Il grosso corteo a Tel Aviv per chiedere la liberazione degli ostaggi
Decine di migliaia di persone hanno protestato contro il governo israeliano e le sue decisioni sulla guerra a Gaza

Martedì sera decine di migliaia di persone hanno partecipato a un corteo a Tel Aviv, in Israele, per chiedere la fine della guerra nella Striscia di Gaza e l’immediata liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.
La manifestazione è iniziata alle 20 (le 19 in Italia) alla stazione dei treni, ed è proseguita fino alla piazza di fronte al Museo d’Arte, che dal 7 ottobre 2023, giorno dell’attacco di Hamas contro Israele, viene chiamata “piazza degli ostaggi”. C’erano anche i familiari degli ostaggi, che erano tra gli organizzatori e che hanno accusato il primo ministro Benjamin Netanyahu di averli abbandonati.
Per tutta la giornata di martedì c’erano state diverse proteste in tutto il paese, in modo simile a quanto avvenuto lo scorso 17 agosto. A Gerusalemme centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede dove si stava svolgendo il consiglio di sicurezza del governo di Netanyahu, che non ha poi preso decisioni sulla guerra. Alcuni manifestanti hanno bloccato l’autostrada principale di Tel Aviv, e hanno dato fuoco a pneumatici lungo altre strade per bloccare il traffico. Altri si sono radunati fuori dalle case dei ministri in sit-in di protesta.
La giornata di protesta era stata annunciata dal Forum degli Ostaggi e delle Famiglie delle Persone Scomparse, un’organizzazione fondata poche ore dopo il 7 ottobre 2023.

Un corteo di protesta a Sderot, nel sud di Israele, 26 giugno 2025 (AP Photo/Maya Levin)
Israele stima che a Gaza ci siano 50 ostaggi israeliani, di cui una ventina dovrebbe essere ancora viva. Gli altri sarebbero stati uccisi da Hamas oppure dagli stessi bombardamenti israeliani sulla Striscia.
Le proteste si sono svolte mentre a livello internazionale si continua a discutere dell’attacco dell’esercito israeliano all’ospedale Nasser di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, in cui lunedì secondo le autorità locali erano state uccise almeno 20 persone, tra cui 5 giornalisti.



