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  • Mercoledì 20 agosto 2025

In Italia c’è troppo vino invenduto

E i viticoltori sono preoccupati perché, a fronte di una domanda stagnante, per il 2025 è previsto un buon raccolto e un aumento della produzione

Barili e barili di vino in una cantina di prosecco
Una cantina a Treviso (Stefano Mazzola/Awakening/Getty Images)
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In Italia ci sono quasi 40 milioni di ettolitri di vino invenduto. Lo dice l’ultimo rapporto “Cantina Italia” del ministero dell’Agricoltura aggiornato al 31 luglio, e secondo gli esperti del settore non è una buona notizia soprattutto perché le previsioni sulla vendemmia di quest’anno sono molto buone. Significa che dopo due anni in cui il clima e i parassiti hanno ridotto la produzione di uva, si farà più vino, ma dato che la domanda non è in aumento si pensa che le giacenze potranno solo aumentare.

Il settore vitivinicolo è in questa situazione da tempo. Già nel 2023 l’andamento generale dell’economia, l’aumento del costo della vita e la conseguente perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie avevano portato a una riduzione dei consumi. Ancora prima la scomparsa del mercato russo dovuta alle restrizioni decise per l’invasione dell’Ucraina aveva creato un problema per le esportazioni di vino, a cui ora si aggiungeranno le conseguenze dei dazi decisi dal presidente statunitense Donald Trump. Il calo della domanda riguarda soprattutto i vini rossi.

In un’intervista al Sole 24 Ore Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, ha detto nuovamente che bisognerebbe ridurre la produzione «di almeno il 20 per cento». Un’idea per farlo sarebbe diminuire le rese di uva in vino, cioè far sì che un ettaro di vigneto produca una quantità minore di uva. In questo modo si potrebbe anche migliorare la qualità del vino perché se una singola pianta di vite produce meno grappoli, la concentrazione di aromi nei grappoli aumenta. Frescobaldi non ha proposto questa soluzione per tutti i vini, ma solo per quelli da tavola e per i più pregiati che risentono di più del problema delle giacenze abbondanti. I vini che non stanno subendo una contrazione della domanda, invece, e le cui vendite vanno bene, non avrebbero bisogno di cambiare metodi di produzione.

Qualcosa di analogo lo aveva già suggerito anche Angelo Gaja, rispettato produttore di Barbaresco e Barolo, secondo cui la produzione nazionale annuale andrebbe contenuta tra i 35 ed i 42 milioni di ettolitri. Nel 2024 erano stati prodotti 48 milioni di ettolitri.

L’Unione Italiana Vini propone anche di sospendere le autorizzazioni di impianto di nuovi vigneti e di facilitare la creazione di aziende vitivinicole di maggiori dimensioni, prendendo spunto dalla Francia, dove le aziende sono mediamente più grandi rispetto all’Italia, cosa che aiuta a ridurre l’impatto delle spese fisse sulla produzione. Frescobaldi propone quindi di incentivare l’aggregazione di più imprese, per esempio favorendo il credito a quelle che vogliono espandersi.

Tag: vino