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  • Giovedì 21 agosto 2025

Cos’è cambiato al fantacalcio

Il gioco è più o meno lo stesso dagli anni Ottanta, ma nel frattempo sono arrivati smartphone, algoritmi, soldi veri e milioni di fantallenatori

di Gianluca Cedolin

(ANSA / MATTEO BAZZI)
(ANSA / MATTEO BAZZI)
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Sono 37 anni che in Italia si gioca al fantacalcio, e a parte qualche novità le regole principali sono rimaste le stesse. È cambiato però tutto ciò che sta intorno al gioco, che da passatempo per pochi (e pazienti) appassionati è diventata una pratica comune a milioni di italiani, oltre che un’attività molto redditizia per chi la promuove.

Oggi circa il 90 per cento di chi gioca lo fa su Fantacalcio, la piattaforma che nel 2017 comprò il marchio del gioco e che ha 6,5 milioni di utenti registrati. Formalmente solo il gioco fatto sulla loro app o sul sito Fantacalcio.it si può far chiamare così, mentre gli altri sono generici “fantasy game”. In questo articolo si fa riferimento alla piattaforma usando la “F” maiuscola; e al gioco in sé, che tutti continuano a chiamare così, con la “f” minuscola.

In breve, ecco come funziona: all’inizio della stagione calcistica un gruppo di persone si riunisce per fare un’asta, e ognuno ha una determinata quantità di crediti fittizi per acquistare i calciatori del campionato di Serie A (di solito ci sono tra 8 e 12 partecipanti, e ciascuno può prendere circa 25 calciatori). Ci sono vari modi per fare questa asta, che è il momento iniziale ma anche quello che determina il gioco, perché è lì che ogni persona crea la sua squadra fatta di giocatori di diverse squadre di Serie A.

Formate le squadre, per il resto della stagione i partecipanti al gioco scelgono per ogni giornata di campionato una formazione e si affrontano l’un l’altro in una serie di partite. I risultati di queste partite sono determinati dal rendimento reale dei calciatori in Serie A, calcolato sulla base dei voti con cui vengono valutati in base alle loro prestazioni, a cui si sommano o sottraggono bonus e malus per assist, gol, rigori sbagliati e altre cose che succedono nelle vere partite di campionato. Vince chi a fine stagione ha fatto più punti. È opinione diffusa che per vincere servano competenza, strategia e una discreta dose di fortuna. Il fantacalcio è una simulazione del calcio, basata però sugli eventi del vero calcio.

Il gioco fu inventato nel 1988 dal giornalista milanese Riccardo Albini, che prese spunto dal fantasy football americano e dal fantasy baseball, già piuttosto diffusi negli Stati Uniti. All’inizio, ricorda Albini, organizzarsi non era semplice, perché non c’era internet. «Il venerdì consegnavi le formazioni a un amico al bar, o al massimo lo chiamavi col telefono fisso per comunicargliela. Il lunedì mattina, o ancora prima alle 2 di notte si andava all’edicola di piazza Baiamonti o di corso Buenos Aires a comprare la Gazzetta dello Sport e il Corriere dello Sport per scoprire i voti in pagella e calcolare i risultati». Il calcolo si faceva a mano, con matita e calcolatrice, o al massimo con un computer.

Oggi su Fantacalcio e su altre piattaforme simili (Fantapazz, Fantacup, Fantacampionato) le formazioni si inseriscono dallo smartphone e i punteggi sono calcolati da un software. Alcune piattaforme offrono anche la possibilità di vedere i voti in tempo reale. Fantacalcio ha almeno tre persone che seguono ogni partita di Serie A: una che mette i voti live in base a come stanno giocando i calciatori, una che guarda i replay e analizza meglio alcune situazioni per aiutare chi sta inserendo i voti e poi il pagellista vero e proprio, che dà i voti finali.

Una formazione al fantacalcio della scorsa stagione (screenshot Fantacalcio)

Albini convinse alcuni conoscenti del bar milanese Goccia d’oro di via Ausonio a fare una prova del gioco con gli Europei di calcio del 1988. Gli amici all’inizio accolsero la proposta con scetticismo, ma poi il gioco piacque e decisero di farlo per tutto il successivo campionato di Serie A.

I primi anni lui e i due soci diffusero il gioco attraverso un libro – venduto solo in edicola – che conteneva le regole, la lista dei calciatori e altre statistiche e informazioni utili. Costava parecchio per l’epoca (14mila lire): la prima edizione vendette circa 2.500 copie, le successive arrivarono a 10mila. Il gioco cominciò a diffondersi grazie al passaparola e alla “sponsorizzazione” di alcune persone che ci giocavano, tra i quali gli speaker di Radio Deejay e i giornalisti della Gazzetta.

