto spiega che quest’anno l’intenzione era di «aggiornare» i test, ma che non sono stati trovati laboratori in cui lo si potesse fare con i tempi e i modi desiderati. «L’anno scorso c’è stato un insuccesso» dice Giusto in riferimento al caso del 2024 su cui il Comune non ebbe ragione: «Abbiamo capito che quella tipologia di test doveva essere aggiornata con maggiori approfondimenti, e ci siamo messi a cercare un laboratorio che potesse soddisfare le nostre esigenze, in grado di fare analisi più dettagliate e specifiche».
La posizione della voga veneta a metà tra sport e storia, agonismo e folklore, è peculiare, come gran parte di ciò che riguarda Venezia. Ma al contempo affine a tante manifestazioni simili fatte altrove, magari con abiti antichi o usanze lontane, organizzate per ragioni storiche, turistiche o culturali, che però continuano ad avere una gara come fulcro, e quindi con persone che per motivi diversi possono essere interessate a vincerla.
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