L’attacco della cosiddetta Guardia costiera libica alla Ocean Viking è senza precedenti
Non era mai successo che una nave umanitaria con a bordo persone soccorse in mare venisse presa direttamente di mira dagli spari

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L’attacco armato di domenica pomeriggio da parte di una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica alla nave Ocean Viking dell’ong Sos Méditerranée, che aveva soccorso 87 persone in acque internazionali, è stato senza precedenti per una nave umanitaria. La Guardia costiera libica è l’insieme di milizie armate finanziate e addestrate dall’Italia e dall’Unione Europea per fermare le partenze dei migranti dalla Libia. Non è nuovo che abbia comportamenti violenti e intimidatori: è solita sparare per forzare lo spostamento delle navi che soccorrono le persone migranti nel mar Mediterraneo, ma in genere spara in aria o nelle vicinanze delle imbarcazioni.
Stavolta invece ha sparato prendendo di mira deliberatamente la Ocean Viking. Nella sua ricostruzione, l’ong ha riferito che gli spari erano verso «i membri dell’equipaggio sul ponte e la parte della nave dove si svolgono le operazioni di navigazione e di governo», che è stata danneggiata. In passato era successo che la Guardia costiera libica sparasse a imbarcazioni non umanitarie in acque internazionali: nel 2023 per esempio sparò a un peschereccio italiano.
L’attacco è emblematico di quanto siano problematici i rapporti dell’Italia e dell’Unione Europea con la Libia e con la cosiddetta Guardia costiera libica. Tra le altre cose, è emerso che con ogni probabilità la barca che ha sparato alla Ocean Viking era stata fornita alla Guardia costiera libica proprio dall’Italia: lo ha dedotto il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura, molto esperto di questioni legate ai migranti in Europa, confrontandola con uno dei pattugliatori consegnati dall’Italia nel 2023. L’informazione è stata confermata anche da ulteriori verifiche del JLProject, un progetto di contrasto ai respingimenti con cui le persone migranti vengono bloccate in acque internazionali e portate nei campi di detenzione in Libia.
In un’intervista con Sergio Scandura, l’ufficiale di comunicazione di Sos Méditerranée Francesco Creazzo ha detto che è stato un attacco «deliberato» contro «dei soccorritori e delle persone soccorse: cittadini europei e non europei» che si trovavano in acque internazionali. Ha detto che i colpi sono stati sparati «ad altezza d’uomo» e che erano mirati «alle strumentazioni di soccorso della nave, alle strumentazioni di navigazione e di ricezione delle informazioni».
L’attacco è durato almeno 20 minuti ininterrotti. Creazzo ha detto che i suoi colleghi «si sono sdraiati per terra a cercare rifugio» sperando di non essere colpiti, che «i naufraghi sono stati raccolti tutti e tutte in uno dei container» e che è stato un «caso, un miracolo o una fatalità che non si sia fatto male nessuno».
L’attacco è iniziato intorno alle 15 di domenica 24 agosto. La Ocean Viking aveva a bordo 87 persone migranti soccorse qualche ora prima in due differenti operazioni e si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia nautiche a nord della costa libica. Era stata autorizzata dal Centro di coordinamento italiano a interrompere la rotta verso il porto di sbarco che le era stato assegnato in Italia e a cercare un’altra imbarcazione in difficoltà sempre in acque internazionali (in base alle regole introdotte qualche anno fa dal governo di Giorgia Meloni, dopo ogni operazione una nave dovrebbe far sbarcare le persone soccorse in un porto assegnato in Italia).
Mentre era in corso la ricerca la nave è stata avvicinata da una motovedetta libica che ha chiesto di lasciare la zona e dirigersi verso nord. L’informazione, ha spiegato la ong, «ci è stata fornita prima in inglese e poi in arabo, con la traduzione del nostro mediatore culturale a bordo, che ha informato dal ponte che la Ocean Viking stava lasciando la zona. Tuttavia, senza alcun preavviso o ultimatum, due uomini a bordo della motovedetta hanno aperto il fuoco sulla nostra nave umanitaria». Dell’attacco esistono foto e video fatti dal fotografo Max Cavallari, che si trovava a bordo della Ocean Viking.
Secondo una prima stima dei danni, l’attacco ha causato fori di proiettile sulla nave all’altezza della testa, la distruzione di diverse antenne e quattro finestre rotte sul ponte. Diversi proiettili hanno colpito e danneggiato i tre RHIBS (motoscafi di soccorso veloci), insieme ad altre attrezzature di soccorso.
La procura di Siracusa ha aperto un’indagine su quanto accaduto: la procuratrice Sabrina Gambino ha detto all’ANSA che la polizia scientifica ha già effettuato i primi rilievi sulla nave e che ora saranno sentiti i testimoni.
La Guardia costiera libica è un corpo formato da milizie armate, alcune delle quali responsabili del traffico di esseri umani che coinvolge i migranti. Da anni è finanziata e addestrata dall’Italia e dall’Unione Europea per fermare le partenze dei migranti dalle coste libiche, con ogni mezzo: soccorre chi vuole, quando vuole, e con i metodi che vuole, spesso violenti. In un secondo momento riporta le persone intercettate sulle coste libiche e le riconsegna ai trafficanti e ai gestori dei centri per migranti, dove le torture e gli stupri sono sistematici.