L’estate del 1994 ci fu una grossa svolta perché proprio la Gazzetta decise di ospitare il gioco sul suo giornale (che all’epoca vendeva circa 400mila copie al giorno) pubblicando il martedì la lista dei calciatori e una pagina con i punteggi di ogni calciatore. Già nel primo anno circa 70mila persone si iscrissero al concorso ufficiale della Gazzetta, in cui ogni giocatore formava la propria squadra sulla base di quotazioni fisse date dal giornale ai calciatori (e giocava contro tutti gli altri in Italia). In quei 70mila partecipanti non sono contate però le molte persone che giocavano in modo informale tra loro, usando i voti del martedì senza iscriversi al concorso ufficiale.

«La Gazzetta ha avuto il grande merito di portare il fantacalcio al grande pubblico», dice Nino Ragosta, fondatore e amministratore delegato di Fantacalcio. Un tempo la piattaforma Fantacalcio si chiamava Fantagazzetta: nel 2017 Ragosta e il suo socio Luigi Cutolo, attraverso la loro società Quadronica, acquistarono – per «tanti, tanti soldi», dice Ragosta senza dare dettagli – il marchio fantacalcio da GEDI, l’editore che pubblica i quotidiani Repubblica e La Stampa, che nel 2000 lo aveva a sua volta comprato da Albini e dai suoi soci. Il gruppo GEDI aveva fatto quell’acquisizione insieme a molte altre, ma non ne fece granché nei successivi 17 anni.

Nel 2017 Fantagazzetta era già diventato per distacco il servizio più usato in Italia per giocare al fantacalcio, tanto che per cambiare nome in Fantacalcio ci vollero due anni: «Il rebranding fu una scelta costosa e difficilissima, ma decidemmo di farlo per essere identificati con il gioco». Ora, dice Ragosta, circa 2,5 milioni di fantallenatori (cioè chi gioca al fantacalcio) inseriscono ogni settimana circa 3-4 milioni di formazioni (le formazioni sono di più perché alcuni utenti partecipano con più squadre).

Il libro della stagione 1995-1996 (Amazon)

Nel 2023, ultimo anno di cui ci sono dati disponibili, Quadronica ha fatturato quasi 5 milioni di euro. Le sue fonti di guadagno sono principalmente due: le sponsorizzazioni e gli abbonamenti. Tra i partner della prossima stagione, che si pubblicizzano per esempio mettendosi come sponsor sulle maglie delle fantasquadre, ci sono Tecnocasa, Tecnorete, Bancomat, Gillette, Allianz Direct ed Enilive, che è anche il title sponsor del campionato di calcio (quello vero). Da qualche anno infatti Fantacalcio è “il fantasy game ufficiale della Serie A”, di cui ha quindi i loghi e le licenze.

All’estero, per esempio nell’NFL (la lega di football americano statunitense) e in Premier League (il campionato di calcio inglese), spesso sono le leghe stesse a organizzare i fantasy game. In Italia non è ancora così, nel senso che la Serie A per ora non gestisce Fantacalcio, ma non è detto che in futuro non possa accadere: «Quella tra Fantacalcio e Serie A è una partnership sempre più stringente: noi esistiamo grazie alla Serie A, di fatto, ma allo stesso modo diamo tanto in cambio», dice Ragosta. Molte persone guardano infatti la Serie A anche o soprattutto per via del fantacalcio.

In particolare, sono le partite tra squadre più piccole e giocate in giorni e orari non di punta (per esempio venerdì alle 18:30) a essere seguite in funzione fantacalcistica. Altrimenti le seguirebbero solo i grandi appassionati, gli addetti ai lavori, i tifosi di quelle squadre, e magari chi ha scommesso sul risultato di quelle partite. Ma c’è una differenza, spiega Ragosta: «Gli scommettitori si accontentano del live score [il risultato in diretta], mentre i fantacalcisti vogliono vedere come stanno giocando i loro calciatori».

L’introduzione dei voti live, voluta dal fondatore di Fantacalcio, va proprio in questa direzione: «Oggi gli utenti ci usano come secondo schermo, la gente aggiorna l’app di continuo durante le partite per vedere se a una determinata giocata è corrisposto il cambiamento del voto per un calciatore della sua formazione».

L’altro modo in cui guadagna Fantacalcio sono gli account premium: l’abbonamento costa 12,49 euro all’anno e non dà vantaggi competitivi nel gioco. Offre però funzioni extra, soprattutto la possibilità di saltare le pubblicità e di vedere la percentuale di titolarità (cioè la possibilità che un calciatore giochi) quando si inserisce la formazione.

