La nuova legge russa che criminalizza le ricerche online
Di contenuti considerati "estremisti", come quelli legati ad Alexei Navalny: è l'ennesima restrizione delle libertà voluta dal governo autoritario di Putin

Oggi in Russia entra in vigore una legge che punisce chi cerca online materiale considerato illegale perché “estremista”. Impedire la ricerca, e quindi la lettura, di contenuti del genere è l’ennesima riduzione delle libertà personali in un paese governato in modo autoritario da anni dal presidente Vladimir Putin.
La definizione “estremista” è molto ampia e include 5.500 materiali tra libri, opere d’arte, organizzazioni e altri contenuti che secondo il governo russo potrebbero essere pericolosi per il paese. Può essere punita anche la ricerca online di contenuti legati al “movimento internazionale LGBT” o alla “Fondazione Anti-corruzione” (l’organizzazione creata da Alexei Navalny, a lungo il principale oppositore di Putin, morto in un carcere russo nel 2024, a 47 anni), poiché queste sono state considerate in modo pretestuoso delle “organizzazioni estremiste” dal governo russo.
La legge si aggiunge alle già rigidissime censure russe che regolano il mondo digitale del paese, dove tra le altre cose a giugno del 2024 era stato bloccato l’accesso a 81 siti di informazione europei e lo scorso agosto era stata parzialmente bloccata la possibilità di fare telefonate su WhatsApp e Telegram. Proprio per ridurre la diffusione di queste app, il governo russo da giugno sta lavorando per creare un sistema di messaggistica gestito direttamente dallo stato.

Un attivista espone un cartello davanti al parlamento russo mentre viene votata la legge che vieta alcune ricerche online. Il cartello dice «per una Russia senza censura. Orwell ha scritto una distopia, non un manuale di istruzioni». (AP Photo)
Una precedente restrizione alle libertà degli utenti di internet in Russia era avvenuta poco dopo l’invasione russa in Ucraina, quando fu vietata la diffusione di notizie e materiale che potesse screditare l’esercito russo.
La nuova legge stabilisce multe fino all’equivalente di 53 euro per chi «ha cercato deliberatamente e consapevolmente materiali estremisti» e vi ha avuto accesso attraverso mezzi quali le reti private virtuali (VPN), che sono dei software che tra le altre cose permettono di aggirare eventuali limitazioni geografiche o controlli delle autorità. Inoltre, ora verranno considerati “materiali estremisti” anche quei contenuti che promuovono una presunta ideologia nazista: proprio questa ideologia è usata come falso pretesto da Putin per giustificare l’invasione russa dell’Ucraina, di cui spesso cita una imprecisata necessità di «denazificazione».
In Russia, le VPN sono molto diffuse tra gli utenti perché permettono maggiore protezione e anonimato: nel paese infatti i motori di ricerca e i social network devono condividere per legge le ricerche degli utenti e altri dati personali con i servizi di sicurezza dello Stato. La legge prevede multe per chi pubblicizza le VPN non approvate dal Roskomnadzor, l’agenzia federale del governo russo che si occupa di telecomunicazioni. Per i privati la multa può raggiungere l’equivalente di 848 euro, mentre per le aziende può arrivare fino a 5.300 euro.
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