La maglia di una squadra di Fantacalcio, con uno degli sponsor disponibili e il logo della Serie A: volendo i fantallenatori possono anche comprare fisicamente la loro maglia (screenshot da Fantacalcio)

I tifosi e i più intransigenti e appassionati ritengono che il fantacalcio rovini il calcio giocato. Si critica in particolare la visione delle partite solo in funzione fantacalcistica, che quindi riduce il gioco ai singoli eventi specifici che assegnano bonus e malus.

Al di là di queste riserve, il fantacalcio continua ad avere un successo trasversale (seppur in larga parte tra i maschi). «È un gioco bellissimo, certo, ma poteva essere qualunque gioco: ciò che conta davvero è che tiene unito un gruppo di amici attraverso gli anni», dice Ragosta, riferendosi al fatto che ogni anno bisogna ritrovarsi (fisicamente o online) per il giorno dell’asta, e che poi durante la stagione spesso sono attive chat in cui si commentano le partite o ci si prende in giro: si resta in contatto, insomma.

Secondo Albini il gioco funzionò sin da subito, e funziona tuttora, perché «stuzzica questa voglia degli italiani di far vedere che sanno di calcio più degli altri. Il fantacalcio diede loro l’opportunità di dimostrarlo». È significativo anche il fatto che la grande maggioranza dei fantallenatori continua a preferire i voti dati da un pagellista rispetto a quelli elaborati da un computer (su Fantacalcio si può scegliere l’opzione Alvin482, un algoritmo che dà i voti ai calciatori sulla base di migliaia di dati statistici). «Se il voto me lo dà l’algoritmo, con chi me la prendo?», dice Ragosta. Capita spesso che i pagellisti ricevano critiche e insulti per i voti che hanno dato ai calciatori, eppure quasi tutti gli utenti continuano a preferirli rispetto ad Alvin.

Intorno a questo successo del fantacalcio, anche ben oltre le attività di Fantacalcio, è nata un’industria, tutto un universo di applicazioni, account e persone che danno consigli sugli acquisti, fanno analisi statistiche per aiutare i fantallenatori a fare l’asta e a decidere la formazione. Molti si appoggiano proprio a Fantacalcio, come FantaLab, uno strumento molto sofisticato di preparazione all’asta, oppure Fantaculo, che dà varie spassose statistiche su chi ha avuto più fortuna in ciascuna lega.

Esistono centinaia di “guide all’asta”, oltre a influencer e creator che ogni venerdì o sabato mattina, prima che i fantallenatori inseriscano la formazione, rispondono a domande o dubbi sulla base di accurate analisi o anche solo di sensazioni. Ci sono anche vari siti di notizie focalizzati solo sul fantacalcio; nei titoli dei loro articoli non di rado è contenuta la domanda: «Cosa cambia al fantacalcio?». È una domanda ormai perfino oggetto di parodie, che compare quasi automatica dopo l’infortunio o la cessione di un calciatore, o magari dopo l’arrivo di un nuovo allenatore.

«Il fantacalcio è diventato monetizzabile con gli smartphone» dice Albini, che negli anni Ottanta e Novanta non aveva neanche lontanamente i mezzi tecnologici di oggi. Sin dall’inizio Albini provò a utilizzare gli strumenti a sua disposizione per ampliare il numero di partecipanti e le possibilità di guadagno. «Il sito Fantacalcio.it è nato nel 1998, era una cosa vecchissima, e che peraltro per i tempi aveva tantissimi accessi». Oggi Fantacalcio.it, dove si trovano notizie sul calcio e le probabili formazioni, fa tra i 6 e i 10 milioni di utenti unici al mese, dice Ragosta.

Da quest’anno su Fantacalcio ci sarà uno strumento chiamato “sala stampa” che permetterà ai fantallenatori di leggere notizie solo sui calciatori che hanno in squadra. È una cosa a cui Albini dice di aver pensato già più di vent’anni fa, ma che era complicata da attuare: ci provarono con il WAP, un servizio che consentiva alle persone di connettersi a internet dai telefoni Nokia, ma era costoso e macchinoso. Oggi su tutte le piattaforme si possono attivare le notifiche per sapere quando un calciatore della propria formazione (o di quella di un avversario) ha segnato un gol, o fatto un assist, o sbagliato un rigore, eccetera.

Ragosta, lui stesso fantallenatore della prima ora, continua a giocare, e dice che nell’unico anno in cui non ha fatto il fantacalcio (quello dell’acquisizione del marchio da GEDI) ha seguito molto meno la Serie A. La prima storica lega, quella fondata da Albini e dagli altri del bar Goccia d’oro, si è sciolta qualche anno fa dopo 31 stagioni consecutive, ma Albini, che tra le altre cose nel 2005 portò in Italia pure il Sudoku, continua a giocare con alcuni amici di vecchia data.